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Età dell'oro

Questo secolo fu purgato e netto
D'ogni malvagio e perfido pensiero:
Un proceder leal, libero e schietto,
Servando ognun la fé, dicendo il vero.
Né v'era chi temesse il fiero aspetto
Del giudice implacabile e severo;
Ma, giusti essendo allor, semplici e puri,
Vivean senz'altro giudice sicuri.
Senza esser rotto e lacerato tutto
Dal vomero, dal rastro e dal bidente,
Ogni soave e delicato frutto
Dava il grato terren liberamente;
E quale egli venia da lui produtto,
Tra sé il godea la fortunata gente;
Che, spregiando condir le lor vivande,
Mangiavan come, more, fraghe, ghiande.
Febo sempre più lieto il suo viaggio
Facea, girando la superna sfera;
E con fecondo e temperato raggio
Recava al mondo eterna primavera.
Zefiro i fior d'aprile e i fior di maggio
Nutria con aura tepida e leggera.
Stillava il mel dagli elci e dagli olivi;
Correan nettare e latte e i fiumi e i rivi.
Oh fortunata età! felice gente,
Che ti trovasti in cosi nobili anni;
Che avesti il corpo libero e la mente,
Questa da' rei pensier, quel da' tiranni;
Dov' era almen securo l'innocente
Dagli odj, dall'invidie e dagli inganni:
Beato, e veramente secol d'oro,
Dove, senz'alcun mal, tutti i ben fóro!