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Categoria: mito_greco
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OBOLO

ὀβολός, piccola moneta della antica Grecia, coniata in diversi metalli, raramente in oro, equivaleva ad uno spiedino, sei oboli formavano una dracma. Gli antichi usavano mettere un obolo in bocca ai defunti affinché potessero pagare a Caronte il traghettamento.
Curiosità
Gli antichi ritenevano che ad Ermione si trovasse la via più breve per discendere nell'Ade; per questo motivo i suoi abitanti non mettevano l'obolo in bocca ai loro morti per il prezzo del passaggio.
Pare che tale passaggio fu percorso da Eracle quando trascinò Cerbero fuori dell'Ade.

OCEANE

Ὠκεάνης, Diodoro Siculo, narra che alla formazione dell’universo, gli antichi, alla componente liquida diedero il nome di Oceane “madre nutrice”, quindi una divinità femminile. Solo in un secondo tempo venne dato il nome Oceano e quindi “origine degli dèi, e la loro madre Teti”.

OCEANINE

Ὠκεανῖναι, figlie di Oceano e di Teti, sembra che fossero tremila, eccone un breve elenco: Acaste, Anfiro, Asia, Admeto, Calliroe, Clitia, Criside, Calipso, Cherchide, Climene, Dione, Dori, Elettra, Eudora, Europa, Eurinome, Galaxaura, Ianira, Iante, Ippo, Idia, Meti, Melobosi, Menesto, Ociroe, Plexaura, Polidora, Pito, Primno, Perside, Petrea, Rodeia, Stige, Telesto, Toe, Tiche, Urania, Zeuxo e Xante.

Son queste d'Oceano e Teti
le piú divine figlie: però ce ne sono altre molte:
ché son le Ocèanine dai lunghi malleoli tremila,
che, sparse in ogni dove, sovressa la terra, o nei cupi
vivon del mare abissi, di Dee fulgidissime figlie
(Esiodo, Teogonia).

OCEANO

Ὠκεᾰνός, secondo Esiodo era figlio di Urano e di Gea. Invece per Omero, Oceano è il principio di tutte le cose. Egli è un dio fluviale con la particolarità di circondare tutte le terre e di sorgere da sè stesso e ritornare in sè stesso.

Rappresentava la grande forza generatrice dell'acqua; sorgenti, mari e fiumi nascono da lui. Teti era la sua sposa e con essa generò tremila figli (i fiumi) e tremila figlie, le Oceanine.

Oceano e Teti che erano della stirpe dei Titani furono gli unici a non prendere parte alla guerra dei Titani contro Zeus e per questo il sommo dio per ricompensarli gli lasciò governare le acque.

Raffigurato come un vecchio molto arzillo con corna di toro e barba fluente.

OCIPETE

Ὠκῠπέτη, Colei che vola rapida, una delle Arpie che risponde anche al nome di Ocitoe o di Ocipode.

OCIROE

1) Ὠκῠρόη, figlia del centauro Chirone e della ninfa Cariclo. Dotata di poteri profetici, per avere osato rivelare il futuro ad Asclepio, fu da Zeus mutata in cavalla.

«Cresci, fanciullo, che all'universo intero darai salute!»
disse. «Non poche volte i corpi dei mortali ti dovranno
la vita; a te sarà permesso rendere l'anima a chi l'ha persa:
ma dopo averlo osato una volta, destando l'ira degli dèi,
la folgore del tuo avo t'impedirà di farlo ancora,
e da dio quale sei diverrai corpo esangue, per tornare ad essere
da quel corpo dio, mutando due volte il tuo destino.
E anche tu, padre mio, che ora, creato in virtù della nascita
per sopravvivere nei secoli dei secoli, sei immortale,
ambirai di poter morire quando, penetrato nel tuo corpo
da una ferita, ti strazierà il veleno di un serpente maligno,
e allora gli dèi, da eterno che sei, ti renderanno alla mercé
della morte, lasciando che le Parche ti recidano la vita»...
...Non valeva tanto un'arte che attira su di me
l'ira di un nume: meglio, sì, se avessi ignorato il futuro.
Già sento che l'aspetto umano mi viene sottratto,
già godo a cibarmi d'erba, già di correre lungo i campi
provo l'impulso: in cavalla mi trasformo, in un corpo familiare.
Ma perché tutta intera? Solo a metà lo è mio padre».
.(Ovidio, Metamorfosi II)

2) Altra Ociroe era una delle Oceanine.

OETA o ÈTA

Οἴτῃ, monte della Tessaglia (oggi CatalJotra, m. 2.158), sito in Tessaglia tra il Pindo e il Parnaso, dove, secondo il mito, Eracle salì sul rogo da lui stesso eretto per porre fine alle sofferenze causategli dalla veste impregnata col sangue di Nesso.

ODISSEO

Ὀδυσσεύς, vedi Ulisse.

OFELTE

Ὀφέλτης, vedi Archemoro.

OGIGIA

1) Ὠγῠγία, antico nome della Beozia e nome dell'isola di Calipso, dove Ulisse vi trascorse ben sette anni.

2) Una delle figlie di Anfione e Niobe. In suo onore una delle porte di Tebe fu chiamata Ogigia che, durante la guerra dei Sette, fu assediata da Capaneo

OICLEO o OICLE

Όίϰλεύς, padre di Anfiarao. Si alleò con Eracle nella spedizione contro Laomedonte.

OILEO

Ὀϊλεύς, figlio del re locrio Odedoco, fu uno degli Argonauti, accompagnò Eracle nella fatica contro gli uccelli Stinfalidi. Sposò Eriopide che gli diede il meno famoso Aiace il piccolo.

OINEO

Οἰνεύς, padre di Deianira e quindi suocero di Eracle. Gli si attribuiva la scoperta del vino (οἶνος) che, si diceva, aveva preso nome da lui.

OLIMPI

Ὀλυμπιάς, le dodici maggiori divinità dell'Olimpo, legate tutte alla stirpe di Zeus. Erano: Zeus stesso, Poseidone, Apollo, Ares, Ermes, Efesto, Estia, Demetra, Era, Atena, Afrodite e Artemide.

OLIMPO

Ὄλυμπος, era la montagna sulla quale gli dèi avevano la loro sede. È alta tremila metri e fa parte alla catena montuosa che si estende tra la Tessaglia e la Macedonia.

Con la sua cima ricoperta di nevi in inverno è nella sua base prosperoso di boschi fitti, interrotti da precipizi, balze e rocche.

Illuminato per primo al sorgere del sole e oscurato per ultimo al tramonto.

La sua cima circondata da nubi squarciate di tanto in tanto da lampi, seguiti da tuoni, era nascosta alla vista degli umani. Per cui gli antichi Greci fantasticavano fosse la sede degli dèi.

OLOCAUSTO

ὁλοκάρπωμα - θύος, era il sacrificio nel quale la vittima veniva interamente consumata dal fuoco (tipico sacrificio in onore degli eroi), senza che ne restasse alcuna parte per il banchetto dei sacerdoti o degli assistenti.

OMADO

Όμαδος, uno dei pochi Centauri che era riuscito a sfuggire alla furia di Eracle nella Centauromachia. Ma dato che il Fato non può essere traviato, fu dallo stesso Eracle ucciso in Arcadia mentre tentava di violentare la giovane Alcione sorella di Euristeo.

ONCO

Όγϰος, grande allevatore di cavalli e figlio di Apollo. Nelle sue mandrie si nascose Demetra per scampare alle voglie amorose di Poseidone.

Eracle e Onfale (Bartolomeo Spranger)
Eracle e Onfale B. Spranger

ONFALE

Ὀμφάλη, questo è un mito della saga di Eracle. Onfale, regina di Lidia (in Asia minore) moglie del re Tmolo. Quando Eracle, involontariamente uccise Ifito, per espiare la sua colpa dovette mettersi al servizio di Onfale per tre anni.
Adesso dovete sapere che Onfale era bellissima ed Eracle (e non solo lui) si innamorava facilmente delle belle donne, quindi l'eroe per fare breccia nel cuore (e non solo) di lei, adeguando conocchia ed il fuso di Onfale, si mise a filare e a tessere tra le ancelle di lei, indossando vesti femminili, mentre Onfale indossava la pelle leonina e maneggiava la clava. A quanto pare questo stratagemma funzionò tanto per quanto Eracle ebbe da Onfale tre figli: Illo, Achele e Lamo.

ONIRO

Ὄνειρος, dio dei Sogni, figurato come giovane alato e con un corno per versare i sogni. Faceva parte della cerchia di Ipno e in modo molto singolare in Epidauro a quella di Asclepio e Anfiarao: i malati dopo avere sacrificato ad Asclepio, pernottavano nell'Ascleipeo (o Incubatorio) in attesa dell'incubazione e cioè il malato, durante il sonno notturno, riceveva da Anfiarao (per tramite di Oniro il sogno), un responso che poi veniva interpretato dagli indovini che suggerivano la cura.

ONOMASTO

Ὀνόμαστος, famoso campione di pugilato, fu lui a dettare le regole poi adottate dagli Elei per questo sport.

ORACOLO

λόγιον - μαντεία, con tale nome si definivano le risposte che davano i sacerdoti e le sacerdotesse, a coloro che andavano a consultarli su ciò che dovevano fare o che doveva accadere. Queste risposte erano in genere ambigue e oscure, e venivano interpretate da speciali personalità addette a tale compito.
Il termine indicava anche il corpo sacerdotale e il luogo dov'erano stabiliti.
in tempi più antichi, i sacerdoti, chiedevano l'oracolo al dio osservando dei segni particolari quali il volo degli uccelli, lo stormire delle foglie nei boschi sacri, l'osservazione del fegato e/o le visceri degli animali sacrificati allo scopo e in tanti altri modi. In seguito vennero dati dalla voce di sacerdoti o sacerdotesse e venivano espressi in versi, ecco un esempio: «non sciogliere il pendaglio della giara prima di essere tornato sull'Acropoli di Atene». Questo oracolo fu dato a Egeo quando interrogò la pizia a Delfi.
Apollo era per eccellenza il dio degli oracoli ed aveva oracoli (sedi) a Claro, a Delfi, a Mileto, in Licia, nella Troade, e in Beozia. Famosi erano gl'oracolo di Zeus a Dodona e a Olimpia. Esistevano comunque oracoli anche di tante altre divinità e posti nelle varie nazioni.

ORE

Ὧραι, figlie di Zeus e di Temi, in origine divinità della natura e dell'ordine, delle stagioni e delle piogge, successivamente connesse al concetto della Giustizia. Talvolta identificate con le Cariti (le Grazie). Le Ore attiche erano solamente due, Tallo (germoglio) e Carpo (frutto), nomi alludenti alla semina e alla crescita del frutto delle piante. Esiodo nella Teogonia ne indica tre: Eunomia (l'Equità o il buon governo), Dike (la Giustizia) e Irene (la Pace), con riferimento all'ordine, alla giustizia e alla pace. Controllavano l'ordine della natura nell'alternarsi delle stagioni ed erano le portinaie dell'Olimpo. I loro nomi cambiavano in base alle tradizioni del luogo e proprio per questo motivo, in Grecia se ne contarono 10, mentre a Roma si arrivò a 12, queste ultime danzavano intorno al carro del Sole e furono particolarmente connesse con le suddivisioni del giorno. Igino ci da il seguente elenco, peraltro molto confuso: Auxo, Eunomia, Ferusa, Carpo, Dice, Euporie, Irene, Ortosie, Tallo. Altri autori ne citano dieci con i seguenti nomi: Auge, Anatole, Musica, Ginnastica, Ninfe, Mesembria, Sponde, †elete atte e† Esperide e Diside.

Oreadi W. A Bouguereau 1902
Oreadi W. A Bouguereau
1902

OREADI

Ὄρειος, (dal greco Oros= montagna), ninfe che proteggevano le montagne, facevano parte del corteggio di Artemide. A esse si deve la scoperta del miele. Una di esse, di nome Melissa, aveva trovato nella cavità di un albero un favo, lo fece assaggiare alle compagne, che tutte liete di questa scoperta, dettero alle api il nome di Melisse, ed al loro nettare quello di mèli = miele. Erano figlie di Nereo e di Doride.

OREO

Ὄρειος, uno dei Centauri più famosi, Eracle uccise lui e i suoi fratelli nonostante la madre Nefele versasse una pioggia abbondante che faceva scivolare il bipede eroe, mentre i Centauri erano stabili sulla loro trazione integrale.

ORESTE

Oreste ed Elettra
Oreste ed Elettra

Ὀρέστης, discendente da una famiglia maledetta di assassini, è il più piccolo dei figli di Agamennone, re di Micene, e di Clitennestra. Era ancora un fanciullo quando la madre e Egisto, suo amante, assassinarono Agamennone.

Egli stesso, fanciullo, sarebbe stato soppresso insieme ad Agamennone, se la sorella Elettra non lo avesse mandato segretamente alla Corte dello zio Strofio, re dei Focesi.

Lì col cugino Pilade strinse un'amicizia così forte che li legò a vita.

Divenuto adulto, Oreste con l'aiuto del cugino Pilade, vendicò la morte del padre. Perseguitato dalle Erinni, le dee vendicatrici, Oreste vagò a lungo, senza trovare né pace né asilo.

Consultato l'oracolo di Delfi, dalla Pizia seppe il modo di come liberarsi dalla persecuzione; doveva recarsi nella Tauride, rapirvi il simulacro di Artemide posseduto dal re Toante e custodito in un tempio.

Oreste, tentò l'impresa con l'aiuto di Pilade, ma fu scoperto e l'avrebbero sicuramente ucciso se la sorella Ifigenia, sacerdotessa del tempio, non l'avesse riconosciuto e salvato fuggendo con lui e col simulacro.

Rifugiatosi a Micene, ne divenne re, ottenendo anche la sovranità su Argo e Sparta. Secondo un'altra versione, Oreste su consiglio di Apollo, si recò ad Atene a difendere la propria causa presso la dea Atena e i nobili dell'Areopago.

Oreste si dichiarò colpevole dell'uccisione della madre, ma sostenne di essersi purificato dalla sua colpa mediante la sofferenza e venne assolto. Secondo Euripide, le Erinni non accettarono il verdetto e continuarono a tormentare Oreste, che, disperato, consultò nuovamente l'oracolo di Delfi: gli fu prescritto di recarsi in Tauride (l'attuale Crimea) e di impossessarsi della statua di Artemide, custodita nel tempio sacro alla dea.

Quando vi giunse con Pilade, scoprì che la sacerdotessa era sua sorella Ifigenia, che credeva morta.

Con il suo aiuto, rubò la statua e la portò a Micene; in seguito sposò Ermione, figlia di Menelao e regnò in Arcadia.

Morì poco gloriosamente per il morso di un serpente.

Per approfondimenti Eschilo, Eumenidi; Euripide, Ifigenia in Tauride; Oreste.

ORESTEO

Ὀρεσθεύς, uomo delle montagne, figlio di Deucalione. La sua cagna partorì un ceppo, questo sotterrato da Oresteo, germogliò i primi tralci di vite. La cagna fu posta in cielo divenendo la stella Sirio che fa maturare i grappoli d’uva.

ORFEO

Orfeo
Orfeo

Ὀρφεύς, celebre musico e poeta, figlio di Eagro o di Apollo e della Musa Calliope.

Apollo gli donò la cetra e le Muse gli fecero da maestre, per questo suonava in modo talmente dolce la sua cetra che i fiumi si fermavano per ascoltare, le belve si ammansivano, i sassi e gli alberi si commovevano.

Partecipò alla spedizione degli Argonauti con la mansione di sacerdote-cantore.

Durante il viaggio, col suo canto melodioso, placò una tempesta e riuscì a superare le malie delle Sirene, intonando un canto ancor più bello di quello delle maliarde, solo Bute si gettò in mare per raggiungerle.

Stabilitosi in Tracia si innamorò e sposò Euridice. Questa inseguita da Aristeo, che voleva violarla, senza avvedersene pestò un serpente velenoso che la morsicò facendola morire.

Deciso a riprendere la sua sposa, portando con se la sua cetra, Orfeo discese negli Inferi per recuperare Euridice. Al suono del suo strumento e del suo canto Caronte lo traghettò, Cerbero lo lasciò passare, le anime dannate di Tantalo, Sisifo e Issione non soffrirono più.

Negli Inferi, Orfeo col suo canto e col suo suono riuscì a commuovere i giudici infernali e le anime dei morti. Anche Persefone e Plutone, regnanti del triste paese delle ombre, si commossero e acconsentirono che egli riportasse con sé Euridice, a condizione che non si voltasse mai a guardarla finché non fosse fuori dagli Inferi. Orfeo con la sposa iniziò così il ritorno al mondo dei vivi, ma per strada non sentendo più i passi della sua amata si voltò a guardare e così Euridice rifattasi ombra si dileguò nell'ultimo saluto di addio al suo sposo.

Orfeo non riuscendo a rassegnarsi rifece i suoi passi indietro, e stavolta a nulla valsero le sue suppliche a Caronte perché lo facesse traghettare. Inutilmente egli aspettò per sette giorni senza toccare cibo sulle rive dell'Acheronte.

Sconsolato, si ritirò sul monte Rodope, rinchiuso nel suo dolore. Le Baccanti cercarono di consolarlo in tutti i modi facendogli anche profferte amorose che lui respinse. Le Baccanti, sdegnate, lo fecero a pezzi e gettarono le sue membra nel fiume Ebro mentre la sua testa e la sua cetra continuavano a cantare il suo dolore per la perdita di Euridice.

Zeus commosso dalla struggente storia, pose la testa di Orfeo in mezzo al cielo, nella costellazione della Lira. Ancora oggi, si dice che nelle notti stellate è possibile udire il suo canto d'amore. Ecco uno dei passi più struggenti delle Georgiche di Virgilio:

Orfeo, Euridice ed Ermes
Orfeo, euridice ed Ermes

…fermo, ormai vicino alla luce,
vinto da amore,
la sua Euridice si voltò incantato a guardare.
Così gettata al vento la fatica,
infranta la legge del tiranno spietato,
tre volte si udì un fragore
nelle paludi dell'Averno.
E lei: “Ahimè, Orfeo,
chi ci ha perduti,
quale follia?
Senza pietà il destino indietro mi richiama
e un sonno vela di morte i miei occhi smarriti.
E ora addio: intorno una notte fonda mi assorbe
e a te, non più tua, inerti tendo le mani”.
Disse e d'improvviso svanì nel nulla,
come fumo che si dissolve alla brezza dell'aria,
e non poté vederlo
mentre con la voglia inesausta di parlarle
abbracciava invano le ombre;
ma il nocchiero dell'Orco
non gli permise più
di passare di là dalla palude…
…E le donne dei Cíconi offese da quel rimpianto,
durante le orge notturne dei riti di Bacco,
dispersero nei campi le sue membra dilaniate.
Ma anche allora, quando in mezzo ai gorghi
l'Ebro trascinava sull'onda
il capo spiccato dal suo collo d'avorio,
la voce ormai rappresa nella gola
“Euridice” chiamava, mentre l'anima fuggiva,
“o misera Euridice”.
E lungo tutto il fiume
le rive ripetevano “Euridice”…

ORFISMO

Orfeo nell'Ade
Orfeo nell'Ade

Orfeo era ritenuto il fondatore dell'Orfismo, religione misterica che iniziò a espandersi dalla Grecia in Asia Minore dal VI secolo a.C.. Era una dottrina filosofica e cosmogonica che esaltava le forze spirituali dell'Uomo e il desiderio di identificarsi con le divinità.

I precetti religiosi degli orfici vengono dall'unità del creato col creatore e la natura divina dell'Uomo è data dall'anima immortale, mentre il principio del male è dato dal corpo che è una prigione.

Alla morte l'Uomo sconterà i peccati commessi in vita per poi riprendere una nuova esistenza. Orfeo ottenne da Persefone e da Dioniso la grazia di salvare l'anima dal ciclo delle reincarnazioni e così di potersi riunire agli dèi.

Poteva avere tale grazia solo chi iniziato ai misteri orfici e conduceva una vita corretta secondo le regole della setta che prevedeva sia dei riti selvaggi che regole ascetiche. L'Orfismo influì molto sulla filosofia greca, col suo senso del dolore e del continuo rinnovarsi della vita, un esempio è dato dalla filosofia di Pitagora.

ORGIE

Feste religiose dove prevaleva una certa sovreccitazione che rasentava la follia. I partecipanti, donne e uomini, seminudi danzavano e urlavano, abbandonandosi a pratiche sconce; si chiamavano Orgiasti e i sacerdoti Orgiofàni. Erano di carattere orgiastico: i Misteri Eleusini, le feste dei Cabiri, di Dioniso e di Orfeo.

Artemide accanto al cadavere di Orione (Seiter Daniel)
Artemide accanto al cadavere
di Orione(Seiter D.)

ORIONE

Ὠᾰρίων, viveva in Tracia un re di nome Irieo che, un giorno, senza saperlo ospitò nella sua casa Zeus, Poseidone ed Ermes. Irieo ospitò molto caldamente i tre pellegrini che prima di ripartire gli chiesero quale era il suo più grande desiderio e Irieo rispose che desiderava un figlio ma non riusciva a generarlo. Gli dèi presero un otre, lo riempirono della loro orina e ordinarono a Irieo di sotterrarla. Dopo dieci mesi ne venne fuori un gigante che venne chiamato Orione in ricordo di come fu generato. Questo gigante era ritenuto il più bello dei mortali, tanto che la dea Eos innamoratasi di lui lo rapì. Orione, da Poseidone aveva avuto il dono di potere camminare sulle acque. La sua prima sposa fu una certa Side, questa fu gettata nell'Ade dalla dea Era perché aveva osato gareggiare con lei in bellezza. Orione si era innamorato di Merope, figlia di Enopione che a sua volta era figlio di Dioniso. Orione chiese la mano della giovane a Enopione, che si dimostrò disposto a condizione che egli avesse liberato l'isola dalle belve che la infestavano. Il gigantesco Orione, da bravo cacciatore quale era, non ebbe difficoltà a sterminare le fiere e, dunque, richiese il suo compenso che Enopione gli rifiutò. Orione, irato, prese un otre di vino e lo bevve per dimenticare, (a quanto pare più che per dimenticare, bevve per irretirsi); ubriacatosi, penetrò nella stanza di Merope e la violentò. Enopione, allora, chiese a Dioniso, suo padre, di vendicarlo: il dio ordinò ai Satiri di ubriacarlo fino ad addormentarlo e a quel punto, Enopione lo accecò. La Pizia rivelò ad Orione che avrebbe recuperato la vista se avesse potuto volgere le orbite ad Elios sorgente dall'Oceano. Facendosi guidare da uno dei garzoni di Efesto (un certo Cedalione), giunse sulle rive dell'Oceano e seguite le istruzioni dell’oracolo, riacquistò la vista. Riavuta la vista, assetato di vendetta, Orione tornò a Chio, ma non trovò Enopione che preventivamente si era nascosto in un rifugio fattogli da Efesto. Credendo che Enopione si fosse nascosto da Minosse, andò a Creta e non trovandolo neanche là, si mise a cacciare e minacciò di sterminare tutti gli animali. Gea, per evitare la strage, mandò un'enorme Scorpione che lo uccise. La versione più diffusa raccontava che Orione avesse tentato di usare violenza alla stessa Artemide: la dea allora lo fece pungere da uno scorpione e il giovane morì. Sia lo scorpione che Orione furono trasformati in costellazioni. Un'altra versione del mito dice che Orione usò violenza a Opi, una fanciulla Iperborea al seguito di Artemide; la dea per vendicarla lo uccise con le sue frecce. Sulla sua fine ci sono altre versioni che non ci è possibile elencare senza creare ulteriori confusioni. Uno degli episodi sulla vita di Orione narra che: quando le Pleiadi stavano attraversando la Beozia, Orione le vide e cercò di farle sue; le Pleiadi fuggirono per evitare di essere stuprate. Orione imperterrito le braccò per sette lunghi e terribili anni, finché Zeus impietosito per proteggerle trasferì le Pleiadi in cielo

Per approfondimenti Omero, Iliade XVIII, 486 ss.; Odissea V, 121 ss..

ORITIA

Ὠρείθυ(ι)α, figlia di Eretteo e di Prassitea. La giovane ninfa fu rapita da Borea mentre giocava sulle rive del fiume Ilisso. Così violata da Borea, ebbe due figlie, Cleopatra e Chione, e due figli alati Calaide (o Calai) e Zete, che parteciparono al viaggio degli Argonauti.

Borea agitò le ali, e a quel battito tutta la terra
fu percorsa dal vento e la distesa del mare ne fu sconvolta.
Trascinando il suo mantello di polvere sulla cima dei monti,
l'innamorato spazzò il suolo e, nascosto dalla caligine,
abbracciò Oritìa, tremante di paura, con le sue ali fulve.
E mentre vola, l'eccitazione rinfocolò la sua passione;
ma non pose fine alla sua corsa sfrenata nello spazio,
se non quando ebbe raggiunto la gente e le città dei Cìconi.
Lì, l'ateniese Oritìa divenne moglie del gelido signore,
e madre: partorì due gemelli, che in tutto
assomigliavano a lei, se si escludono le ali, dote del padre
(Ovidio, Metamorfosi VI).

ORME

Ὁρμή, l' impetuosità, l'attività, lo slancio, secondo Pausania aveva un tempio in Atene.

ORSIPPO

Ὄρσιππος, fu il primo atleta che vinse a olimpia la corsa dello stadio correndo nudo ben sapendo di trarne dei vantaggi rispetto agli atleti che secondo gli usi correvano cinti da un perizoma.

ORMENIO

Ὀρμένιος, re di Pelasgiotide e padre di Astidamia. Eracle, di passaggio nella città, si innamorò di Astidamia e la chiese in sposa. Ormenio, sapendo che Eracle era già sposato con Deianira, non tenne in considerazione la richiesta dell’eroe. Eracle, irato, attaccò la città e dopo avere ucciso Ormenio, si unì con Astidamia generando Ctesippo.

ORTIA

Ὀρθία, con questo epiteto a Sparta e in tutta la Laconia (e non solo) veniva adorata Artemide, connessa tanto con gli efebi, alla cui fustigazione presiedeva, quanto coi riti matrimoniali e quindi con le nascite: per lei le vergini spartane danzavano e cantavano i parteni di Alcmane.

ORSINOME

Ὀρσινόμη, sposa di Lapite e madre di Forbante e Perifante.

ORTIGIA

Ὀρτυγία, (Isola delle quaglie) Isoletta vicina all’isola di Delo, nella quale Leto partorì Artemide. L’isola è identificabile con l’isola Renea (o Renia). …Salve, o Leto beata, madre di figli raggianti:
di Apollo e di Artemide lieta dei dardi:
questa tu partoristi in Ortigia, quello in Delo
(III Inno omerico a Apollo).

ORTRO o ORTO

Ὄρθρος - Ὄρθος, mostruoso cane dalle due teste, figlio di Tifone e di Echidna. Unitosi con Chimera divenne padre della Sfinge. Assieme a Eurizione custodiva le mandrie di Gerione. Fu ucciso da Eracle.

OSSA e PELIO

Ὄσσα καί Πήλιον, monti della Tessaglia che nella guerra contro Zeus i Giganti sovrapposero uno sull'altro per potere giungere sull'Olimpo, ma furono fulminati da Zeus mentre tentavano l'impresa.
Dal Pelio gli Argonauti partirono per la loro fantastica impresa, era famoso per il tempio di Zeus.

OTO

Ὦτος, figlio di Aloeo e di Ifimedea. Col gemello Efialte tentò di sconfiggere gli Olimpi.

OTRERE

Ὀτρηρή, figlia di Ares e progenitrice delle Amazzoni.

OTRINTEO

Ὀτρυντεύς, re di alcune pianure in prossimità del Tmolo, dalla ninfa Naide, ebbe Ifizione.