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Atlantide e Creta

"Nel giro di una notte la distruzione avvenne" cantava il catanese Franco Battiato, rifacendosi alla fonte principale di Platone, a proposito del mito di Atlantide.  Il filosofo greco nel suo "Crizia" e nel suo "Timeo" per primo narrò l'ascesa e la caduta di Atlantide che, per l'appunto, nel giro di una notte, fu distrutta dalla rapacità degli uomini. Platone descrive la leggendaria isola e la sua civiltà, come una grande nazione marinara, immensamente ricca, situata oltre le "Colonne d'Ercole" (lo Stretto di Gibilterra), signora del Mediterraneo, dall'Etruria fino alla Spagna. Era anche una isola ricca di risorse naturali: legname, pietra e metalli preziosi abbondavano come gli alberi da frutta, ortaggi ed erbe. Fra i metalli preziosi si segnalava soprattutto l'oricalco, un metallo dai riflessi di fuoco, molto prezioso (solo l'oro valeva di più), tanto che fu usato per la stele ove erano incise le leggi vecchie di migliaia di anni. In greco la parola oricalco significa montagna di bronzo e si pensa perciò che sia una particolare lega del rame, se non il rame stesso. Atlantide era abitata da animali selvatici come gli elefanti, e c'erano grandi montagne. L'isola era divisa in dieci regioni, governate da dieci re discendenti da Poseidone, che collaboravano tra loro in armonia. Platone racconta (e Battiato fedelmente riprende) che, quando gli dei si erano spartiti la terra, Atlantide era stata assegnata a Poseidone, il dio del mare e dei terremoti. Su una collina dell'isola viveva Clito di cui il dio si innamorò. I discendenti della donna mortale (gli Atlantidi) fondarono una città dove era stata la sua abitazione, incorporandovi i cinque anelli di terra e di acqua. Sulla sommità del colle eressero il palazzo reale. Al centro della reggia risiedeva il tempio al Dio Poseidone; all'interno di esso c'era la statua d'oro del dio, alla guida del suo cocchio trainato da 6 cavalli alati. Nei pressi del tempio una sorgente calda e una fredda rifornivano d'acqua i serbatoi e i bagni. Sui due anelli di terra si trovano templi e giardini, maneggi e ginnasi e un ippodromo. Nei porti erano all'ancora veloci triremi. La corruzione dei propri abitanti fu la rovina dell'isola. All'inizio nobili cittadini si trasformarono in aggressori avidi di potere e cercarono di conquistare i paesi vicini. Alla fine furono sconfitti dagli Ateniesi e la loro isola fu distrutta da una catastrofe naturale. Platone (morto nel 347 a.C.) affermava che circa 200 anni prima dei suoi tempi, questa "storia vera" era stata raccontata all'ateniese Solone dai sacerdoti di Sais, capitale del Basso Egitto. La storia fu tramandata oralmente fino ai tempi di Platone, che la citò nei suoi dialoghi. Da allora su Atlantide sono stati scritti più di 200mila libri. Da secoli l'enigma dell'esistenza di Atlantide e della sua ubicazione affascina studiosi e mistici. Alcuni pensarono che la descrizione di Atlantide richiamasse alcuni elementi di una civiltà fiorita nell'isola greca di Thera fino al 1500 a.C. circa, quando fu annientata da un'immane eruzione vulcanica. La ceramica e gli affreschi rinvenuti a Thera sono di stili simili a quelli della raffinata cultura minoica di Creta, 120 km a sud di Thera. L'eruzione di Thera, oltre a distruggere l'isola potrebbe anche aver accelerato il crollo della Creta minoica, databile intorno al 1450 a.C. In effetti ci sono dei punti di contatto fra le due civiltà: come gli Atlantidi, i Minoici erano un popolo di marinai e di mercanti, con cantieri navali, potenti flotte e un florido commercio marittimo. Erano abili costruttori e artigiani, proprio come gli Atlantidi. Da segnalare anche l'importanza dei culti taurini (il toro era l'animale sacro a Poseidone, lo Scuotitore della Terra) connessi a quelli di fertilità femminile, presenti a Creta come a Malta, in Sicilia come nel Nordafrica e che trovano una piena corrispondenza nei graffiti protostorici del Sahara. Connesso all'idea di fertilità femminile è anche il matriarcato, minimo comun denominatore delle società in questione. I Tuareg del Sahara dicono di provenire da Atlantide e nutrono un culto particolare per le Pleiadi, come è testimoniato da certi graffiti preistorici. La costellazione delle Pleiadi, con una disposizione che ricorda quella delle sette stelle dell'Orsa Maggiore, è uno dei simboli della Grande Madre. I Tuareg del Sahara affermano anche di discendere da Antinea, ultima regina di Atlantide sopravvissuta alla catastrofe e rifugiatasi in Africa. Inoltre, anche Creta, come Atlantide, sembra aver conosciuto una fine improvvisa. Se si toglie uno zero alla datazione platonica di Atlantide, 9000 anni prima di Solone (forse un errore dello scriba, o una voluta esagerazione), si ricade perfettamente nell'arco di tempo della cultura minoica. Quando si verifica lo scontro fra Minosse e Kokalos Creta sta perdendo la sua egemonia nella rete mediterranea a causa delle invasioni doriche e all'ascesa dei micenei.

Giancarlo Lupo