ZACORI
Ζάκοροι, erano molto simili ai nostri sagrestani. Il loro compito era quello di curare la manutenzione, la pulizia e la custodia dei templi.
In seguito divennero aiuto-sacerdoti con mansioni di ispettori ed economi dei templi. A questa carica potevano accedere anche le donne.
ZAGREO
Ζαγρεύς, piccolo dio Cornuto, la sua genitura è alquanto controversa, c'è chi dice sia figlio di Zeus infernale (Ade) e di Persefone; chi per figlio di Zeus e Demetra; chi di Persefone e addirittura di Zeus (sotto forma di serpente), ma vediamo di capire meglio il mito: incominciamo col dire che si tratta di una delle triplicità di Dioniso. È difficile parlare della nascita di questo dio e delle sue imprese in modo chiaro per il semplice fatto che gli antichi mitografi e poeti che hanno scritto su Dioniso ci hanno lasciato molti racconti tutti discordanti fra di loro. Alcuni hanno tramandato che vi fu un solo Dioniso, altri tre, e c'è chi dichiara che questo dio non sia assolutamente esistito in forma umana, e pensa che Dioniso significhi "dono del vino". Gli antichi gli diedero il nome Dimetor, perché si contava una nascita, la prima, quando la pianta messa in terra comincia a crescere, e una seconda, quando è carica di frutti e fa maturare i grappoli, cosicché si pensa che una nascita del dio sia quella dalla terra, l'altra dalla vite e di una terza nascita, quando affermano che il dio procreato da Zeus e Demetra fu dilaniato dai figli di Gea i Titani. I Titani indotti alla rabbia da Era, ebbero in odio Zagreo e per ucciderlo allettarono il dio neonato offrendogli alcuni giochi infantili. Essi si mascherarono il volto coprendolo di gesso e diedero al bambino uno specchio, dove egli iniziò a rimirarsi; allora affondarono il pugnale nelle sue carni, lo smembrarono, lo infilarono sugli spiedi e lo divorarono.
ZALMOXI
Ζάλμοξις, dio degli antichi Tracogeti al quale, ogni quattro anni, veniva sacrificato un uomo estratto a sorte.
Nella tribù dei Geti si consideravano immortali, in quanto chi moriva, in realtà raggiungeva il divino Zalmoxis. Gli erano tributati dei frenetici riti orgiastici.
Secondo Erodoto Zalmoxi sarebbe stato uno schiavo di Pitagora che, una volta morto, era divenuto immortale. Tornato presso la sua gente, si sarebbe nascosto in una grotta per quattro anni e una volta uscito fece credere a tutti di essere resuscitato.
ZANCLO
Re di Zancle (Messina). Il gigante Orione desideroso di fama, costruì per lui il porto della città.
ZARECE
Ζάρηξ, secondo Pausania pare sia figlio di Caristo e padre di Anio di Delo e che secondo il mito, imparò da Apollo la musica o la mantica. Giunto in Attica come straniero, pare sia stato uno spartano, e che in Laconia la città di Zarace, in prossimità del mare; sia così chiamata dal suo nome. Pare che Pausania abbia visto la tomba di Zarece in Attica.
ZEFIRO
Ζέφυρος, raffigurazione del vento dell’Ovest, figlio del titano Astreo e di Eos. Accolse Afrodite alla sua nascita portandola prima a Citera, poi a Cipro. Fu l’ unico vento lasciato libero da Eolo perché spingesse la nave di Ulisse verso Itaca. Rapì Flora, che lo rese padre di Carpos, dio dei frutti. Provocò per gelosia la morte del fanciullo Giacinto che gli preferiva Apollo. A volte viene definito come il padre dei cavalli immortali di Achille e sposo dell'arpia Podarge. Suoi fratelli erano Borea il vento del Nord e Noto il vento del Sud.
Rapì Flora, che lo rese padre di Carpos, dio dei frutti.
Provocò per gelosia la morte del fanciullo Giacinto che gli preferiva Apollo. A volte viene definito come il padre dei cavalli immortali di Achille e sposo dell'arpia Podarge.
ZELOS
Ζῆλος, figlio di Pallante e di Stige, suoi fratelli erano Bia, Cratos e Nike.
ZETE
Ζήτης, Vedi Calai e Zete
ZÈTO
Ζῆθος, figlio di Zeus e di Antiope, gemello di Anfione. Antiope era figlia di Nitteo (o di Asopo) re di Tebe, venne sedotta da Zeus che le si presentò sotto forma di satiro.
Quando la gravidanza di Antiope si rese visibile il padre la scacciò via; la ragazza allora si rifugiò presso Epopeo re di Sicione e lo sposò.
Durante una crisi di disperazione Nitteo si suicidò e lascio a Lico il compito di punire la figlia e lo sposo di lei.
Lico fece guerra a Sicione, uccise Epopeo e portò prigioniera Antiope. Questa, lungo la strada, partorì i due gemelli figli di Zeus, ma il vendicativo zio li espose immediatamente. Per fortuna un mandriano li trovò e li allevò chiamandoli uno Zeto e l'altro Anfione. Zeto divenne un bravo guerriero e atleta e si occupava del bestiame.
Anfione invece, divenne un bravo musico e si esercitava nella citarodia con la cetra che aveva avuto in dono da Ermes. Intanto Lico e sua moglie Dirce, che avevano imprigionato e resa schiava Antiope, le facevano subire enormi maltrattamenti.
Accadde un giorno che, per volere di Zeus, le corde che legavano la povera Antiope si sciogliessero da sole; così Antiope fuggì e raggiunse la casa dei due fratelli che la ospitarono. Quando i due fratelli scoprirono che si trattava della loro madre, la vendicarono uccidendo Lico e Dirce.
Dioniso, che era venerato da Dirce, vendicò tale assassinio rendendo folle Antiope. Il potere della città allora passò in mano ai due gemelli che iniziarono a fortificarla; Zeto si sobbarcò la fatica maggiore, caricandosi di pietre pesantissime; Anfione, suonava la sua cetra e le pietre, seguendo le magiche melodie del suo strumento, si muovevano da sole a erigere le mura.
ZEUS
Ζεύς, in tutta la tradizione letteraria greca, e successivamente nel mondo latino dove assunse il nome di Giove, Zeus appare come il più importante e potente tra gli immortali, colui al quale tutti devono obbedienza.
Per sua volontà il bene e il male era distribuito tra gli uomini che Prometeo aveva creato col fango, ma anche Zeus era sottoposto al Fato.
La sua sede naturale era la vetta del monte Olimpo; armato del tuono e del fulmine il Tuonante o il Saettatore, Zeus poteva scatenare la tempesta scuotendo il proprio scudo, e al suo intervento diretto furono attribuiti, almeno fino all'età classica, molti fenomeni naturali. Gli era sacra la quercia e attraverso lo stormire delle sue fronde egli si manifestava nel santuario oracolare di Dodona.
Altro suo oracolo era il boschetto di Olimpia chiamato Altis. Figlio del titano Crono e di Rea, Zeus apparteneva alla seconda generazione divina.
Crono, messo in guardia da un oracolo che uno dei suoi figli lo avrebbe spodestato, divorava la sua prole man mano che veniva al mondo, ma Rea, dopo avergli dato in pasto Poseidone, Ade, Estia, Demetra ed Era, quando doveva mettere alla luce Zeus, si rivolse a Urano e Gea perché lo aiutassero a salvare la vita del nascituro.
Gli antichi dei trasferirono perciò Rea a Lictos, nell'isola di Creta, dove la madre partorì il bambino divino nel segreto di una grotta del monte Ida; Secondo Esiodo (Teogonia 484) Zeus nacque a Creta in una grotta del monte Egeo, "il monte delle capre", peraltro di difficile identificazione; la tradizione posteriore si divide nell'individuare tale luogo sul monte Ida o sul Ditte, come sostiene Apollodoro.
Dopo la nascita di Zeus, Rea trasse in inganno Crono presentandogli una grossa pietra avvolta in un panno, che egli inghiottì convinto di essersi liberato di un altro possibile rivale. I sacerdoti di Rea chiamati Cureti, eseguivano una rumorosa danza con le armi chiamata prylis (in ricordo appunto della loro "azione di disturbo" a favore del piccolo Zeus) per non fare sentire a Crono le strilla del piccolo dio. La ninfa (o la capra) Amaltea allevò il futuro re degli dei col latte, mentre la ninfa Melissa lo nutriva col miele.
(Si narra che il dio, desiderando conservare un ricordo immortale della sua familiarità con le api, cambiò il loro colore e lo rese simile al rame dai bagliori dell’oro e, poiché la regione è ad un’altitudine eccezionale, dove i venti sono violenti e cade molta neve, fece sì che le api non si accorgessero neppure di questi fenomeni e non ne patissero, pur pascolando per contrade esposte ai freddi più rigidi).
In ottemperanza allo oracolo, raggiunta l'età adulta, Zeus volle impadronirsi del potere detenuto da Crono. Su consiglio di Gea o di Metide, fece ingerire al padre una droga che lo obbligò a vomitare i figli che aveva inghiottito, e primo fra tutti il sasso che gli era stato presentato al suo posto.
Tale macigno venne successivamente posto dallo stesso Zeus a Delfi dove divenne oggetto di venerazione come omphalos, ombelico o centro della terra e del mondo. Appoggiato dai fratelli e dalle sorelle riportati in vita, Zeus spodestò Crono, quindi combatté i Titani; dopo la vittoria ebbe in sorte il cielo, mentre ai fratelli Poseidone e Ade andarono rispettivamente il mare e il regno dei morti; la terra rimase dominio comune.
Dopo aver domato la rivolta dei Giganti che avevano attaccato il cielo, come ultima prova e per ottenere il dominio assoluto sul mondo, Zeus affrontò in una lotta grandiosa il mostro Tifone.
Dio provvidenziale, cosciente della propria responsabilità, Zeus non si lasciava trasportare dai propri capricci come gli altri dei dell'Olimpo, a meno che non si trattasse di capricci amorosi (clicca qui per il lungo elenco).
Dalle sue unioni divine nacquero dei e dee che sedettero nel gran consesso degli Olimpi; i suoi amori con donne mortali generarono altri dei o stirpi di eroi. La prima delle spose di Zeus in ordine di tempo fu Metide, quindi venne Temi. Quest'ultimo matrimonio ha un evidente valore simbolico perché generò l'Ordine eterno e la Legge.
Una tradizione vuole Zeus unito a Dione che gli avrebbe partorito Afrodite.
Le unioni divine continuano con Ermione, Demetra, Persefone (di lui figlia, e per sedurla assunse l'aspetto di serpente), Mnemosine e Latona. Soltanto a questo punto si pose il matrimonio sacro di Zeus con la sorella Era, la sposa ufficiale. Anche le passeggere unioni di Zeus con donne mortali furono innumerevoli.
Tra i figli avuti, i più famosi, a parte Eracle e Dioniso che vennero accolti tra gli Olimpi, furono gli eroi Tantalo e Perseo. Non vi era regione del mondo ellenico che non si vantasse di avere come eponimo un figlio nato dagli amori di Zeus: i Lacedemoni si dicevano discendenti del dio e della ninfa Taigete; gli Argivi si riconoscevano in Argo, i Cretesi vantavano la loro origine dai figli di Europa.
Allo stesso modo i grandi protagonisti delle leggende e molti degli eroi si ricollegavano a lui: è il caso di Menelao che discendeva da Tantalo, o di Achille discendente di Eaco.
Il padrone del mondo spesso sceglieva a capriccio le sue amanti e le prendeva con grande malizia e furbizia, cambiando aspetto o forma, lasciando poi le sue vittime esposte alla vendetta della gelosa e oltraggiata moglie Era.
E' quanto accadde alla tenera Io, a Callisto, o a Europa; accadde anche a Semele che pure gli concepì il divino Dioniso. Altre volte, nella volontà di Zeus di dare figli a donne mortali, i poeti e i mitografi hanno voluto ricercare un atto provvidenziale: Leda che egli fecondò sotto forma di cigno, doveva partorire Elena affinché provocasse un conflitto sanguinoso che facesse diminuire la popolazione troppo numerosa della Grecia e dell'Asia; dall'inganno perpetrato nei riguardi di Alcmena nascerà Eracle, l'eroe destinato a liberare il mondo dai mostri.
Ho il piacere di elencarvi, con uno passo tratto dalle Dionisiache, 7, 117 e ss. di Nonno di Panopoli, chi furono le amanti e la causa di questi amori:
Eros, pastore della vita,
batte alle porte tenebrose del Caos primordiale,
portando un'unica faretra forgiata da un dio,
in cui erano conservate in numero di dodici le frecce nutrici di fuoco
destinate a suscitare in Zeus il desiderio incostante di unioni terrene;
e per ciascuna incide di volta in volta
un verso in lettere d'oro sul dorso della faretra che saetta amore:
«La prima spinge il Cronide al letto di Io dagli occhi bovini».
«La seconda dà in sposa Europa al toro rapitore.»
«La terza porta il signore dell'Olimpo alle nozze con Plutò.»
«La quarta convoca da Danae uno sposo d'oro.»
«La quinta prepara a Semele nozze fiammeggianti.»
«La sesta offre ad Egina un'aquila, che è sovrana del cielo.»
«La settima unisce Antiope ad un Satiro non vero.»
«L'ottava conduce al corpo nudo di Leda un cigno che ragiona.»
«La nona porta un cavallo come sposo a Dia di Perrebia.»
«Con la decima Alcmena affascina il suo amante per tre lune. »
«L'undicesima persegue il matrimonio di Laodamia.»
«La dodicesima trascina da Olimpia uno sposo, che le si
avvolge intorno tre volte.»
L'iconografia ci presenta il dio in vari atteggiamenti: nudo mentre scaglia la folgore; tranquillo mentre impugna la folgore e si appoggia allo scettro; eretto col corpo parzialmente avvolto nelle vesti; seduto, impugnante con la destra lo scettro sormontato da un'aquila e recante con la sinistra protesa una Nike.
Zeus aveva numerosi nomi e con i seguenti era adorato nelle seguenti zone: Zeus Marnas nell'antica Minoa, significa (nostro signore); Atimno a Gortina; Talo a Festo; Giacinto a Tilisso; Tallaio a Lato e nella regione di Viannos Arbio.
Presenze letterarie:
- Apollodoro, Biblioteca, 1,1,6; 2,1 ss;
- Callimaco, Inno a Zeus;
- L. V. Camões, Lusiad;
- Diodoro Siculo, Biblioteca storica, v. 70 ss.;
- Esiodo, Teogonia, passim, 468 ss.;
- Euripide, Ifigenia in Aulide, 697 ss;
- Igino, Fabulae, prol. 19 ss.; 23 ss.; 31 ss. - 29 ss.; 52 ss.; 124 ss.;138 ss.;1520 ss. 176 ss.; passim;
- Omero, Iliade, 1,396 ss.; 8,13 ss.; 24,527 ss.; passim - Odissea, passim;
- Ovidio, Fasti, 4,207 ss; - Metamorfosi, 6,103 ss.;
- Plinio, Naturalis Historia, 3,69;
- C. Spitteler, Primavera olimpica;
- Varrone, De Lingua Latina, 5,22;
- Virgilio, Eneide, 1,249 ss.; 3,679, 4, 220 ss.; 8,346 ss.; 12,134 ss. passim
ZEUSSIPPO
Ζεύξιππος, figlio di Apollo e della ninfa Illide. Fu re di Sicione a seguito l'emigrazione a Creta del precedente re Festo.
ZODIACO
ζῳδιακῶς, spazio della sfera celeste, che il Sole percorre nel corso di un anno. Fu divisa nell'antichità in dodici parti eguali, ciascuna ampia 30°, dette segni dello Zodiaco.
Non elenco i nomi in quanto palesi a tutti.
ZOSTERE
Ζωστήρ, demo attico che prese il nome da un'azione di Latona. La dea, ormai prossima al parto, per agevolarsi nei movimenti in questo luogo si sciolse il cinto "zoster".