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ADONE

Adone du Quesnoy
Adone du Quesnoy

Benché il nome sia di provenienza semitica Adonai=Signore. Esso è un personaggio della mitologia greca. Giovane bellissimo figlio di Agenore e di Smirna (secondo altra tradizione di Fenice e Alfesibea oppure figlio incestuoso di Ciniro e sua figlia Mirra) Fattosi adulto Adone divenne un grande cacciatore e destò grande passione in Afrodite. Ares accortosi di avere un pericoloso rivale, per eliminarlo prese le forme di un cinghiale e si avventò su Adone e lo uccise. Afrodite alla notizia pianse a lungo e trasformò il suo beneamato in Anemone. Disceso nell'Ade Persefone si innamora delle bellezze del giovane per questo quando Afrodite si rivolse a Zeus per ottenere che Adone ritornasse in vita, essa si rifiutò di renderlo. Su consiglio di Calliope per mettere pace fra le due dee si stabilì che Adone vivesse sei mesi sulla terra e sei mesi nell'Ade. Ma allo scadere del termine Afrodite non rispettò i patti e così dovette intervenire nuovamente Zeus. Egli stabilì che Adone doveva essere libero quattro mesi all'anno, quattro mesi con Afrodite e quattro con Persefone. Adone ebbe templi nella maggioranza delle città greche, e pure in Egitto, nella Persia, in Assiria e in Giudea.

ADRAMMELEC e ANAMMELEC

Divinità adorate dagli abitanti di Sefarvaim che gli sacrificavano i figli bruciandoli.

AGLIBOLO

Dio del sole in Siria.

AGREO

Secondo i fenici fu l'inventore della caccia.

ANNA

Sorella della fenicia Didone, dopo la morte della quale si ritirò a Malta. Avendo il fratello Pigmalione cercato di farla tornare in Fenicia, essa andò in Italia a sorvegliare Enea per l'abbandono del quale la sorella si era data la morte, ma incappata nella gelosia furiosa di Lavinia (moglie di Enea) si gettò nel fiume Numicio trasformandosi in ninfa.

ASHERAH

presso i Fenici, dea della vegetazione, il cui simbolo era costituito da un albero o palo sacro, legata al culto di Baal. Veniva adorata anche in Israele e a Gerusalemme; fu particolarmente onorata nella letteratura ugaritica.

ASTARTE o ASTHORETH

Il suo culto ebbe origine presso i Fenici e passò in seguito ai Filistei, ai Moabiti e gli Ebrei, che condannarono il suo culto come idolatria. Fu simbolo della madre e della sposa, dea della fecondità e del piacere sessuale e progenitrice del genere umano. il suo nome compare spesso nei primi libri dell'Antico Testamento nella forma plurale di Astaroth, fino a quando il re d'Israele Salomone (X secolo a.C.) ne coniò il singolare Asthoreth. Simboleggiava il principio femminile in tutti i suoi aspetti, così come Baal rappresentava quello maschile. Venne identificata con Iside dagli Egizi, in Grecia, invece, venne identificata con varie divinità: Selene, dea della Luna, Artemide, dea della natura selvaggia e Afrodite, dea dell'amore. Presso gli assiri e i babilonesi era chiamata Ishtar. In Egitto fu adorata come dea della guerra.

ATARGATIS

Principale dea dei Siri, dea della fecondità e moglie di Adad. In suo onore si celebravano feste orgiastiche, in occasione delle quali venivano sacrificati buoi, pecore e capre. Col nome di Dea Siria era nota nel mondo greco-romano.

BAAL o Baal Hammon

Nome che significa Signore o padrone, con questo nome i Semiti chiamavano la loro divinità. Col passare del tempo Baal divenne il nome del dio che rappresentava le forze naturali. I Cartaginesi diffusero il suo culto presso altri popoli del mediterraneo e i Greci la assimilarono ad Apollo, i Romani, invece col loro dio Saturno. Il nome Baal assieme a quello di una città indicava che il dio ne era protettore. Secondo molti autori Baal Hammon sarebbe il nome cartaginese del dio El. Pare che, al verificarsi di particolari eventi (guerre, epidemie, inizio dell'anno, ecc.), in suo onore venissero bruciati vivi i primogeniti.

BABIA

Nella Siria era la dea della giovinezza.

BALAT

Dea fenicia, protettrice della città di Biblo. Il suo nome significa Signora.

BEEL-ZEDUB

Idolo il cui nome significa signore delle mosche, era venerato nella città di Accaron. Proteggeva dal fastidio arrecato dalle mosche. Esisteva anche una città dal nome Zebud, da ciò si deduce che poteva essere anche il protettore di quella città. Nella lingua corrente si è trasformato in Belzebù e designa il principe dei demoni.

BELILI

Dea Sumera della luna.

BETILO

Si trattava generalmente ma non necessariamente di meteore cadute dal cielo e ritenute casa di Dio.

BIRSA,

(dal fenicio birs, rocca) nome della città di Cartagine fondata, secondo la leggenda, da Didone).

CARRI DEL SOLE E DELLA LUNA

Il concetto della Luna e del Sole come carri. Gli antichi immaginavano che questi corpi celesti erano dei carri che volavano nel firmamento. L'idea del carro del sole e della luna si ritrova nella cosmogonia di molti popoli, quali: Egizi, indiani d'America, germanici, Indiani, Israeliti, Greci, Romani ecc. ecc..

DERKETO

Divinità siriana, le erano sacri i pesci.

DIDONE

Come racconta Timeo, Didone in origine si chiamava Elissa, sposa di Sicarba e figlia di Muttone, re di Sidone. Quando il padre morì, lasciò il regno in parti uguali a lei e al fratello Pigmalione. Il fratello avido di potere, uccide e mantiene segreta la morte di Sicarba, sacerdote del dio Melkart. Una notte Sicarba appare in sogno alla moglie e racconta come il fratello di lei l'aveva ucciso, allora Didone temendo di essere uccisa a sua volta, carica tutti i suoi tesori su una nave e con un gruppo di fedeli fuggì, approdando in Africa settentrionale. Accolta benevolmente, Elissa fu dagli indigeni chiamata Didone. Le posero la condizione che poteva acquistare tanto terreno quanto ne poteva circondare una pelle di bue, allora Didone la tagliò a strisce così sottili da coprire una vastissima fascia di terreno. Quindi procedette a costruire una città che chiamò Cartagine, presto la città allacciò rapporti commerciali con altri popoli e divenne molto potente. Didone così divenne un partito molto ricercato fra i principi locali, considerando che era la Sovrana di Cartagine. Ma la donna volendosi mantenere fedele al ricordo di Sicarba, rifiutava tutti i pretendenti, finché il più forte Giarba di Massitania, non le dà un ultimatum: o lo sposa, o lui gli farà guerra. Allora Didone con la scusa di fare un'ultimo sacrificio funebre a Sicarba, si getta nel rogo ardente, eliminando cosi il pericolo di guerra alla città e mantenendosi fedele al marito.

EL

sposo di Athirat Yam genitrice degli dei (Colei che cammina sul mare)

ELAGABALO

Dininità solare della Siria adorata nella città di Emèsa.

ELISSA

o Elisa, nome fenicio di Didone, spesso usato da Virgilio nel IV libro dell'Eneide.

Ermafrodito
Ermafrodito

ERMAFRODITO

divinità di origine siriaca, che riuniva in sé i due sessi; si riteneva figlio di Ermete e di Afrodite. Invano innamoratasi di lui, la ninfa della fonte Salmace, in Caria, lo trasse nei suoi gorghi e ottenne dagli dei di fondersi con l'amato, diventando un essere dalla natura sia maschile che femminile.

ESHMUN,

dio fenicio a cui erano attribuiti poteri di guaritore. Era simboleggiato dal serpente che si morde la coda, simbolo anche di eternità. Centro principale del suo culto fu Berito (odierna Beirut); in epoca ellenistica fu identificato con Asclepio, il dio greco della medicina.

JEZABEL

o Gezabele, principessa fenicia, figlia di Ethbaal e moglie di Acabbo. Fece introdurre a Samara il culto di Baal e di Astarte, provocando gli anatemi del profeta Elia.

KEDESHIM

Giovani consacrati alla dea Astarte.

KHAMON

Con questo nome i Cartaginesi adoravano il dio egizio Ammone.

KOTHAR-KHASIS

o Khousor (L'abile e l'astuto) Dio fenicio degli artigiani, figlio del Mare, ha residenza privata a Creta. Tale è la sua potenza da potere distruggere o salvare il potentissimo Baal. Dio dalle mani abili, mago ed inventore di tecniche di navigazione, della pesca, dell'edilizia, dell'armamento e della metallurgia. È un temibile consigliere del pantheon. Col nome di Khousor significa "Colui stesso che si muove sul mare" è l'amico intimo di Shapash. Detto "Hayin" " il capace, dalle mani abili". patrono dei minatori, dei fabbri, degli orefici, degli architetti, degli ingegneri ecc. ecc., a lui si debbono archi e clave magiche e le formule della divinazione. A creta era chiamato Talo, veniva figurato con le Ali così come Dedalo e Icaro. Era originario di Biblo.

MALACBELO

Dio lunare dei Siri.

MELQART

dio fenicio, protettore della della città di Tiro, il cui culto, diffuso soprattutto a Cadice e a Cartagine, si estese anche all'ambiente ebraico. Fu identificato dai greci con Eracle.

MOLOCH

Ignobile divinità semitica alla quale venivano offerti sacrifici umani, e in special modo sacrifici di bimbi, che venivano sgozzati e bruciati su di una graticola, oppure la dove c'era una statua del dio, generalmente di bronzo, la piccola vittima veniva posta sulle braccia tese della statua che tramite delle catene venivano fatte sollevare e quindi la vittima finiva dentro la statua precedentemente resa incandescente.

PIGMALIONE

1) Fratello cattivo di Didone.
2) Re di Cipro che sdegnato dalla lascivia delle donne, risolse il problema scolpendo una statua di marmo, ma stranamente se ne innamora e rivolgendo le sue insistenti preghiere ad Afrodite, la dea muta la statua in donna vivente. Pigmalione la chiamò Galatea e con lei generò Pafo e Metarme.

RESHEP

Dal significato "La folgore" dio siriano bicorne assimilato al greco Apollo Alasiotas, ovvero gran dio di Alasia-Cipro.

SID

Dio cartaginese della caccia.

TAAUT

Per i fenici era il dio della sapienza, inventore della scrittura, delle scienze e delle arti.

TANIT

Dea dell'amore e della morte, a lei venivano offerti sacrifici di fanciulli.

TOFET

Luoghi sacri e di culto a cielo aperto, vi venivano poste le urne con i resti dei fanciulli sacrificati agli dèi dei culti fenici e cartaginesi.

YAM

L'Oceano dei Fenici equivalente al Poseidone greco.

Alcune informazioni extra

Fenici, antico popolo d'origine semitica stanziato nella stretta striscia di terra siriaca compresa tra il Mediterraneo orientale e la catena del Libano. Furono soggetti prima agli Egizi poi agli Assiri (dal IX sec. a.C.), ai Babilonesi (dal VII sec.) e più tardi ai Persiani. Intraprendenti navigatori e commercianti, solcarono in ogni senso il Mediterraneo, fondando sulle coste numerosi empori e colonie, e spingendosi, al di là delle Colonne d'Ercole, fino alle Canarie, a E fino a Cipro e a N fino alla Britannia. Loro città fiorentissime sulla costa della Siria: Biblo, Berito (oggi Beirut), Sidone, Tiro, capitali di Stati autonomi. Colonia principale: Cartagine, sulla costa settentrionale dell'Africa, altre città fondate da loro: Almeria, Malaga, Cadice, Algesiras, Palermo, Cagliari, ecc. Cartagine ereditò l'importanza e la potenza raggiunta da Tiro, ma finì con l'essere sopraffatta e distrutta da Roma. I Fenici furono sottomessi nel 332 a.C. da Alessandro Magno, e infine (I sec. d.C.) dai Romani, che fecero della Fenicia una provincia dell'Impero. I Fenici parlavano una lingua semitica affine all'ebraico; nella loro religione erano personificate forze naturali come Baal, o Bel, dio maggiore, Astarte (chiamata Tanit a Cartagine), dea della fecondità e della voluttà, Melkart, dio della guerra, Moloch, dio della distruzione, che esigeva sacrifici umani, e molti altri minori. Ai Fenici si attribuivano le invenzioni della scrittura alfabetica, del vetro trasparente, della tintura con la porpora, nonché la diffusione del sistema babilonese di pesi e misure.

I Fenici non ebbero un'arte originale: si limitarono a imitare i prodotti delle arti egizia, assira e greca. I loro templi, secondo le scarse tracce che se ne trovarono nella Siria, erano costituiti da tabernacoli quadrangolari di forma egizia, in cui la divinità era rappresentata da una pietra (betilo). I principali monumenti di cui si hanno avanzi sono sepolcrali: tombe scavate nella roccia, a cui si accede per pozzi o scale, e contenenti sarcofaghi disposti lungo le pareti o entro nicchie. I sarcofaghi sono monoliti cavi con coperchio convesso o triangolare, o talvolta scolpito in forma antropoide come quelli egizi. La scultura è rappresentata da rozzi bassorilievi, da motivi ornamentali d'ispirazione prima egizia o assira, poi greca, da stele votive, da statue di divinità, da ceramiche colorate, con riproduzioni di scene greche trattate con carattere orientale, da coppe e altri vasi di metallo con ornati cesellati o a sbalzo, che attestano quelle stesse influenze.