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Il giudaismo oggi

Gli ebrei vivono in diaspora da duemila anni: per forza di cose, al suo interno si sono formati gruppi etnico-culturali diversi, a seconda dei territori e degli stati da loro abitati, o con cui sono venuti a contatto. Il popolo ebraico attualmente ha due componenti maggiori: gli Ashkenaziti e i Sefarditi. Gli Ashkenaziti provengono dalla Germania (Ashkenaz significa Germania) e da altri paesi eurocentrali; in seguito si sono trasferiti in Polonia e URSS. Questo gruppo ha sviluppato la lingua yiddish yiddish (una lingua o dialetto ebraico-tedesco, attualmente parlato da numerose comunità in tutto il mondo, con fonemi germanici ma scritto con i caratteri dell’alfabeto ebraico) e ha prodotto una ricca cultura artistica, letteraria e musicale.
I Sefarditi provengono invece dalla Spagna (Sepharad) e qui hanno elaborato una lingua di tipo ladino, popolare, allacciando stretti rapporti col mondo musulmano per lo meno fino all’espulsione del 1492.
Tuttavia il fatto di discendere da questo o quel gruppo etno-culturale non ha oggi molta importanza: anche se costumi ed elementi del culto differiscono, le credenze e le pratiche religiose fondamentali sono le stesse. Nei paesi in cui gli ebrei sono numerosi, vi sono sinagoghe separate per Ashkenaziti e Sefarditi, ma dove la comunità è piccola essi si riuniscono assieme in una sola sinagoga.

È quindi più significativo fare riferimento alle differenze politico-religiose; in questo senso le correnti principali sono tre: riformismo, ortodossia e conservatorismo, tutte radicate nel giudaismo rabbinico - talmudico.

Il giudaismo liberale o riformato nacque nella Germania illuminista del XIX secolo e si diffuse soprattutto negli USA; cerca di ripensare il giudaismo in termini attuali.
Per i riformisti la Torah viene da Dio, ma non va presa alla lettera, bensì interpretata secondo i generi letterari.
Essi ritengono che la rivelazione sia in progressione lungo i secoli e si preoccupano di cercare un rapporto col mondo moderno e con le altre religioni. Secondo l’insegnamento dei profeti, ritengono più importante vivere nell’onestà e praticare la giustizia che seguire la legge rituale.
Nel culto i riformati adottano la lingua corrente, abbreviano e modernizzano le funzioni religiose; nel 1970 hanno istituito il rabbinato femminile; nel campo della morale cercano di integrarsi con la cultura in cui vivono.
I riformati coltivano uno spirito universale ed orientano il giudaismo più sulla linea religiosa che su quella politica, a differenza degli altri giudei che tengono viva la speranza di un ritorno nazionale.

Il ramo più giovane di questa corrente è il Ricostruzionismo, che considera la religione solo un fenomeno culturale.

  • Il giudaismo ortodosso non ha mai accettato il riformismo; tiene soprattutto ad essere in continuità piena con la tradizione e insiste sull’ispirazione divina sia della Torah che del Talmud: ritengono la Torah scritta ispirata verbalmente da Dio, il Talmud come vincolante perché ne è l’interpretazione autentica.
    Secondo gli ortodossi il passato, così com’è, continua ad essere normativo anche per il presente. Essi celebrano il culto in lingua ebraica e lo ripetono tale e quale come la tradizione l’ha elaborato. Curano molto gli aspetti scolastico-educativi; accettano il rapporto con la scienza e la modernità solo nella misura in cui la Torah rimanga salvaguardata nella sua interezza.
    Il giudaismo ortodosso si considera l’unico vero giudaismo: praticamente è l’ala integrista del giudaismo contemporaneo. In politica appoggia i sionisti e il governo di Tel Aviv.
    L’ala ultraortodossa è costituita dai moderni Chassidim, che per poter restare fedeli alla lettera della Torah si isolano dal mondo.
    Gli ortodossi credono nella resurrezione della carne, in continuità con la posizione dei farisei.
  • Il giudaismo conservativo (che spesso è maldestramente tradotto “conservatore”) sta nel mezzo. Sorse anch’esso alla fine del XIX secolo negli USA, come reazione ai mutamenti introdotti dalla corrente riformistica, ma si sforza di conciliare le esigenze dei riformisti con quelle degli ortodossi. Politicamente è sionista, o quanto meno adotta un atteggiamento positivo nei confronti delle aspirazioni nazionali ebraiche; sul piano etico-religioso è più flessibile, lasciando ai singoli gruppi una relativa autonomia.
    I massortim o tradizionalisti (questo sarebbe il loro nome) mantengono l’uso dell’ebraico nel culto, la legge del sabato ed altri aspetti dell’ebraismo tradizionale, ma lo applicano in modo dinamico, adattandolo alle esigenze dei tempi. Per esempio consentono di recarsi di sabato alla sinagoga anche a chi abita lontano, mentre per la legge rabbinica di sabato non si potrebbero fare lunghi viaggi. In questa volontà di adattamento all’uomo d’oggi assumono alcuni caratteri del riformismo: nel culto per esempio, tranne rare eccezioni, non praticano la segregazione tra uomini e donne, rigorosamente osservata nella sinagoga ortodossa; nel culto in lingua ebraica includono alcune preghiere in lingua corrente.
    Come i riformisti, respingono la dottrina della resurrezione, ma credono nell’immortalità dell’anima.

    Una semplice menzione per il gruppo scismatico dei Qaraiti o “figli della Scrittura”, movimento riformatore giudaico fondato nel 750 d.C. in Persia. Nel loro riferirsi alla Bibbia come unica autorità religiosa e nel parallelo rifiuto dell’autorità rabbinica e della tradizione orale codificata nel Talmud, essi fanno propri i principi degli antichi Sadducei.
    Oggi ammontano a circa 18.000 e vivono quasi esclusivamente in Israele, dove mantengono una identità religiosa separata da quella degli ebrei ortodossi, ma hanno gli stessi diritti e doveri civili d’ogni altro cittadino.

Secondo stime numeriche che hanno ampie variabili dovute a difficoltà obiettive di valutazione, nel 1991 la popolazione ebraica nel mondo era di circa 14 milioni, così suddivisi:

  • Israele 3.717.000
  • America 6.278.000 per la maggior parte residenti negli Stati Uniti. Gli ebrei d'America rappresentano circa il 64% degli ebrei della diaspora.
  • Asia 3.979.000
  • Europa 2.307.000, circa 500.000 dei quali risiedono in Francia.
  • Russia 430.000 fino al 1991; dopo la liberalizzazione dei visti, molti sono ritornati o si accingono a tornare in Israele ed è difficile, al momento, sapere con certezza quanti sono rimasti.
  • ltalia 32.000. Le comunità più numerose sono quelle di Roma, con circa 15.000 membri, e di Milano con circa 10.000 membri.

(da http://www.corsodireligione.it/religioni/ebraismo/ebr_220.htm )

Secondo le regole interne della tradizione ebraica, ebreo è colui che nasce da madre ebrea o che si converte all’ebraismo, accettandone la disciplina religiosa.
La condizione ebraica dunque non si identifica con l’appartenenza religiosa, ma è piuttosto l’appartenenza a una comunità etnica che si riconosce in una storia comune. Parecchi ebrei oggi sono atei ma accettano, in gradi diversi, le idee fondamentali o i modelli di comportamento prescritti dalla tradizione.