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Parco archeologico di Baia – settore della Sosandra.

Il complesso si estende su un’area rettangolare inquadrata tra due rampe situate lungo i lati nord e sud; l’insieme strutturale evidenzia una disposizione a terrazze, che seguono la morfologia del pendio e degradano verso il mare, con un gioco architettonico di porticati e di corridoi anulari di notevole effetto scenografico.

Affiancato alla Villa dell’Ambulatio e con lo stesso orientamento, il complesso edilizio prende il nome da una statua rinvenuta nell’ambiente n.10 del peristilio superiore, raffigurante Afrodite Sosandra, copia romana di un originale greco del V sec. a.C. attribuito allo scultore Calamide.

Afrodite Sosandra di Calamide
Afrodite

Il complesso presenta tre fasi edilizie: una iniziale di occupazione del suolo, nel II-I sec. a.C., con terrazzamenti e murature in opera incerta (non visibili); la seconda, risalente agli inizi del I sec. d.C., secondo lo schema di una villa con terrazze e portici; la terza, nel II sec. d.C., con una radicale trasformazione della struttura originaria di villa privata in una sorta di hospitalia, da intendere come alloggio per i clienti delle vicine terme. È riconoscibile una netta suddivisione in quattro livelli di terrazzamento, che costituiscono ciascuno la sostruzione del corpo costruttivo soprastante: quello superiore (A) comprende gli ambienti di servizio, il secondo (B) rappresenta il vero e proprio quartiere di soggiorno con una serie di stanze che si affacciano su un ampio peristilio; il terzo (C) è costituito da un corpo di fabbrica ad emiciclo, interpretato come teatro-ninfeo; infine, nella terrazza inferiore (D) si potrebbe riconoscere una grande piscina o un giardino, circondato da portici con alcune stanze.

 
Baia Archaeological Park – the Sosandra sector.

The complex extends on a rectangular area, between two ramps situated along north and south sides; all the structure shows a disposition with terraces which follow the morphology of the mountain and lower towards the sea, with an architectonic game of arcades and angular corridors to create a great scenic effect.

This building, along with the Ambulatio’s villa, and with the same orientation, derives its name from a statue found in room n. 10 of the upper peristyle. This statue representing Afrodite Sosandra, is a roman copy of an original Greek one dating back to 5th century B.C. attributed to the sculptor Calamide. The complex shows three different building phases: the first one refers to the occupation of the area and dates back to 2nd/1st century B.C.; the terraces and the walls built with unclear technique are no longer visible. The second one dating back to the beginning of the 1st century A.D. shows the scheme of a villa with terraces and arcades. The third one, dating back to the 2nd century A.D. shows a radical change to the original structure of a private villa into a kind of hospitalia, that is lodgings for people using the neighbouring thermal baths. A clear division in four levels of terraces is evident, each one making up the support of the upper level. The upper one (A) consists of the service rooms, the second one (B) represents the real sitting room with some rooms which face a big peristyle; the third one (C) consists of a semicircular place considered as a ninpheus- theatre; at the end, in the lower terrace (D) you could imagine a great piscina or a garden, surrounded by arcades with some rooms.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Statua di Hermes
 
 
 
 
Il mosaico pavimentale dell’ambiente (n.14)

Di notevole interesse artistico, nonostante il cattivo stato di conservazione, è il mosaico pavimentale visibile nell’ambiente n.14. Esso è realizzato con tessere policrome, oltre al bianco ed al nero, vi troviamo il rosso, in varie tonalità, il violetto, il giallo, ecc.. Lo schema compositivo è costituito da tre file di tre pannelli rettangolari ognuna. Essi sono bordati da un motivo a treccia e, più all’esterno, da una fascia risultante dall’accostamento di figure geometriche (rombi e trapezi). All’interno dei pannelli marginali troviamo rappresentazioni di maschere teatrali (ne sono visibili quattro), mentre quello centrale presenta una probabile scena di ambientazione teatrale con due personaggi maschili. Lo spazio compreso tra i pannelli è occupato da ottagoni alternati a grosse croci. Gli ottagoni riportano motivi figurati al loro interno – si riconoscono due uccelli ed un volto umano - e sono bordati da ornamentazioni a denti di lupo ed a dentelli, le croci presentano tutte lo stesso tipo di decorazione, ossia quattro steli culminanti in un unico fiore centrale. L’intera composizione è racchiusa da una fascia marginale con meandri alternati a quadrati, a tessere bianche e nere.

 
 
 
 
La decorazione parietale, del Balneum (n.13)

L’ambiente merita particolare attenzione per le decorazioni in stucco a rilievo che interessano il soffitto e la lunetta della parete est.
Gli stucchi sono caratterizzati da un rilievo alquanto basso e da un ampio ricorso all’incisione per la definizione di un gran numero di dettagli. Lo schema decorativo del soffitto è basato su di una serie di medaglioni contenenti figure isolate e profilati da perlature, essi sono disposti lungo l’asse nord/sud collegati tra loro ed ai margini del soffitto da brevi fasce, anch’esse perlate. Le figure rappresentate all’interno dei medaglioni sono cigni volanti con un nastro nel becco e amorini con un bastoncino in una mano ed un piatto nell’altra, evidentemente ottenute a stampo. Lo spazio restante è decorato da foglie d’acanto e candelabri.

Nella parte più settentrionale del soffitto la maggiore disponibilità di spazio ha permesso l’inserimento di una fascia con raffigurazioni di delfini (in prossimità del muro ovest) e di un gruppo di pannelli triangolari e rettangolari sul lato opposto. Qui assume particolare interesse il grande campo centrale all’interno del quale è rappresentata la snella figura di una Nereide, la quale regge un piatto ricolmo di frutti nella mano sinistra e siede a cavallo di una pantera marina. I pannelli circostanti presentano figure di carattere secondario: pantere, delfini e, nell’angolo sud-est, un pappagallo.

Al margine est è una enorme cornice ad ovoli. La lunetta è interessata dalla decorazione in stucco solo nella sua metà sud. Vi si rappresenta un padiglione sorretto a sinistra da una colonna con scanalature spiraliformi con capitello a foglie, a destra da una colonna vegetalizzante e da un pilastro liscio. All’interno del padiglione è un amorino fluttuante, esatta riproduzione delle figure di amorini già descritti a proposito della decorazione del soffitto. Tra la colonna vegetalizzante ed il pilastro è un basso muro in opera isodoma su cui poggia un piccolo candelabro. Sull’architrave del padiglione è un ornamento a volute e, sulla sinistra, un cratere. Infine, a sinistra del padiglione è raffigurato un vaso contenente un fiore.

Da un punto di vista stilistico, la decorazione di questo ambiente mostra notevoli affinità con la tomba dei Valeri sulla via Latina a Roma, lo schema con medaglioni e fasce di connessione perlati, gli amorini, i cigni e la Nereide, nonché l’uso di volute e candelabri. La tomba dei Valeri è attribuibile ad epoca antonina media (bolli laterizi datati al 159 d.C.) ed una simile datazione può essere postulata per gli stucchi baiani.

 
 
 
 
 
 
 
 
La decorazione pittorica nel portico della c.d. “Piscina” (n.1)

Gli affreschi presenti nel peristilio del livello inferiore mostrano un significativo esempio di sovrapposizione di decorazioni pittoriche corrispondenti a due diverse fasi cronologiche e stilistiche. La fase più antica (metà del I sec. d.C.) è rappresentata dai resti di pittura visibili nell’angolo sud ovest del porticato sia sulla parete meridionale che su quella occidentale. Dei dipinti è attualmente leggibile soltanto la zona superiore, essendo il resto delle pareti completamente obliterato da affreschi realizzati in epoca più tarda, inoltre sull’intera superficie superstite sono visibili i fori di picchettaggio praticati precedentemente la stesura del nuovo rivestimento, destinati a migliorarne l’adesione. Tali pitture possono essere attribuite al III stile pompeiano (metà I sec. d.C.) ed in particolare a quella corrente cosiddetta “egittizzante”, affermatasi sulla scia del diffondersi dei culti di origine egizia in Campania. Su entrambe le pareti sud ed ovest troviamo rappresentate strutture architettoniche su fondo bianco le cui colonne definiscono compartimenti di varie dimensioni. Al loro interno si riconoscono personaggi dai tratti zoomorfi (testa di cane o di falco), l’ibis, il bue Api ed altri emblemi caratteristici alla tradizione religiosa egizia. Ma il porticato in questione subì, in epoca successiva (II sec. d.C.), un secondo intervento di decorazione pittorica, attualmente esso è meglio leggibile nel suo schema decorativo nella parete sud e nella parete est (tratto sud). Vi si ripropone l’inusuale tripartizione della parete in zoccolo, zona mediana e zona superiore. Lo zoccolo è suddiviso in riquadri monocromi rossi, mediante pannelli rettangolari giallo ocra, svasati alle due estremità (ad imitare schematicamente basi e capitelli di colonne). Nella zona mediana, nella quale è da riconoscere l’elemento di maggiore interesse decorativo, troviamo una sequenza di padiglioni su fondo bianco, coronati da schematici elementi architettonici, al loro interno sono dei riquadri definiti da fasce rosse che ospitano figure maschili e femminili isolate, rappresentate in vari atteggiamenti, nelle varie tonalità del rosso. Tra esse spicca la bella raffigurazione di un satiro con tirso (parete sud, estremità ovest). La zona superiore è visibile solo in alcuni brani superstiti nella parete sud (tratto ovest), nei quali è possibile riconoscere parti di strutture architettoniche. L’intero porticato (lati sud, ovest e nord) è interessato da questo schema decorativo, ad eccezione del tratto ovest della parete sud. Qui lo zoccolo, a fondo bianco, è decorato da tre riquadri definiti da fasce rosse ed al cui interno sono raffigurati dei dragoni. Nella zona superiore, inoltre, sono rappresentati due tritoni (in verde) nell’atto di suonare una tromba. Si può inoltre citare la decorazione della nicchia che si apre all’estremità sud della parete ovest. Nella zona mediana il riquadro centrale presenta una figura maschile in corsa. Istituendo tra questi affreschi e le pitture “egittizzanti” sopra descritte un confronto seppur superficiale emerge il carattere grossolano e, in generale, tecnicamente e stilisticamente inferiore dei dipinti più tardi. Essi furono realizzati in un’epoca non esattamente precisabile del II sec. d.C., sebbene ancorati a certi schemi decorativi tradizionali (in particolare, la tripartizione della parete), questi dipinti esorbitano senz’altro dalla sfera degli stili pompeiani, per trovare, invece, più pertinenti punti di contatto con le pitture di Ostia.

The pictorial decoration in the portico of the "Piscina" (N.1)

The frescos in the peristyle of the lower level show an important example of an overlap of pictorial decorations belonging to two different chronological and stylistic phases. The most ancient phase (from the middle of the 1st century A.D.) is represented by the painting remains visible in the south west corner of the portico both on the south façade and on the west one. Today only the upper part of the paintings is visible because the other façades are all covered with frescos dating from a later period. Moreover many staking out holes, made before the fixing of the new coating, to better its adhesion, are visible on all the surviving façade. These paintings can be dated back to the 3rd Pompeian style (middle of the 1st century A.D.) and particularly to the "Egyptian" style, which spread after the circulation of the Egyptian cult in Campania. Architectonic structures on a white priming are represented on both south and west façades, and their columns build sections of various dimension. Inside there are figures with zoomorphic features (dogs or hawk's head), an ibis, an Api ox and some other emblems typical of the religious Egyptian tradition. This portico had in a later period (2nd century A.D.) a second pictorial decoration, and this is visible today over the south and east facade (south tract). We can see the unusual tripartition of the wall into socle, middle and upper zone. The socle is divided into red monochromic panels, with yellow ochre boards, which are flared al both ends (to schematically imitate column bases and capitals). In the middle zone, where the most important decorative element is, we can find a succession of pavilions on a white priming, crowned with schematic architectonic elements. Inside there are some panels defined with red strips which contain isolated male and female figures, represented in various positions, coloured with different shades of red. The beautiful representation of a Satyr with thyrsus stands out among them (on the south façade, west extremity). The upper zone is visible only in some areas on the south façade (west tract) where some parts of architectonic structures are recognizable. The all portico (south, west and north sides) is characterized by this decorative schema, except the west tract of the south façade. In this case the socle, on a white priming, is decorated with three panels defined by red strips, with inside the representation of some dragons. In the upper area two green tritons are represented while playing trumpet. It’s important to note also the decoration in the niche which opens at the south extremity of the west wall. In the middle area the central panel shows a running male figure. Comparing these frescos with the "Egyptian" paintings, formerly described, the vulgar trait is evident and generally the technique and style of the successive paintings are inferior. They were created in an undefined period of the 2nd century A.D. Even if they have some peculiarities typical of traditional decorative schemas such as the tripartition of the wall, these paintings certainly go beyond the sphere of Pompeian styles; they probably have more similarities with Ostia’s paintings.

 
 
 
 
 
 
 
 

La parte centrale del giardino era suddivisa in tre ambienti forse destinati a triclini all'aperto di cui si conserva ancora oggi per quello più a sud (n. 11) una bella pavimentazione a mosaico.

 
 
 
 
Teatro/Ninfeo

Nelle terme di Sosandra vi è anche un teatro-ninfeo ad emiciclo, utilizzato come luogo di riposo e come cavea per rappresentazioni. Il complesso viene datato tra il I sec, a.C. ed il III d.C. oltre il quale, per effetto del bradisismo, cominciò una lenta ma progressiva decadenza della zona, ma non della fama delle acque di Baia, i cui impianti sopravvissero fino al tempo del viceré spagnolo Pedro Antonio di Aragona nel XVII secolo.

In the Sosandra thermal baths there is also a hemicycle nymphaeum - theatre, used as a relaxing place and as cavea for performances. The complex is dated between the 1st century B.C. and the 3rd A.D.. Later because of the bradisism, a quiet but progressive decaying of the area started but not the celebrity of the Baia thermal baths, whose structures survived until the age of the Spanish viceroy Pedro Antonio di Aragona in the 17th century.