Poeta latino del I sec. a.C. della sua vita si hanno scarsissime notizie. Nato probabilmente nel 98 a.C. a Pompei, morì nel 55 a.C. ca; secondo S. Girolamo si uccise (notizia perlopiù oggi ritenuta inattendibile ) all'età di quarantaquattro anni, impazzito a causa di un filtro d'amore: nei momenti di lucidità mentale avrebbe scritto l'unica sua opera, il grande poema in sei libri "De rerum natura", uno dei capolavori della letteratura latina e universale. Diversi gli argomenti trattati: la costituzione atomica della materia, la conoscenza, la teoria dell'anima, l'amore, la descrizione della fasi della civiltà umana, la filosofia epicurea come mezzo per liberare gli uomini dalla paura degli dei e della morte. Grandissima opera letteraria e artistica, il poema, per la potenza drammatica, l'eccezionale fantasia, la capacità espressiva del linguaggio, fa di Lucrezio il maggior poeta di Roma dopo Virgilio.
Il suo "De rerum natura" è un poema in sei libri (forse non completo). In questa opera espone le dottrine di Epicuro riguardo al mondo e all'uomo. La fisica epicurea recupera le teorie atomistiche di Leucippo e Democrito, l'universo vive del moto incessante degli atomi, che si aggregano e disgregano originando una serie infinita di mondi e di composti materiali; l'anima non è un'entità incorporea, ma una combinazione fortuita di atomi che cessa di vivere insieme col corpo; il criterio di verità è determinato dall'esperienza sensibile, intesa come fondamento del sapere e misura dell'attendibilità dei processi conoscitivi; la morte non deve causare turbamento perché "non è nulla per noi", ponendo fine alle sensazioni; tutti i fenomeni terreni hanno cause naturali e non conoscono intervento divino: gli dei non si devono temere dato che non si preoccupano delle vicende umane. La paura del soprannaturale non ha quindi alcun fondamento razionale.