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breve sinòssi di un libro di Vernant

Jean-Pierre Vernant, L'universo, gli Dei, gli uomini, Il racconto del mito, Einaudi, Torino, 2000, Supercoralli , pag. 216

Primo capitolo: origine dell'universo (sulla cosmogonia greca):

  La prima a nascere da Abisso (?) fu Gea, e con essa nacque il primo Eros, da cui tutto ebbe inizio, ma non esistendo i sessi il primo Amore era solo Energia indifferenziata che doveva sgorgare fuori da Abisso per creare. Come emanazioni di Gea furono creati Ponto (il mare, elemento liquido che si oppone alla materia solida) e Saturno (il cielo che si unirà in seguito alla madre). All'inizio Saturno non si distaccava mai da Gea (chiamata nel libro Gaia), in un eterno amplesso, il primo amplesso sessuato, ma indifferenziato. Emblematico il fatto che, nella concezione filosofica greca, la terra (il solido, il materiale, la carne) sia coperta dal cielo (l'aereo, l'immateriale, lo spirito). Ma non si susseguivano generazioni, non esisteva il tempo. I figli di Gea e Saturno rimanevano nel grembo di Gea perché Saturno non usciva mai fuori da Gea. La madre aiutò l'ultimo figlio, Crono (che sarebbe per l'appunto il tempo), a ribellarsi (il solito istinto novatore talmente importante nella società occidentale), gli donò un falcetto con il quale Crono amputò il padre che si ritirò da Gea e se ne staccò per sempre. Il membro amputato fece nascere le Erinni (spirito di vendetta) e la vendetta sarebbe ricaduta poi su Crono (ucciso a sua volta da Zeus). Saturno da allora si sarebbe unito a Gea solo durante le piogge (sarebbe piovuto il suo seme) e la terra avrebbe dato i suoi frutti, ciclicamente (da ciò nasce la vita).

Secondo capitolo: zeus al potere

 Crono regnava incontrastato e con lui ebbe inizio l'era dei congiungimenti. Egli si congiunse con la sorella Rea, una sorta di Gea, ma più indistinta. Ed è proprio Rea ad armare la mano del figlio (Zeus) contro Crono, come già Gea aveva fatto con Crono. Rea, prima nascose Zeus a Creta, offrendo a Crono un sasso da mangiare al posto del figlio. Una delle differenze fra Saturno e Crono è la consapevolezza. Mentre Saturno non permetteva che i figli uscissero dal grembo materno, Crono, sapendo che sarebbe stato ucciso da un figlio, si nutriva dei suoi discendenti, imprigionandoli nel suo grembo. In Saturno era quasi un atto involontario. Con Crono invece nacque la politica, il bisogno di conservare il potere. Ma Zeus fece vomitare il padre e ne nacque la seconda generazione di dei. Afrodite nacque dallo sperma di Saturno che si unì al mare. E dalla spuma nacque la bellezza, nei pressi di Cipro, seguita sempre da Eros, il figlio, visto come principio di unione sessuale e desiderio, e non più come unità indifferenziata (come il primo Eros).

  Terzo capitolo: prometeo e pandora (ossia dei e uomini)

 Da Saturno nacquero quindi le Erinni (e in generale Eris, principio di discordia) e Eros (amore). Intanto si scatenò la lotta di potere e Zeus, aiutato da Prometeo (Titano traditore, la cui figura assomiglia al Loki della mitologia nordica) che donò il fulmine (forgiato dai ciclopi) a Zeus, facendolo vincere contro i suoi fratelli Titani. In seguito lo stesso Prometeo donò il fuoco agli uomini. Zeus intanto aveva mutilato suo padre, Crono. Quest'ultimo era sì l'inventore della politica, ma era tirannico, non riconosceva diritti agli avversari e agli alleati. Zeus si distingue invece per giustizia e tende a mantenere il potere grazie all'astuzia. Zeus sposò Metis, la prudenza, una astuzia particolare, la capacità cioè di prevedere i cambiamenti, di non trovarsi mai preso alla sprovvista, mai impreparato. Zeus mise Metis in cinta di Atena, dopo la mangiò (come faceva Crono), ma poi Efesto e Ermes, ruppero la testa di Zeus e da quella uscì fuori Atena. Rapporti Dei uomini. Prometeo è una figura particolare, figlio di Giapeto, fratello di Crono, quindi né Titano, né Olimpico, e perciò imprevedibile, ma capace di prevedere. Pro-Metis (prima della prudenza). Al contrario di Epimeteo (Epi=dopo) marito di Pandora, che si trovò impreparato quando la donna fece uscire dal vaso tutti i mali del mondo. La lotta Zeus Prometeo. Si snoda fra inganni vari. Riguardo le offerte sacrificali, Prometeo si domanda: "che parte dare agli uomini nei sacrifici, che parte agli dei?" Agli dei andò il fumo delle offerte sacrificali, come conseguenza il dio tolse il grano e il fuoco agli uomini, ma Prometeo rubò il fuoco e lo donò agli uomini, Zeus quindi gli commise il famoso supplizio dell'aquila, inoltre mandò la donna agli uomini (nella fattispecie al povero Epimeteo che si trovò Pandora in casa). La donna, creatura di fango e acqua, secondo il racconto di Esiodo, bellissima e dalla pudica apparenza, fu creata da Zeus per vendicarsi della conquista del fuoco da parte degli uomini: "essi riceveranno da me, in cambio del fuoco, un male di cui gioiranno, circondando d'amore ciò che costituirà la loro disgrazia". Pandora, infatti, antenata di tutte le spose degli uomini, levando per curiosità il coperchio di un vaso di terracotta, predisposto da Zeus, liberò le malattie letali che vi erano rinchiuse e che da quel momento si diffusero irreversibilmente in tutto il nostro mondo, rendendo mortali gli uomini e separandoli dagli dei. Soltanto la Speranza rimase chiusa in quel vaso. Pandora, il cui nome maliziosamente significa "colei che tutto dona", come la Madre Terra, incarnerebbe perciò una visione negativa della donna quale origine dei mali dell'umanità. Visione che per qualche via l'apparenta a Persefone, figlia di Zeus e di Demetra, divenuta Regina degli Inferi. Così come il fuoco creò una grande svolta nell'evoluzione umana, ma provocò anche la "vendetta degli dei", le grazie e la fecondità femminili possono diventare fonte di disgrazia, ma la donna è matrice inconsapevole del male ed è essa stessa, come sposa e madre dei mortali, la prima vittima. Durante la canicola la donna fiorisce, l'uomo infiacchisce. Il fuoco dato da Prometeo è utile, quello di Zeus (la donna) dannoso. Per questo Prometeo fu punito da Zeus, ma Eracle (una sorta di sbrigafaccende) lo liberò dalla rupe.

Quarto capitolo: la guerra di troia
Quinto capitolo: il viaggio di Ulisse.

 Degli ultimi due capitoli non è importante la sinossi visto che sulla guerra (Iliade) e sul viaggio (Odissea) Vernant non aggiunge molte novità. Una curiosità a proposito di Ulisse, sulla vicenda che lo vide opporsi a Polifemo. Quando il ciclope gli chiese il nome e Ulisse rispose Nessuno, ossia Ou-tis, che però può anche essere letto Me-tis, astuzia.

Giancarlo Lupo