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breve sinòssi di un libro di Emanuele Ciaceri

Il culto di Demetra e Kora nell'antica Sicilia

La Sicilia antica è una delle principali sedi del culto di Demetra e Kora (Kore, o Persefone). Esse probabilmente rappresentavano la forza produttiva della terra e i fenomeni ad essa legati. Secondo Erodoto il culto sarebbe giunto da Gela per mezzo di Teline, compagno del fondatore di Gela Antifemo. Secondo lo studioso Holm i Siculi veneravano la dea della fertilità indipendentemente dalla colonizzazione greca. I Siculi di Enna, come altri popoli primitivi, dovevano venerare le forze della natura, e spesso nella religione degli antichi accade di scoprire una divinità locale arcaica a cui se ne sovrappone un'altra forestiera. Comunque, il culto di Demetra come si trova nell'epoca storica è stato di importazione greca, probabilmente attraverso Gela ed Agrigento, ma cresciuto d'importanza grazie ai Siracusani. La testimonianza più antica risale a Diodoro, il quale dice che Gelone, dopo la vittoria di Imera nel 480 a.C. fondò in Siracusa i templi di Demetra e Kora. Come il culto di Cerere a Roma, quello di Demetra a Siracusa dovette avere carattere plebeo-democratico. Finché dominò l'elemento patrizio le divinità più importanti furono Zeus, Artemide, Atena, dopo il trionfo della parte democratica si fecero avanti le dee del grano e della prosperità. I Siracusani celebravano molte feste in onore di Demetra e Kora, in primo luogo quella ricordata da Diodoro, la commemorazione della discesa all'Ade (katagoge) di Kora. Essa in Grecia si svolgeva tra il mese delle messi e quello della semina, in Sicilia come in Argolide nel tempo della maturazione del grano, cioè al principio dell'estate (forse a causa del clima, poiché in Sicilia si osserva più presto che altrove la forza distruttrice del sole estivo). Ovidio seguì la tradizione siciliana, dicendo che Kora doveva passare metà dell'anno con la madre e l'altra metà con lo sposo, non una terza parte soltanto come si credeva in Grecia (Apollodoro- Biblioteca I, 5). La dea sarebbe discesa nella fonte Ciane, là si celebrava la festa istituita da Eracle, con sacrifici pubblici e privati. Diodoro non dà notizie dettagliate della cerimonia, ma Plutarco accenna alle Thesmophorie siracusane, cioè alla festa di Demetra Thesmophoros (o legislatrice). Il culto deriva dall'idea di fecondità della terra, messa in rapporto con la maternità, quindi la dea legislatrice rappresentava la legge dell'unione coniugale e dell'educazione della famiglia. Diodoro dice che durante la festa si soleva parlare con parole oscene per provocare il riso alla dea addolorata. Si può mettere in relazione con la notizia data da Ateneo che in Siracusa, nelle thesmophorie, si facevano dolci di sesamo e miele raffiguranti le parti intime femminili per offrirli alle dee, certo come simbolo di maternità. A queste cerimonie partecipavano solo le donne. Diodoro dice che Demetra era detta thesmophoros perché aveva inventato, oltre all'arte agricola, le prime leggi sociali. Certamente Demetra era considerata dea protettrice della legge e come tale si invocava nei giuramenti. Un'altra festa era quella del ritorno di Kora in cielo, ovvero l'uscita dal regno degli Inferi sul cocchio della madre (Anodos). Anche questa cerimonia avrà avuto carattere allegro e popolare. C'erano poi le Koreia ricordate da Plutarco, le Theogamie ricordate da Polluce (nozze di Kora con Hades), le Anthesphorie ricordate da Polluce in cui si faceva riferimento alla fanciullezza di Kora, quando allegramente raccoglieva fiori per farne corone. Demetra, dea del pane, era naturalmente accostata a Dioniso, simbolo del vino, considerato protettore della vegetazione e divinità infera, inoltre entrambi, essendo divinità popolari, dovevano avere un punto di contatto nel carattere allegro e orgiastico delle loro feste. A Catania c'erano due templi delle dee, uno dentro e l'altro fuori la città, in essi potevano entrare solo le donne; quando Verre tentò di portar via il simulacro della dea, le sacerdotesse reclamarono davanti ai magistrati (Cicerone, Verrine IV 45, 99). Anche l'Etna era un luogo strettamente legato al culto di Demetra e Kora. Qui, secondo Diodoro, Demetra avrebbe acceso le fiaccole per andare in cerca della figlia, e le monete attestano il culto di Persephone già dal IV secolo a.C. Sempre secondo Diodoro, il re Gelone dopo la vittoria di Imera (480 a.C.) avrebbe cominciato a fondare in Etna un tempio a Demetra rimasto incompiuto. qualcuno però ha pensato che non si trattasse di Etna ma di Enna, e certamente nel tempo in cui Siracusa estendeva la sua influenza fino a Enna è naturale pensare che si cercasse di stabilire rapporti religiosi tra le due città, associandole nel mito secondo cui Ade avrebbe rapito Kora a Enna e l'avrebbe condotta a Siracusa per poi penetrare nel regno sotterraneo attraverso la fonte Ciane. Da Cicerone risulta che le due dee avevano in Enna un tempio per ciascuna e statue, tra cui quella di Demetra Nikephoros. Agrigento fin da Pindaro era riconosciuta come una delle sedi principali di questo culto, essa sarebbe stata donata da Zeus a Persephone per le sue nozze con Hades. Certo in Agrigento dovevano esserci templi delle dee, ma nulla si può precisare con sicurezza. Secondo lo Schubring (Topografia di Agrigento, 1888) il tempio della Concordia trae il nome da una iscrizione di dubbia autenticità trovata nelle vicinanze. Non tenendo conto dell'incertezza se quella iscrizione sia autentica, si ricorda che la Concordia dei Latini corrispondeva alla Homonoia del popolo greco, e questa era appellativo e sinonimo di Demetra. In alcune monete antiche tanto la Homonoia quanto la Concordia figurano con la spiga in mano. Forse l'iscrizione agrigentina è il ricordo di una Demetra Homonoia adorata in Agrigento. Anche a Selinunte era venerata Demetra, detta Malophoros. È chiara la provenienza, dato che Selinunte era colonia della Megara siciliana, a sua volta fondata da genti di Megara Nisea, dove fioriva il culto di Demetra Malophoros (divinità agricola e soprattutto protettrice della pastorizia). A Camarina sono state trovate statuette di terracotta, a Drepanon c'è l'antica tradizione che la città abbia avuto il nome dalla falce di Demetra, infine il culto è testimoniato in monete di Lentini, Segesta, Tindari, Panormo.

prof.ssa Rosalia Alessi