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Pindaro

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Pindaro, poeta lirico greco, uno dei maggiori esponenti della lirica corale. Nacque a Cinocefale, villaggio presso Tebe, durante la 65° Olimpiade (520-517 a.C.). Visse alcuni anni in Sicilia (478-474) poi ad Argo dove morì nel 438. Nato in una famiglia nobile e agiata, rimase sempre attaccato agli ideali aristocratici propri di un mondo arcaico ormai in piena fase di tramonto. Educato in un austero ambiente religioso e tradizionalista, si formò dapprima presso il flautista Scopellino e le poetesse Mirtide e Corinna, in seguito ad Atene presso Lasao d'Ermione e di Agatocle. Fu attivo alle corti di Cirene, in Tessaglia, in Macedonia, a Siracusa, Agrigento e giusto in Sicilia incontrò Simonide e Bacchilide, anch’essi celebri poeti di epinici, con i quali rivaleggiò nel comporre. Fervido ammiratore del passato, durante le guerre persiane mantenne un atteggiamento distaccato, quasi indiffferente, ma più tardi cantò Atene come «baluardo della Grecia». É il più conosciuto dei poeti antichi perchè di lui ci sono pervenuti, oltre a numerosi frammenti, 4 libri di componimenti interi, gli "Epinici", scritti per i vincitori dei giochi panellenici. La sua opera poetica, assai vasta, fu raccolta e pubblicata da Aristofane di Bisanzio che la divise, secondo la materia, in 17 libri: 11 di canti liturgici (così divisi: un libro di Inni in lode degli dei, 1 di Peani, 2 di Ditirambi, 2 di Prosodi, 2 di Parteni, 1 di Carmi dafneforici, 2 di Iporchemi); 6 di canti profani (1 di Encomi, 1 di Treni, 4 di Epinici). Di essa sono giunti a noi interi i quattro libri degli "Epinici": "Istmiche", "Nemee", "Odi olimpiche"e "Pitiche, opere caratterizzate da un tono costantemente elevato, da improvvisi ed imprevedibili passaggi incuranti delle connessioni logiche (i voli pindarici) e dalla compresenza di attualità (in riferimento ai vincitori dei giochi) e di mito. La poesia di Pindaro, veramente grandissima, nasce in un clima religioso estremamente rarefatto. Il suo mondo morale è il mondo eterno e universale del mito, il mondo delle pure sostanze, non quello delle contingenze e dei particolari. L'influenza di Pindaro, considerato dagli stessi antichi il più grande dei lirici tanto venerato da essere giudicato, dal lirico latino Orazio, del tutto inimitabile.inimitabile, è stata rilevante nella poesia moderna, in particolare su poeti come Goethe e Holderlin.

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