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BABI

Βάβυς, fratello di Marsia, stava per subire la stessa fine di Marsia, quando Atena chiese e ed ottenne da Apollo la grazia per lo sventurato.

Villa dei Misteri - Pompei
Villa dei Misteri - Pompei

BACCANTI

βακχεύτρια, corteo di donne incoronate di pampini che seguiva il carro di Dioniso durante i suoi errabondi viaggi in Oriente. Con tale nome furono poi indicate le sacerdotesse che celebravano i riti in suo onore. Recavano in mano il tirso, un bastone sormontato da pampini e edera intrecciati.

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BACCO

Βάϰχος, uno dei tanti nomi per indicare il dio Dioniso figlio di Zeus e di Semele. Fu dio della forza fecondatrice della natura, venerato particolarmente dalle donne e universalmente riconosciuto come orgiastico dio del vino. Adesso vediamo come avviene la nascita di questo dio alquanto allegro e festoso: Zeus si innamorò di Semele, e si unì in amore con lei, avendo cura di nascondersi agli occhi della gelosa Era. In un momento di generosità (di quelle generosità che si hanno solamente quando si è a letto a giuggiolare), Zeus disse alla fanciulla di chiedergli tutto ciò che voleva che l' avrebbe esaudita; Semele, seguendo un consiglio ingannatore di Era (che sotto le sembianze della sua nutrice Beroe le disse: "Figliola, chiedi a Zeus che venga da te come va da Era, perché tu conosca quale piacere è giacere con un dio"), così la povera Semele ingannata, chiede al dio di andare da lei proprio nello stesso aspetto di quando si avvicinava in amore a Era.

Bacco
Bacco

Zeus non potendo venire a meno alla sua solenne promessa a malincuore (considerato che sapeva così di perdere un suo trastullo e sollazzo) si accostò al letto di Semele sul suo carro, tra folgori e saette, e scagliò il suo fulmine. Semele morì per il terrore e per il fuoco generato dal fulmine, allora Zeus tirò fuori dal fuoco il bambino di sette mesi che la fanciulla portava in seno, ancora immaturo, e se lo cucì in una coscia. Morta Semele, le altre figlie di Cadmo misero in giro la voce che la sorella si era unita a un uomo qualsiasi, e che Zeus, tirato falsamente in causa, l'aveva fulminata per la sua menzogna. Trascorso il tempo dovuto, Zeus si scucì la coscia, partorì Dioniso e lo affidò a Ermes (oggi avrebbe riscosso quel famoso ed enorme premio in denaro per il primo uomo che riuscirà a partorire). Questi lo portò a Ino e Atamante convincendoli ad allevarlo come se fosse stata una bambina. Ma la dea Era, sdegnata, li colpì con la follia. Atamante diede la caccia al suo figlio maggiore, Learco, e scambiandolo per un cervo lo uccise; Ino gettò Melicerte in un pentolone d'acqua bollente e poi, stringendo il cadavere del figlio, si gettò nel profondo del mare (Atamante aveva avuto la grande sfortuna di essere un discendente di Cadmo e Armonia. Dovete sapere che quando nacque Armonia, Atena e Efesto le regalarono una veste ricamata con scene di delitto ed ecco perché i suoi discendenti furono predisposti al delitto).

Bacco - Caravaggio
Bacco - Caravaggio

Infine Zeus, per nascondere Dioniso alla rabbia di Era, lo trasformò in capretto, ed Ermes lo portò dalle ninfe che abitavano a Nisa, in Asia: più tardi Zeus le trasformò in stelle, e le chiamò Iadi. ...lui le ninfe chiomate nutrirono a loro affidato dal nume suo padre e con ogni riguardo le crebbero nelle valli di Nisa; per volere del padre egli crebbe in un antro odoroso e fu ammesso fra gli dèi immortali... (XXVI Inno omerico a Dioniso). Al dio gli erano sacre le foreste, i vigneti e le vallate dove viveva freneticamente in compagnia di Menadi, Ninfe e Satiri. Per approfondimenti (Euripide, Ciclope 3 ss.; Baccanti 13 ss e 58 ss. e 78 ss.). Secondo una delle tante storielle, Dioniso scese nell'Ade attraverso il lago di Lerna, ritenuto privo di fondo e quindi in diretta comunicazione con l'Oltretomba. Si dice che il dio chiese la strada a un contadino, tale Prosinno o Polinno, il quale gli domandò come ricompensa i suoi favori sessuali, quando fosse ritornato. Dioniso promise, ritornò dall'Ade, ma intanto Prosinno era morto. Allora il dio piantò sulla sua tomba un bastone di fico a forma di fallo, e pagò il suo debito a quello, per onorare l'ombra dell'uomo. Giunto all'Ade, Dioniso ottenne la liberazione di Semele, dando in cambio a Plutone la pianta di mirto, che gli era cara e poi portò la madre in cielo, con il nuovo nome di Tione, come segno del suo nuovo stato divino. La leggenda della liberazione di Semele dall'Ade era oggetto di culti assai antichi: uno dei più importanti era la festa delfica dell'Eroina, celebrata dal collegio delle fedeli di Dioniso chiamate Tiadi.

Per concludere una bellissima poesia di Anacreonte
Sopra Bacco
Quando Bacco mi scorre le vene
Alle pene — alle cure dà bando;
Di dovizie allor mi pare
Agguagliare — il re di Lidia,
E men vo lietamente cantando.
Ghirlandetta al crin mi faccio
Intrecciata di fresch'edere,
E riposatamente indi mi giaccio;
E coll'animo scarco e giocondo
Vo di sopra alle cose del mondo.
Altri adopri aste e corazze,
lo guerreggio colle tazze;
O fanciul, dammi il bicchiere,
Mesci, mesci di quel nettare,
Io voglio, anzi che morto, ebbro giacere.

Presenze letterarie

  • Inno omerico a Dioniso.
  • Apollodoro, Biblioteca, 2,2,2; 3,4,3 ss.; 5,1 ss.
  • Aristofane, Rane, 330.
  • Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, 4,2,2 ss.; 25,4.
  • Esiodo, Teogonia, 940-942.
  • Euripide, Baccanti, passim. - Ciclope, 3 ss.
  • Filodomo di Scarfea, Peana a Dioniso.
  • Igino, Fabulae, 2; 4; 129; 132; 134; 167; 179.
  • Nonno di Panopoli, Dionisiache.
  • Ovidio, Metamorfosi, 3,259 ss.; 581 ss.; 4,512 ss.; 5,39 ss. - Fasti, 1,353 ss.; 6,489 ss.
  • Pausania, Periegesi della Grecia, 1,44,7; 37,5; 3,4,3; 9,5,2.
  • Sofocle, Antigone, 955 ss.
  • Virgilio, Georgiche, 2,380-384.

Iconografia

  • Base della via dei Tripodi, Atene.
  • Monumento di Lisicrate, Atene.
  • Pitture e larari di Pompei.
  • Statua di Prassitele con Dioniso bambino in braccio a Ermes, Olimpia, Museo.
  • Carl Begas d. J., Fauno con Dioniso infante, Berlino, Alte Nationalgalerie.
  • Caravaggio, Bacco, Firenze, Uffizi.
  • Dioniso con una fanciulla, Roma, Galleria Borghese.
  • L. de La Hire, Educazione di Bacco, San Pietroburgo, Ermitage.
  • C. de Vos, Corteo trionfale di Bacco, Madrid, Prado.
  • Adolf von Hildebrend, Dioniso, Berlino, Alte Nationalgalerie.
  • Tintoretto, Nascita di Dioniso, Londra, National Gallery.
  • Tiziano, Bacco e Arianna, Londra, National Gallery.

BAIO

βαιός, compagno di Ulisse e presunto fondatore della città di Baia in Campania. Le fonti termali della città erano dedicate ad Ercole.

BALEO

βαλεύς, compagno d'Eracle, diede il suo nome alle Baleari.

BALIO

βάλιος, «il Pezzato», insieme con Xanto, cavallo immortale di Achille, nato da Zefiro e da un'Arpia.

BASALA o PASSALO

βάσαλος, fratello di Achèmone e grande attaccabrighe come il fratello. La madre li aveva avvertiti di non molestare il Melàmpige che in greco significa uomo dalle natiche nere.

Un giorno s'imbatterono in un uomo addormentato sotto un albero e lo stuzzicarono, ma l'uomo che era Eracle prese i due fratelli per i piedi e li appese alla sua clava e se li portava sulle spalle.

In quella posizione ebbero modo di notare che Eracle si era imbrattato di fango le natiche e Basala esclamò al fratello Ecco l'uomo dalle natiche nere che dovevamo evitare, la battuta divertì l'eroe che li lasciò andare.

BASILEA

Βασίλεια, figlia di Urano e Titea, e sorella di Rea.

BASSAREO

Βασσαρεύς, nome attribuito a Dioniso e che significa vendemmiatore.

BATEA

Βάτεια, figlia di Teucro e moglie di Dardano, a cui portò in dote il regno di Troia. Ebbe da lui due figli, Ilo ed Erittonio (Diodoro Siculo, IV, 77; Apollodoro, III, 12, I). Altra Batea fu una naiade, che partorì a Ebalo tre figli, Tindareo, Ippocoonte ed Icario (Apollodoro, III, 10, 4).

BATICLEO

Βαϑύϰλαιος, greco ucciso dal troiano Glauco durante l'assedio di Troia.

BATONE

Βάτων, auriga di Anfiarao, anche lui subì la stessa sorte del padrone (Apollodoro, III. 6, 8).

BATTO

Βάττος, pastore della Tessaglia. Fu testimone del furto subito da Apollo, quando, Zeus scacciatolo dal cielo fu costretto a fare il custode alle mandrie di Admeto, e subì il furto delle vacche più belle da parte di Ermes.

Batto, che aveva assistito all'abigeato ricevette da Ermes la vacca più bella a condizione che avesse tenuto la bocca chiusa.

Ermes non fidandosi, del pastore, gli si presentò sotto altre spoglie e mostrandosi edotto del furto, gli offrì un bue e una bellissima vacca se lo avesse messo sulla giusta via per acciuffare il ladro.

Batto, vinto dall'avidità, svelò senza titubanza il segreto che gli era stato imposto di tacere; allora il dio indignato lo trasformò nella pietra di paragone, che ha la proprietà di misurare la purezza dell'oro perché non venga scambiato con l'orpello.

BAUCI

Bauci e 

Filemone
Bauci e Filemone (Rubens 1625)

Βαῦκις, vecchia moglie del vecchio e povero Filemone (Φιλήμων),, abitava in un piccolo villaggio della Frigia. I due sposi ospitarono cortesemente Zeus ed Ermes che viaggiavano in incognito per quelle zone e sino a quel momento non avevano trovato altro che corruzione ed inospitalità.
...A mille case bussarono, in cerca di un luogo per riposare;
mille case sprangarono la porta. Una sola infine li accolse:
piccola, piccola, con un tetto di paglia e di canne palustri,
ma lì, uniti sin dalla loro giovinezza, vivevano
Bauci, una pia vecchietta, e Filemone, della stessa età,
che in quella capanna erano invecchiati, alleviando la povertà
con l'animo sereno di chi non si vergogna di sopportarla...

I due vecchietti si adoprarono di preparare per i loro ospiti quanto possedevano privandosi anche della loro unica oca e del pochissimo vino che possedevano. E qui i due vecchi si accorgono che il boccale, a cui si è attinto tante volte, si riempie da solo, che il vino da solo ricresce;
turbati dal prodigio, Bauci e il timido Filemone son presi dal terrore e con le mani alzate al cielo si mettono a pregare, chiedendo venia per la povertà del cibo e della mensa. C'era un'unica oca a guardia di quella minuscola cascina, e loro erano pronti ad immolarla per quegli ospiti divini.

Dopo aver consumato, nella capanna dei due vecchi che si amavano teneramente, un pasto molto povero, i due visitatori si fecero riconoscere e condussero con loro i due vecchi su una montagna, dicendo loro di guardarsi intorno. Filemone e Bauci videro allora tutto il paese sommerso dal diluvio, che aveva risparmiato la loro capanna, mutata in un bel tempio. Gustata la meraviglia dei vecchi, Zeus chiese loro di formulare un desiderio che sarebbe stato appagato subito.

Bauci e filemone
Bauci e Filemone

..."Chiediamo d'essere sacerdoti e di custodire il vostro tempio;
e poiché in dolce armonia abbiamo trascorso i nostri anni,
vorremmo andarcene nello stesso istante, ch'io mai non veda
la tomba di mia moglie e mai lei debba seppellirmi".
Il desiderio fu esaudito: finché ebbero vita,
custodirono il tempio. Ma un giorno mentre, sfiniti dallo scorrere degli anni, stavano davanti alla sacra gradinata, narrando
la storia del luogo, Bauci vide Filemone coprirsi
di fronde e il vecchio Filemone coprirsene Bauci.
E ancora, quando la cima raggiunse il loro volto,
fra loro, finché poterono, continuarono a parlare: "Addio,
amore mio", dissero insieme e insieme la corteccia come un velo suggellò la loro bocca.
Ovidio Metamorfosi VIII

Bauci si mutò in un tiglio, e Filemone in una quercia.

BELIDE

Βηλίδες, dio onorato ad'Aquilea, sotto sembianza d'un giovane coronato di raggi. Così era chiamato Palamede in quanto pronipote di Belo (Βέλος).

BELIDI

Βηλίδαι, la dinastia d'Argo, inizando da Danao figlio di Belo.

BÈLIDI

Βηλίδες, erano le figlie di Dànao meglio conosciute come Danaidi. Dal loro antenato Bèlo presero il nome di Bèlidi.

BELLEROFONTE

Pegaso
Pegaso

Βελλεροφόντης, anche il mito di questo eroe è molto controverso sulla sua genitura, quindi mi limiterò a quella che io preferisco.

Figlio di Glauco re di Corinto (in effetti il padre era Poseidone) e di Eurimeda o Eurinome. Il suo nome significa uccisore di Bellero.

Poseidone gli aveva regalato Pegaso il cavallo alato, Bellerofonte non riuscì a domarlo finché Atena in sogno non gli mostrò delle briglie d'oro; al suo risveglio Bellerofonte trovò accanto a sé le briglie e dopo averle messe al cavallo, lo domò divenendo così l' inventore dell'equitazione.

C'è da sapere che Bellero non era il fratello del nostro eroe, ma un tiranno di Corinto che fu ucciso da lui.

Il fratello che Bellerofonte involontariamente uccise si chiamava Deliade (o Pirene o Alcimene).

Per purificarsi dell'uccisione di Bellero fu mandato ad espiare la sua penitenza presso Preto re di Tirinto.

Di lui s'invaghì Antea (o Stenebea) moglie di Preto e vistasi rifiutata disse al marito di essere stata molestata da Bellerofonte con proposte oscene.

Preto non volendo uccidere il giovane da lui purificato, lo mandò presso il suocero Giobate re di Licia, con una lettera chiusa che diceva di uccidere il portatore della stessa.

Giobate leggendo la lettera si trovò in conflitto con la propria coscienza: da una parte non voleva uccidere il giovane ospite, che si era mostrato molto cordiale, e dall'altra non voleva dispiacere il genero; allora per salvare, come si suol dire, capra e cavoli affida a Bellerofonte un' impresa suicida, lasciandolo così al volere degli dèi.

Bellerofonte fu così mandato contro la mostruosa Chimera (figlia di Echidna e di Tifone) e, con l' aiuto del suo favoloso Pegaso, riuscì ad ucciderla bersagliandola dall'alto con un nugolo di frecce.

Allora Giobate lo mandò a combattere i Solimi: il giovane li vinse.

Fu poi mandato contro l'Amazzoni: vinse anche quelle.

Sulla strada del ritorno i più forti guerrieri della Licia gli tesero un'imboscata: tutti morti.

Allora il re capì che gli Dèi erano con Bellerofonte, si scusò e gli offrì la mano della figlia Filonoe (l'assennata) e metà del suo regno.

Da quest'unione nacquero: Isandro, Ippoloco e Laodamia.

Dopo aver ucciso la Chimera, Bellerofonte tornò in volo a Tirinto dove fingendosi innamorato di Antea la invitò a fuggire con lui in groppa a Pegaso.

Quando furono sopra il mare Bellerofonte la precipitò in acqua compiendo così la sua vendetta.

La stessa fine fece egli stesso, quando avanti con gli anni divenne cupo e miscredente, quindi salito in groppa a Pegaso voleva andare su in cielo a sfidare gli dèi e chiedere conto delle loro ingiustizie.

Ma Pegaso non volendosi prestare ad un tale sacrilegio lo precipitò sulla terra, lasciandolo cieco e zoppo; vagò senza meta, odiato agli dèi, finché non morì.

Così Pegaso, sollevato da ogni peso terrestre, si mise a servire Eos e da allora galoppa nei cieli albeggianti.

Glauco figlio di Ippoloco nell'Iliade VI, 150 e ss, di Omero, narra la storia del proprio nonno.

BÈLO

Βέλος, figlio di Poseidone e di Libia, gemello di Agenore e sposo di Anchinoe. Era il padre di Egitto e Dànao e di conseguenza il nonno delle cinquanta Danaidi.

Altro Belo fu re di Sidone, padre di Anna, Didone e Pigmalione.

BEO

Βαίος, pilota d'Ulisse.

BERENÌCE

Moglie di Toloméo III Evergete, re d'Egitto. Ancora sposina il marito dovette lasciarla per partire in guerra contro la Siria.

Berenìce fece voto agli dèi di tagliare i suoi bellissimi capelli se il marito fosse ritornato integro.

Nel 245 a. C. Toloméo terminata la guerra, ritornò con un ricco bottino e di conseguenza Berenìce fu felice di compiere la promessa fatta agli dèi e di posare la sua folta chioma sull'altare del tempio.

Ma il giorno dopo la capigliatura non era più al suo posto e allora Conone, l'astronomo di corte, chiamò Chioma di Berenice la costellazione che aveva appena scoperto, fantasticando che Afrodite avesse trasferito la chioma nel firmamento.

Dalla sparizione della treccia nacque il mito narrato da Callimaco.

Cratos
Cratos

BIA e CRATOS

Βία καί κράτος, Bia, dea della violenza. Figlia di Pallante e di Stige e sorella di Cratos, la "forza" con cui collaborava spesso per eseguire gli ordini di Zeus.

Secondo la leggenda i due fratelli, per ordine di Zeus, incatenarono Prometeo sul Caucaso.

Assistevano Zeus a mantenere l'ordine costituito (come in ogni buon governo totalitario).

Aveva altre due sorelle: Zelos "l'emulazione" e Nice o Nike"la vittoria".

A Corinto era venerata assieme a Anance (Ananke), in un santuario dove i fedeli non usavano entrare.

BIBLI

Βίβλις, figlia di Mileto e di Idotea e discendente da Apollo e Acacallide, figlia di Minosse. Bibli aveva un fratello gemello di nome Cauno e del quale era follemente innamorata. Finché ella riuscì a dissimulare questa passione, i genitori non si accorsero di nulla; ma lei si sentiva dominata dalla passione che, giorno dopo giorno, diventava sempre più arduo sopportare: decise allora di precipitarsi di notte dall'alto di una roccia. Si recò verso la vicina montagna e tentò di gettarsi nel vuoto. Ma le Ninfe ebbero pietà di lei e lo impedirono; poi la immersero in un sonno profondo e la trasformarono da mortale in una ninfa Amadriade che chiamarono Bibli e di cui fecero la loro amica e compagna. Le genti del luogo chiamano ancor oggi le gocce che colano da quella roccia "Lacrime di Bibli". Il mito che abbiamo appena letto ci è stato tramandato da Nicandro. Sotto riporto la versione molto più poetica che ci è tramandata da Ovidio nelle "Metamorfosi", IX, 441-665.

Bibli (Bouguereau 

1884)
Bibli (Bouguereau 1884)

...Del resto neppure lui, anche se rinunciassi alle mie speranze, potrà mai dimenticare ciò che ho avuto l'impudenza di fare; e se desisterò, sembrerà che abbia agito da sventata o che abbia voluto metterlo alla prova tendendogli un'insidia; comunque penserà ch'io non sia stata vinta dalla tirannia del nume, che strazia e brucia il mio cuore, ma dalla lussuria. Infine non posso negare d'aver commesso un'infamia: gli ho scritto e l'ho supplicato, mostrando intenzioni perverse; anche se ora mi fermassi, non potrei più dirmi innocente. Lunga la strada che si frappone ai miei voti, ma breve alla colpa». Così dice, e tanta confusione e incertezza v'è nella sua mente, che, pur pentita d'aver tentato, vuol tentare di nuovo, e perde il senso della misura, esponendosi, ahimè, a continui rifiuti. Infine Càuno, poiché lei non gli dà tregua, fugge dalla patria e da quell'abominio e fonda una nuova città in terra straniera. Allora, sì, la figlia di Mileto perde per l'angoscia del tutto la ragione, allora, sì, come una furia si strappa dal petto la veste e si percuote, si dice, le braccia. Ormai è pazza, non c'è dubbio; parla a tutti della sua speranza d'amore ed essendole vietata, lascia la patria e i suoi penati fattisi odiosi, e parte alla ricerca del fratello fuggitivo. La vedono correre urlando per la distesa dei campi le donne di Bùbaso, come quando, ossessionate dal tuo tirso, figlio di Sèmele, le baccanti di Tracia celebrano ogni tre anni i tuoi riti. Lasciata Bùbaso, vaga tra i Cari, tra i Lèlegi e per la Licia. Già s'è lasciata il Crago e il Lìmire alle spalle, i flutti dello Xanto e l'altura sulla quale abitò Chimera, che dal ventre spira fiamme e ha petto e muso di leonessa, coda di serpente. Si diradano i boschi, quando tu, sfinita a forza d'inseguirlo, cadi e rimani distesa con i capelli sparsi, Bibli, sulla dura terra e col viso che preme le foglie morte. Più volte, è vero, con dolcezza le ninfe della terra dei Lèlegi tentano di sollevarla; più volte, per guarirla dall'amore, l'incoraggiano, ma a una mente spenta non serve il loro conforto. Muta giace Bibli, tra le unghie stringe l'erba verde e inonda tutto il prato d'un mare di lacrime. Da quelle, si racconta, le Naiadi fecero sgorgare una polla, che mai si potesse seccare: c'è dono migliore? Subito, come la resina gocciola dalla corteccia incisa, o come vischioso trasuda il bitume dal grembo della terra, o come ai primi lievi soffi del Favonio, l'acqua, cristallizzata dal gelo, si scioglie al sole, così struggendosi in lacrime, Bibli, nipote di Febo, si trasforma in fonte, che ancor oggi in quelle vallate porta il nome della sua signora e sgorga ai piedi di un leccio scuro.

BISSA

Βύσσα, figlia di Eumelo, e sorella di Agrone e Merope. I tre non riconoscevano altre divinità se non la Terra. Allora Ermes, Artemide ed Atena, decidono di convertirli, ma, congiuntamente dichiarano di non riconoscere altra divinità che la Terra. I tre dèi fanno di tutto per convincerli ottenendone solo insulti, allora gli dèi sdegnati mutano i tre miscredenti in uccelli.

BISTO

Βίστος, padre d'Ippodamia sposa di Piritoo.

BITINO

Βίϑυνος, figlio di Ares e di Seta, diede il suo nome alla Bitinia.

BITONE o BITIA

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Cleobi e Bitone

Βίτων καί Κλέοβις, erano i figli di Cidippe, sacerdotessa di Era.

Cidippe aveva mandato i buoi al pascolo ed essi, poiché erano morti, non erano tornati in tempo per il momento in cui bisognava iniziare la processione che conduceva al tempio di Giunone sull'Acropoli.

Se la processione non fosse avvenuta nel momento esatto, la sacerdotessa sarebbe stata messa a morte; in mezzo all'angoscia, Bitone e Cleobi famosi per la loro pietà filiale si sottoposero al giogo in luogo dei buoi e condussero la madre Cidippe e gli arredi sacri sul carro sino al tempio.

Cidippe pregò quindi la dea affinché li premiasse col dono più grande.

In risposta, Era concesse loro di morire in modo indolore, passando insensibilmente dal sonno alla morte.

Da ciò Cidippe capì che per noi poveri mortali nulla è meglio della morte e perciò si suicidò (noi invece resistiamo e ci accontentiamo del male che ci viene nel vivere quel paio di secoli che ci sono stati concessi).

BIZANTE

Βύξας, figlio di Poseidone, re e fondatore della città di Bisanzio, più conosciuta come Costantinopoli (colonia fondata da Megara intorno alla metà del VII secolo a.C).

BIZE

Βύζης, mitica figlia del dio greco Erasino. Secondo la leggenda, insieme alle sorelle, ospitò ad Argo la dea Britomarti.

BOEDROMIO

Βοηδρόμιος, epiteto di Apollo, ad Atene e Tebe.

BOLINE

Βολίνη, mitica ninfa greca che, per non cadere preda di Apollo, si buttò in mare da una località dell'Acaia dove, secondo la leggenda, sorse la città di Bolina.

BOONAI

βοώνης, pubblici funzionari incaricati dell’acquisto di buoi per pubblici sacrifici. Queste figure esistevano in Atene, ma non sono attestati per Sparta.

BOOPI

Βοῶπις, epiteto di Era dagli occhi bovini.

BOOTE

Βοώτης, figlio di Giasone e di Demetra, inventò l'aratro, e, per premiarlo, Zeus lo assunse in cielo fra le costellazioni.

Cicerone nella sua Natura degli Dei
così dice: «sotto il petto di Boote spicca immobile un astro lucente, Arturo dal nome famoso»
e sotto i piedi di questo
« la Vergine dal corpo fulgente reca una spiga di luce»
. La costellazione di Boote comprende 139 stelle dalla prima alla sesta grandezza, ed è mitologicamente rappresentata da un uomo munito di clava (detto anche "bifolco"), che tiene a guinzaglio due levrieri.

Borea 

solleva Orizia
Borea solleva Orizia

BÓREA

Βορέας, figlio di Astreo e di Eos. Era il vento del nord e re dei venti, fratello di Zefiro, Noto e Apeliote (Euro).

Veniva raffigurato come cavallo o come uomo barbuto con i capelli scomposti, alato e con due facce. Sotto la forma di cavallo si godette le cavalle di Eretteo.

Bórea si godette anche la figlia di Eretteo, Orizia, che rapitala mentre questa giocava sulle rive del torrente Ilisso, la possedette e da lei ebbe due figli Calai e Zete, gemelli alati che parteciparono alla spedizione di Giasone e morirono durante l'inseguimento delle Arpie.

BOREADI

Βορεάδαι, i due figli di Borea e Orizia, Calai e Zete.

BORISTENE

Βορυσϑένης, padre di Toante, re di Tauride. Artemide vi condusse Ifigenia quando la fece sparire dall'ara sacrificale (Antonino Liberale, Metamorfosi XXVII, 3).

BRANCO

Βράγχος, la sua nascita è alquanto insolita: il sole si era introdotto nella bocca e di là nei fianchi di sua madre addormentata e la ingravidò. Di lui si invaghisce Apollo che gli concede il dono della profezia. Fondò un tempio e un oracolo del dio a Didima.

Ovviamente non si tratta nel noto astrologo moderno, ci chiediamo se anche lui è o è stato amato da un dio.

BRAURION

Βραύρων, sull'Acropoli di Atene, era un recinto un tempo riservato al culto di Artemide Brauronia che veniva celebrato prevalentemente dalle donne.

BRIARÈO o EGEONE

Βριάρεως ἤ Αἰγαίων, (Egeone per gli uomini, Briareo per gli dei) Uno dei Titani, figlio di Gèa e di Urano, aveva cento braccia tutte armate e dalle bocche delle sue cinquanta teste vomitava fiumi di fiamme e fumo.

Briarèo fu sconfitto assieme ai suoi fratelli con l'arma che i Ciclopi nella officina di Efesto avevano allestito per Zeus: il Fulmine. Dopo la sconfitta Briarèo fu costretto a reggere sulle spalle il peso enorme dell'Etna.

Secondo una leggenda più antica il titano non avrebbe lottato contro Zeus perché rinchiuso assieme ai fratelli Cotto e Gia, nel Tartaro, dove vi era stato messo da Crono. Liberato da Zeus fece causa comune con lui aiutandolo a sicura vittoria.

Per premio Zeus nominò i tre, custodi dei Titani vinti nel Tartaro. Briarèo sarebbe intervenuto anche quando Era aveva ordito una congiura ai danni di Zeus e sorpresala mentre dava il segnale di rivolta, avvisandolo riuscì a sventare la congiura in tempo.

Zeus per punire la moglie, per lungo tempo la tenne appesa fra il cielo e la terra, con una catena d'oro, mettendogli ai piedi delle pesanti incudini. Quando Efesto cercò di liberare la madre, il padre lo scaraventò giù nel baratro e così il buon Efesto divenne zoppo.

BRILLA

Βρύλλα, figlia di Minosse, ebbe d'Ileo suo marito, o da Poseidone, il celebre cacciatore Orione.

BRIMÒ

Βρῑμώ, epiteto di Ecate (secondo Apollonio Rodio), ma anche epiteto di Demetra (secondo Clemente di Alessandria). Io lo preferisco come epiteto di Demetra, in quanto ad Eleusi, nella fase finale dei Misteri, lo Ierofante uscendo dall'Anactoron, mostrava una spiga di grano e recitava le seguenti parole: «Brimò ha generato Brimòs».

BRIMÒS

Stando a quanto riportato sopra, si dovrebbe trattare di Persefone ritornata dall'Ade. In effetti ancora oggi è sconosciuto se si tratti di un figlio di Persefone o di Demetra.

BRISE

Ββίσης, fu sacerdote di Zeus e a lui si deve la scoperta del modo di asportare il miele dagli alveari senza incappare nell'ira alquanto dolorosa delle api.

BRISÈIDE

Βρῑσηίς, figlia di Brise e amatissima schiava di Achille.

Ovidio nella terza lettera delle Eroidi fa scrivere a Brisèide delle bellissime e struggenti parole al suo amato.

Eccone un breve esempio: Questa lettera che leggi ti giunge da Briseide, la donna a te rapita: l' ho scritta stentatamente in greco con la mia mano di straniera. Tutte le cancellature che vedrai, sono state le lacrime a farle; ma, nondimeno, anche le lacrime hanno il peso della parola.

Per approfondimenti, Ovidio, Eroidi - Briseide ad Achille.

BRIZO

Βριζώ, dea del sonno, dava oracoli in sogno.

BROMIO

Βρόμιος, il più celebre epiteto di Bacco.

BRÒNTE

Βρόντης, era uno dei ciclopi che aiutavano Efesto a costruire i fulmini a Zeus. Brònte era la personificazione del tuono, Stèrope del lampo e Àrge del fulmine. Tutti e tre facevano sull'incudine un fracasso spaventoso.

Brònte è anche un fiorente paese alle pendici dell'Etna (720 m. s.l.m.).

BRONTEO

Βρόντης, figlio di Tantalo e padre di Pelope.

BRONTONE

Βροντῶν, il tonante, epiteto di Zeus, anche Brontecerauno e Bronteo.

BRÒTEO o BROTEA

Βροτέα, figlio di Efesto o probabilmente figlio di Tantalo, famoso per la sua bruttezza e per l'immagine della Madre degli Dèi che egli scolpì sulla roccia Coddino, nel monte Sipilo, di una bruttezza unica che per la disperazione si buttò nella bocca fiammeggiante del vulcano Etna.

Secondo Apollodoro, Brotea, che era cacciatore, non rese ad Artemide i dovuti onori, e disse che il fuoco non gli faceva alcun male. Impazzito, si gettò nel fuoco.

BUCOLIONE

Βουϰολίων, primogenito figlio di Priamo, faceva il pastore per la Troade, quando conobbe la naiade Abarbarea e la rese madre di Esepo e di Pedaso; anche uno dei cinquanta figli di Licaone.

BÙFAGO

Βούφαγος, (Mangiatore di buoi) Eroe arcade, soccorse Ificle, ferito da Augia. Finì ucciso da Artemide infastidita dalle sue insistenze amorose.

BUFÒNIE

βουφόνια, antiche feste religiose, si celebravano nel mese "skiroforion" (giugno-luglio), alla fine del raccolto. Si poneva una focaccia di farina d'orzo nuovo davanti all'ara di Zeus Polieus, poi si conduceva il toro davanti all'ara, e quando l'animale si chinava per mangiare la focaccia, veniva sacrificato con un colpo di scure, vibrato da un sacerdote, fatto a pezzi e distribuito fra i presenti.

La scure del sacrificio veniva gettata nel mare. Le Bufònie facevano parte delle feste diipolie, in onore di Zeus protettore della città.

BUGENETE

βουγενής, nato dal toro, epiteto di Bacco, in quanto figlio di Zeus Ammone.

BUNEA

βουναία, a Corinto epiteto di Era. Le venne da Buno figlio di Ermes che a lei costruì e dedicò un tempio.

BUNICO

βούνιχος, uno dei figli di Paride ed Elena.

BUNO

βούνος, figlio di Ermes, a Corinto costruì il tempio di Era che da lui prese il nome di Bunea.

BUSÌRIDE

βούσειρις, gigante mostruoso figlio di Poseidone e di Libia (o di Lisianassa), re d'Egitto.

Busiride, tendeva agguati ai passanti e li uccideva sacrificandoli a Zeus per rispettare l'oracolo che aveva profetizzato che la carestia (che durava da nove anni), sarebbe finita se ogni anno avesse sacrificato a Zeus uno straniero.

Il primo ad essere sacrificato fu proprio l'indovino (che poi tanto indovino non doveva essere) e così continuò con tutti gli stranieri.

Eracle che si trovava a passare da quelle parti venne catturato e condotto all'altare, l'eroe alquanto incavolato spezzò le funi che lo legavano e fece fare a Busiride e al figlio Anfidamante la stessa fine che i due gli avevano riservato, ponendo così fine a un rito poco gradito a Zeus.

BUTE

1) βούτης, il più giovane dei figli di Borea, costretto ad emigrare a Nasso, mancando della compagnia di donne, durante una festa in onore di Bacco tentò di rapire Coronide, la giovinetta invocò la protezione di Bacco che esauditala fece impazzire Bute che si gettò in fondo a un pozzo. (Diodoro Siculo, V, 50).
2) Altro Bute era pronipote di Amico e compagno di Enea.
3) Un'altro ancora era un argonauta, che deliziato dal canto delle Sirene si gettò in mare. Lo salvò Afrodite che lo portò in Sicilia, dove sposò, Licasta divenendo padre di Erice.
4) figlio del re d'Atene Pandione e di Zeusippa, sposò Ctonia, e divenne capostipide dei sacerdoti gli Eteobutadi.
5) Ci sono ancora molti altri personaggi della cerchia di Pallante, di Enea, di Treptolemo, di Ascanio ecc..

BUZIGE

Βουζύγης, (Colui che aggioga i buoi) Per primo avrebbe saputo domare ed aggiogare i tori per arare e coltivare i campi. Fu così l'inventore dell'aratura dei campi.

Ad Atene sull'Acropoli era esposto un aratro sacro.

A Buzige si fa risalire la legge che impediva di uccidere buoi e tori, in riconoscenza dei servizi che rendevano alla terra. Ogni aratura incominciava sempre con una preghiera alla dea delle messi.