ABADIR o BETILI
"... Per prima
rivomitò la pietra che ultima aveva inghiottita;
e Giove la fissò nella terra dall'ampie strade,
nella santissima Pito, sottesse le valli Parnasie,
che rimanesse per segno, stupire facesse i mortali"
Esiodo, Teogonia 495 ss.
ABANTE
Ἄβας, diversi i miti con questo nome: Ἄβας
ABARI
Ἆβᾱρις, leggendario taumaturgo greco, sacerdote di Apollo, collocabile tra il VII ed il VI sec. a.C. Il suo ricordo in Erodoto e Pindaro ne riconduce la figura agli Iperborei, le popolazioni dell'estremo nord europeo, ed allo sciamanesimo. Per aver esaltato in versi il viaggio di Apollo agli Iperborei, fu fatto primo sacerdote di Apollo Iperboreo ed ottenne dal dio il dono dello spirito profetico ed una freccia d'oro, a cavalcioni della quale egli soleva fendere il cielo.
ABASTE
Αβατον, nome di uno dei cavalli di Diomede.
ABBONDANZA o EUTENIA
ABDERA
ABDERO
Apollodoro, II, 5, 8
ABÈO
Ἀβαῖος, soprannome dato ad Apollo con riferimento alla città di Abèa, nella Focide, dove il dio aveva un celebre tempio ed un oracolo.
ABIA
Ἀβία, figlia di Eracle, sorella e nutrice di Illo, venerata con grande onore in un tempio che le era dedicato nella Messenia. Si ritirò nella città di Ira, alla quale diede il suo nome e che, secondo Omero, era una delle sette città che Agamennone offerse ad Achille, per disarmarne l'ira così funesta ai Greci.
ABLABIE
ABRATOO
ABRAXAS
ABRETÀNO
Άβρεττάνη, epiteto attribuito a Zeus dal nome della ninfa Abrèzia dalla quale aveva preso il nome la località dove il culto del dio era particolarmente osservato.
ABRÒTO
Ἁβράθοος, epiteto attribuito più comunemente al dio Apollo. Significa immune da morte.
ABSÈO
Άψεύς, Nome di uno dei Giganti, figlio del Tartaro e di Gea, che mosse guerra a Zeus e fu da lui fulminato.
ABSIRTO o APSIRTO
ACACÀLLIDE
Ἀκακαλλίς, Dea o figlia di Minosse primo re di Creta, fu madre dei fondatori di ben cinque città cretesi. Queste erano: Milatos, Axos, Cidonia, Tarrha e Elyros.
ACACESIO
Άϰαϰήσιος, Antica città dell'Arcadia, dedicata al dio Ermes Acacesio.
ACACÈTO
Άϰάϰητος, epiteto di Ermes, significa incapace di fare il male.
ACÀCO
Άϰαϰος, figlio dell'arcade Licaòne, fu il marito della nutrice di Ermes.
ACADEMO
Άϰάδημος, eroe attico il quale rivelò a Castore e Polluce il luogo dov'era stata nascosta da Teseo, che l'aveva rapita, la loro sorella Elena, allora bimba appena decenne, e ancora ignara delle vicende che le serbava il destino di Troia.
ACADINA
Fonte della Sicilia, consacrata ai fratelli Pàlici, celebre nella mitologia greca.
ACAIA
Ἀχαΐα, nei poemi omerici appare quale epiteto di tutta la Grecia, come terra conquistata dagli Achei. Storicamente col nome di Acaia si distinsero una regione del Pelopponeso e una della Tessaglia, l'Acaja Ftiotide considerata la terra d'origine degli Achei. Dopo la caduta di Corinto (146 a.C.) la regione fece parte della provincia romana di Macedonia et Acaia. Nel 27 a.C. divenne provincia senatoria che comprese tutta la Grecia.
ACALANTIDE
Ἀκαλανθίς, una delle nove figlie di Piero, tramutata dalle Muse in canarino, per punirla, insieme con le sorelle, di averle sfidate nel canto. Ovidio nel V libro delle Metamorfosi ci racconta quali furono le fatidiche parole di sfida: ..."Smettetela d'ingannare la gente ignorante con gli incantesimi del vostro fascino: gareggiate con noi, se ne avete il coraggio, o dee di Tespie. Né per virtù di voce o d'arte ci vincerete e siamo nove come voi"... Mai sfidare chi è più potente di noi.
ACALE o talo
ACAMANTE
ACANTIDE
Άϰανϑίς, figlia di Autonoo e Ippodamia, pianse così tanto la morte del fratello da non avere più lacrime da versare. Gli dè impietositi la mutarono nel cardellino che ne porta il nome. Questo mito è molto simile a quello delle Eliadi, e di Fetonte! altra Acantide è figlia d'Aiace Telamonio e di Glauca sua concubina.
ACANTO
ACARNANA e ANFOTERO
ACARNANIA
ACASTA
Ἀκάστη, una delle ninfe Oceanine.
ACASTO
ACATE
Ἀχάτης, personaggio dell'Eneide, compagno di Enea di proverbiale fedeltà.
ACE
Figlia di Minosse re di Creta e madre di Mileto, re della Caria.
ACELO
Άϰελος, nome d'un figlio che Eracle (durante la sua dimora presso la regina Onfale, della quale il padre Zeus lo volle schiavo adorante, per punirlo di certe malefatte) avrebbe avuto da una schiava di nome Melìde.
ACESO
Ἀκεσώ, figlia di Asclepio, alla quale la leggenda attribuiva una profonda conoscenza della medicina.
ACÈTE
ACHEI
ACHELÒE
Άχελώη, una delle Arpie, cui vengono attribuite come sorelle Alope e Occìpete.
Virgilio le descrive nel III libro dell'Eneide a questo modo: Sembran vergini a' volti; uccelli e cagne a l'altre membra: hanno di ventre un fedo profluvio, ond'è la piuma intrisa ed irta, le man d'artigli armate: il collo smunto, la faccia per la fame e per la rabbia pallida sempre e raggrinzata e magra.
ACHELOO
Sconfitto anche così, non mi restava che la foggia minacciosa
di un toro: mutatomi in quello, riprendo la lotta.
Lui dal fianco sinistro mi circonda con le braccia la giogaia
e seguendo il mio slancio mi trascina, m'inginocchia conficcando
le corna nella dura terra e m'abbatte in mezzo alla polvere.
E non basta: mentre m'afferra inferocito un corno, rigido
com'era, lui me lo spezza e lo strappa, mutilandomi la fronte.
Le Naiadi colmano il mio corno di frutti e fiori profumati,
rendendolo sacro, corno prodigioso dell'Abbondanza».
Guarda un'altra foto del dio fluviale.
ACHEMENIDE
Άχαιμενίδης, uno dei compagni di Ulisse, sfuggito alla voracità di Polifemo e dimenticato da Ulisse nell'antro del Ciclope. Riuscito a porsi in salvo dopo molte dolorose avventure fu raccolto in Sicilia da Enea.
ACHEO
Ἄχαιός, figlio di Xuto e nipote di Elleno, è il mitico capostipite degli Achei. Come termine è relativo all'Acaia ed agli Achei. Il dialetto greco parlato dagli Achei di epoca storica. La lingua parlata dagli antichi Achei (III-II millennio a.C.), della quale possediamo conoscenze solo congetturali. Omero generalizza con la parola Achei i greci.
ACHEROE
Pioppo consacrato agli Dei infernali e che cresceva nella riviera d'Acheronte.
ACHERONDIA
Città situata in Puglia, sotto la quale si apriva una caverna che dava all'inferno. Eracle vi sarebbe entrato per catturare il mostruoso cane a tre teste Cerbero.
ACHERONTE
ACHERUSA
λίμνη Άχερουσία, palude del Ponto Eussino, alla foce dell'Acheronte, odierno «Macropotamos» dalla quale si scendeva all'Ade.
ACHESO
Ἀκεσώ, uno dei figli di Asclepio Dio della medicina e di Epione.
ACHILLE
Curiosità del mito:
Il nome significa che non è mai stato allattato, infatti la madre subito dopo il parto lo condusse da Chirone che lo allevò, ed ecco cosa Stazio nell'Achilleide fa dire ad Achille:
... Si dice di me che nei più teneri anni, quando ancora andavo carponi, allorché il vecchio tessalo mi accolse sul gelido monte, non consumavo cibi comuni né saziavo la fame succhiando a feconde mammelle, ma ingerivo grasse viscere di leoni e midolla di lupa ancora palpitanti. Questo fu il mio primo cibo, questi i doni di Bacco giocondo, questo il nutrimento che quel padre mi dava....
ACHIROE
Άχιρόη, nipote di Ares, fu moglie di Palleneo e di Reteo personificazioni della penisola di Pallene in Macedonia, e del capo Reteo.
ACI o ACILIO
Ἂκις, bellissimo pastore siciliano amato dalla ninfa Galatea, figlia di Nereo e di Doride, la quale per lui aveva sdegnosamente respinto l'amore di Polifemo. Avendo però questi sorpreso l'amoroso abbandono dei due amanti, in un accesso di furore, staccato un pezzo di rupe, la gettò addosso al rivale, La ninfa ottenne da Poseidone che l'amato fosse trasformato nel fiume omonimo, oggi scomparso.
Alla sua foce, sarebbe approdato Ulisse.
ACIDALIA
᾿Ακιδαλίη, uno degli epiteti attribuito, dai Greci alla dea Afrodite considerata come insensibile ai crucci e agli affanni che, col suo potere, essa procurava ai mortali. (Lo stesso nome indicava una famosa fonte presso Orcòmeno, nella Beozia, dove convenivano le Cariti).
ACLI o ACHLI
Άχλύς Nebbia, Nube, Oscurità. Nome della più remota divinità che sarebbe preesistita, secondo alcuni autori greci, allo stesso Caos e dalla quale sarebbero poi discesi tutti gli altri dèi. Gli antichi lo immaginavano composto d'una marea di gas umidi.
ACMEONE
Principe greco tormentato dalle Erinni per aver ucciso la propria madre rea di aver ucciso il marito.
ACMONE
Ἄϰμων, Figlio di Manes, misterioso personaggio venerato come un dio, il suo culto fiorì specialmente a Creta.
Altro Acmone o Alemone, è uno dei due Cercopi che la tradizione lidia metteva in relazione con Eracle.
Un terzo Acmone, figlio di Clizio di Lirnesso, fu fratello di Mnesteo e compagno d'Enea. (Virg., Eneide, X, 128).
ACMONTE
Vedi Dattili Idei.
ACONTEO
Άϰόντευς, nome comune a due guerrieri: l'uno della comitiva di Perseo, avendo per inavvertenza guardato la testa di Medusa fu tramutato in pietra; l'altro dell'esercito di Turno fu ucciso da Tirreno (Eneide, Xl, 612, 615).
ACONZIO
ACQUA LUSTRALE
λούσαντες ἁγνὸν λουτρόν, acqua comune nella quale veniva spento un tizzone, tolto dall'Ara preparata per il sacrificio. Quest'acqua veniva poi conservata in un vaso posto nella porta o nel vestibolo dei templi, ognuno se ne lavava il viso e le mani, o si faceva lavare da un sacerdote, aveva grandi virtù.
ACRATOFORO
Άϰρατοφόρος, uno dei soprannomi di Bacco Dioniso, con il quale il dio era onorato soprattutto in Figalia, nell'Arcadia.
ACRATOPOTE
Άϰρατοπότης, bevitore di vino puro epiteto di Bacco; altro Acratopote era un eroe compagno, di Bacco, si onorava a Munichia.
ACREA
Άϰραία, soprannome di Era, datole a Corinto, dove la dea aveva un tempio.
ACREO
Ἄϰραιος, Soprannome di Zeus col quale era onorato a Smirne. Gli abitanti gli avevano dedicato un tempio su un'altura che dava sul mare.
ACRISIO
ACRISIOINEIDE
Άχρισιωνηίς, patronimico di Danae figlia d'Acrisio.
ACTEA
Ἀκταίη, una delle Nereidi.
ADAMANTEA
Άδαμαντία, nutrice di Zeus a Creta.
ADE
Presenze letterarie:
- Apollodoro, Biblioteca, 1,1,5; 2,1; 5,1 ss.; 3 ss.;
- Cicerone, Verrine, 2,4,48;
- Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, 5,4,1-3; 68,2;
- Eschilo, Eumenidi, 269 ss;
- Esiodo, Teogonia, 311; 455; 768; 774; 850. Le opere e i giorni, 153.;
- Igino, Fabulae, 79;146.;
- Inno omerico a Demetra;
- Omero, Iliade, 4,59; 5,395 ss.; 9,569 ss.; 15,187 ss.; 20,61 ss;
- Ovidio, Fasti, 4,419 ss. - Metamorfosi, 5,346 ss.;
- Strabone, Geografia, 3,2,9.
ADEFAGIA
Άδδηφάγία, divinità che personificava l'Ingordigia.
ADEFAGO
Άδδυφάγος, Epiteto attribuito ad Eracle per la sua grandissima voracità. Euripide fa raccontare ad un servo nell'Alcesti: "non si è accontentato dei cibi che gli venivano imbanditi, no, quello zotico se qualcosa mancava ce la chiedeva con insistenza. Agguantata †con le mani† una coppa di edera, tracanna vino puro, così com'è prodotto dalla nera terra, ne tracanna finché il calore fiammeggiante del vino non gli si diffonde per tutte le vene. E poi si ficca in testa una corona di mirto, ululando canzoni stonate."
ADIMANTE
Άδείμαντος, intrepido, principe di Flionte, fulminato da Zeus per aver rifiutato di inginocchiarsi dinanzi agli dèi (Ovidio Ibis, V, 427, 428).
ADMETE
Άδμήτη, se ne sa di due , una figlia di Teti, l'altra figlia di Euristea. Desiderosa di possedere il cinto di Ippolita (regina delle Amàzzoni) causa la nona fatica di Eracle.
ADMETO
ADONE
ADRANO
Ἄδρανος,era onorato in Sicilia. Secondo una tradizione del paese, i fratelli Palici, nati dall'unione di Zeus, trasformato in avvoltoio, con Etna (Clem. Aless., Omel. VI, 13), avevano Adrano per padre. Parecchi cani sacri erano nutriti nel suo tempio, stando al mito pare che adempissero il duplice compito di guide e guardiani: correre incontro ai pii fedeli, lambire le mani generose che portavano offerte, quest'era la prima parte del loro compito; la seconda era saltare alla gola degli empii, dei miscredenti e dei ladri. Inoltre rimettevano nella giusta strada coloro i quali avvinazzati si smarrivano (Eliano, Stor. degli anim., XI, 3 e 20; XII, 7). - Due città o piuttosto due borghi, in Sicilia, ebbero un nome evidentemente derivato da Adrano, la prima si segnalò parteggiando per la causa di Timoleonte e dell'indipendenza siciliana. Ignoriamo il sito della seconda. Da Bochart, Colon. phaenic., I, 29 è presumibile che ambedue furono fondate, se non dai Fenici, almeno dai Cartaginesi pur essi coloni della Fenicia. - Tale semplice sospetto ci guida naturalmente a comprendere il vero carattere di Adrano. Se il monosillabo Adr, Azr, Alr (trasformabile come più piace con la sostituzione dell'E all'A iniziale e con interposiozioni di vocali). significò fuoco nelle lingue semitiche e pehlvi; infatti vediamo tale radicale riprodursi in una moltitudine di nomi geografici antichi (Atra, Atropatena) e moderni (Mazanderan, Aderbaidjan); se uno degl'Izedi si chiama Ader se la fiamma sacra, la fiamma-dio che notte e giorno i Mobedi alimentano nell'Atechgah, e che i Parsi soli hanno diritto di contemplare (Zend-Avesta di Kleuker, II, I 25), si chiamò nella lingua dei Pirolatri, Aderan, chi potrebbe grammaticalmente rifiutarsi a riconoscere tale nome in Adrano? Dunque il senso dei miti si accorda qui coi nomi. Tutto porta l'impronta d'un culto del fuoco. Un lago d'acqua sulfurea e bollente che avvicina il tempio dei Palici a Etna, loro madre. Adrano, la città eponima del nume di cui parliamo, è quasi alle falde del vulcano. I Palici stessi, in ultima analisi, non son essi quelle lave e ceneri che spande di quando in quando il cratere, quei zampilli delle fontane intermittenti ignee? Quindi, che cosa di più semplice di Adrano, dio-fuoco, Sidik o Fta siciliano, padre di Cabiri siculi?
ADRASTEA
ADRASTO
ADREO
Ἁδρεύς, dio che presiedeva alla maturazione del grano.
AEDE
Άοιδή, una delle Muse. Presiedeva al canto.
AEDO
ἀοιδός, «cantore». Nella Grecia antica, forse già in età pre-ellenica, poeta che componeva ed eseguiva, accompagnandosi con la cetra, versi che narravano delle gesta di dei ed eroi. Da non confondere con i rapsodi, che erano esecutori di versi altrui.
AEDONA
Ἀηδών, figlia di Pandareo, sposa di Zeto re di Tebe col quale ebbe solo un figlio Ati. Gelosa della prolificità della cognata Niobe, si propose di ucciderle col favore del buio, il maggiore dei figli ma per errore invece uccise il proprio figlio. Zeus mosso da compassione dalle lacrime disperate la mutò in usignolo.
AEGOCERO
Αἰγικορεύς, così è detto Pan, per quando gli dei lo collocarono fra gli astri del cielo, egli si era trasformato di sua volontà in capra.
AELLO
Ἀελλώ, o Aellopo Ἀελλόπους, (dal piede tempestoso), era una delle Arpie, apportatrice di tempeste, quando Zete e Calai (i venti) la inseguirono precipitò e annegò nell'Anigro in Peloponneso, che da allora fu chiamato Arpi. Le altre Arpie erano Ocipite (Ocitoe) e Celeno.
AEREA
Ἀερία, Epiteto di Era quale divinità per antonomasia.
AETLIO
Figlio di Eolo, padre di Endimione e marito di Calice.
AFAREO
Ἀφαρεύς, figlio di Perierète e di Gorgofòna nipote di Perseo e re di Messene, ebbe culto a Sparta. Fu padre di Ida e Linceo, avversari dei Dioscuri.
AFARIDI
Ἀφαρητίδαι, Ida e Linceo figli di Afarèo, su invito di Meleagro presero parte coi più valorosi guerrieri del loro tempo alla caccia del tristemente famoso cinghiale di Calidone mandato da Artemide a devastare l'Etolia perché in una festa avevano dimenticato di sacrificare ad essa.
AFRODITE
- Inno omerico ad Afrodite,5.;
- Apollodoro, Biblioteca, 1,9,17; 4,4; 3,2,2; 12,2; 14,4. Epitome 4,1.;
- G. Boccaccio, Teseida delle nozze di Emilia;
- F. Bracciolini, Lo scherno degli dei;
- L.V. de Camões, Lusidi;
- Esiodo, Teogonia, 190 ss.;
- Garcilsaso de la Vega, Ecloga 3;
- P. Louÿs, Afrodite;
- Macrobio, Saturnalia, 1,12 ss.;
- G.B. Marino, L'Adone;
- Omero, Odissea, 8,266 ss. - Iliade, 2,819-821; 3,15 ss.; 4,10-12; 5,1 ss.; 5,311-317; 330 s;
- Ovidio, Metamorfosi, 4,171 ss.; 14,27;
- Plinio, Naturalis Historia, 19,50;
- A. Poliziano, Stanze per la giostra;
- W. Shakespeare, Venere e Adone;
- Varrone, De Lingua latina, 6,20; 33;
- Virgilio, Eneide, 1,229 ss.; 305 ss.; 588 ss.; 2,559 ss.; 5,679 ss.; 4,105 ss.; 5,780 ss.; 8, 369 ss.; 457; passim.
AGAMEDE
AGAMENNONE
AGANEPORE
Ἀγαπήνωρ, Pretendente di Elena. Partecipò all'assedio di Troia come condottiero delle sessanta navi degli Arcadi.
AGANICE o aglaonice
Ἀγανίϰη o Ἀγλαονίϰη ,principessa, figlia d'Egetore il tessalo, famosa maga e astronoma, le sue cognizioni erano tali da predire con precisione le eclissi. Se ne valeva per dare a intendere al popolo (incutendo paura) che era lei a causarle.
AGANIPPE
Ἀγανίππη, figlia di Permesso (dio fluviale), fu mutata in fonte da una zampata di Pegaso. Le sue acque avevano la virtù di rendere poeta chi la beveva. Ecco perché le Muse erano anche dette Aganippòe.
AGANO
Ἄγανος, figlio d'Elena e di Paride.
AGASTENE
Ἀγασϑένης, re di Elide (figlio di Augia), partecipò alla guerra di Troia alleato ai Greci.
AGATENORE
Fondatore della città di Pafo nell'isola di Cipro, figlio di Anceo ed amante di Elena (fortemente richiesta!). Uno dei tanti figli di Eolo (dio dei venti).
AGATIRNO
Ἀγάϑυρνος, figlio d'Eolo, fondò in Sicilia una città del suo nome (Ἀγάϑυρνον) (Diod., IV; sulla città, si veda Tito Livio, XXVI, 40, e Plinio il Naturalista, l. III).
AGATODEMONE
Ἀγαϑοδαίμον, «genio buono» appellativo di Dioniso. I greci tenevano la sua effigie nelle loro case come buon auspicio poiché era un genio buono. Divinità greca di origine egiziana, legata all'abbondanza del vino e del frumento. La sua effigie era un piccolo serpente con la testa coronata e la coda con un fiore di loto, oppure come giovane che reggeva la cornucopia in una mano e nell'altra un mazzo di spighe e papaveri. Agatodemonisti venivano chiamati dai romani le genti che non bevevano altro che un calice di vino per propiziarsi Agatodemone (ottimo e piacevole modo di sacrificare al dio, anche oggi gli Agatodemonisti sono tanti, sacrificano in particolar modo dal venerdì sera al sabato sera).
AGAVE
Ἀγαύη, radiosa madre di Pentéo (figlia di Cadmo e di Ermione). Avendo il figlio cercato di impedire le feste dionisiache che si stavano per svolgere sul monte Citerone in Grecia, la madre che faceva parte del coro delle Baccanti, invasata dal furore sacro scambiato il figlio per un cinghiale lo fece a pezzi. Quando Agave rientrò in sé e vide l'immane delitto che aveva commesso, spinta da Dioniso, fuggì da Tebe e giunse, errando senza meta, nelle terre dell'Illiria presso il re Licoterse, che la accolse.
Una delle Nereidi si chiamava anch'essa Agave.
AGAVO
Ἀγαυός, radioso, uno dei tantissimi figli di Priamo (pare ne avesse cinquanta, ciò fa notare l'importanza dei moderni media per il controllo delle nascite).
AGDISTI
AGELAO
Ἀγέλαος, vedi Paride.
AGENORE
AGESILAO
Ἀγησίλαος, figlio di Eracle e di Onfale regina della Lidia. Era così detto anche Plutone in quanto governava l'aldilà.
AGIEO
Ἀγυιεύς, così era detto Apollo. Con questo nome proteggeva chi entrava ed usciva da casa e sorvegliava le strade e i piazzali (oggi si chiama video-sorveglianza).
AGLAE o AGLAIA
Ἀγλαία, aggettivo dal significato Splendente attribuito a Pasifae la più giovane delle Cariti, fu moglie di Efesto. Viene raffigurata con un bocciolo di rosa in mano.
AGLAO DI PSOFI
Ἄγλαος, pastore che l'oracolo di Apollo salutò come il più felice dei mortali nella sua povertà.
AGLAOPE
Ἄγλαοφήμη, o Aglaofono o Aglaofeme, una delle Sirene "quella dalla voce meravigliosa".
AGLAURA o AGLAURO
AGNO
Una delle ninfe nutrici di Zeus bambino. Aveva lo stesso nome una fontana del monte Licèo, sacra alla ninfa. Quando c'era siccità il sacerdote di Zeus gettando un ramo di quercia dopo aver invocato il dio, riusciva a far piovere.
AGONII
Dèi che si invocavano prima di iniziare imprese difficili.
AGONIO
Ἀγώνιος, aggettivo di Ermes, quale protettore di atleti e palestre.
AGOREO
Ἀγοραῖος, ed Ἀγοραία, epiteto comune a Zeus, a Ermes, a Atena, e a tutte quelle divinità maggiori che avevano dei templi e delle statue nelle piazze pubbliche.
AGRAO
Nome di uno dei Titani, significa campestre.
AGRAULO
(ἄγραυλος, che vive o pernotta in campagna) Madre di Aglauro (quella della cesta contenente Erittonio) e moglie di Cecrope. In nome suo era consacrato ad Atene un bosco. Ebbe un figlio da Ares, al quale imposero il nome Alcippe.
AGRIA
Ἀγρία, meno conosciuta figlia di , e sorella d'Eteocle, di Polinice e d'Antigone. fu uccisa per ordine di Creonte. A era volte chiamata Ismene o Eurigania.
AGRIO
AGRO
Ἄγρος, ninfa che allevò Zeus nell'Arcadia.
AGROTERA
Ἁγροτέρα, aggettivo di Artemide che significa Campestre.
AIACE
AIACE
AION o EONE
ALALCOMENE
Ἀλαλϰομένης, il primo uomo della Beozia spuntato dalla terra vicino al lago Copalde. Si pensava fosse stato educatore della dea Atena (anche detta Pallade).
ALALCOMENEA
ALASTOR
Ἀλάστωρ, aggettivo di Zeus quale punitore delle malefatte. Altro Alastor era uno dei dodici figli di Nestore e di Clori (Apollod., I, IX), sposò la figlia di Climene, chiamata Arpalice, quando stava conducendo la sposa nella sua casa, Climene, che provava un amore incestuoso verso la figlia, gli corse dietro, e riportò indietro la figlia e per concludere uccise il novello sposo. Anche uno dei cavalli di Plutone era così chiamato.
ALBIONE e Bercione
si tratta di due giganti figli di Poseidone e della Terra, i due osarono ostacolare il passaggio d' Eracle nelle Gallie. Furono vinti, ma con parecchia fatica. Eracle aveva consumato tutte le sue frecce contro di essi, e la vittoria era incerta; quando Zeus, gli venne in aiuto facendo piovere sopra i due una grandine di pietre,che li costrinse ad arrendersi.
ALCATOE o ALCITOE
Ἀλϰαϑόη o Ἀλϰιϑόη, una delle figlie di Minia (re d'Orcomeno). La ragazza non volle partecipare ai riti dionisiaci e dissuase le sorelle Aristippe e Leucippe. Durante la celebrazioni dei riti a Dioniso le ragazze si misero a filare e si raccontavano le storie degli dèi e nei loro racconti non parlarono mai di Dioniso. Il dio risentito mutò le fanciulle in pipistrelli. Ovidio nel IV° libro delle Metamorfosi così racconta: Il racconto era finito. Ma le figlie di Minia lavoravano ancora con furia, spregiando Bacco e profanando la sua festa, quando a un tratto timpani invisibili strepitarono con suono sordo, echeggiarono flauti a becco curvo e tintinnarono bronzi in un profumo di mirra e croco; e accadde un fatto incredibile: i telai cominciano a germogliare, le stoffe appese a mettere fronde in sembianza d'edera; parte si trasformò in viti e quelli che erano poco fa fili si mutarono in tralci; dagli orditi spuntarono pampini e la porpora usò il suo pigmento per dipingere l'uva. La giornata volgeva al termine, e già subentrava l'ora in cui non puoi dire se vi sia buio o luce, ma quella luce incerta che sconfina nella notte. All'improvviso sembrò che i muri tremassero, che si accendesse la resina delle torce e che la casa s'illuminasse di fiamme abbaglianti in mezzo ai ruggiti di belve spettrali. Le sorelle cercano un riparo nella casa invasa dal fumo, chi in un luogo chi in un altro, per evitare le vampe del fuoco; e mentre corrono al rifugio, fra gli arti atrofizzati si stende una membrana e imprigiona loro le braccia in un velo sottile. Le tenebre non permettono di capire come abbiano perso l'aspetto primitivo. Non si librano con l'aiuto di penne, eppure si sostengono con ali trasparenti, e quando tentano di parlare emettono un verso fievole a misura del corpo e si lamentano con sommessi squittii. Abitano sotto i tetti, non nei boschi; odiando la luce, volano di notte e prendono il nome dal vespro inoltrato. Da allora il nome di Bacco divenne famosissimo dappertutto a Tebe, e una zia materna descriveva a tutti i grandi poteri del nuovo dio.
ALCATOO
Ἀλϰάϑοος, uno dei sei figli di Pelope, accusato di essere stato complice all'uccisione cognato Crisippo, dovette andare in esilio. Strada facendo, uccise un leone sul Citerone, per questo ottenne in ricompensa la mano di Megarea, figlia del re di Megara. Per gratitudine agli dèi, eresse un tempio ad Apollo Agreo e ad Artemide Agrotera. Ricostruì pure in onore di Apollo la cittadella di Nisa, circondandola di mura: Apollo, come dicono i Megaresi, l'aiutò e depose la cetra su quella pietra, la quale, se la colpisci con un sasso, risuona allo stesso modo di una cetra che venga pizzicata. (Pausania I, 42).
Altro Alcatoo era un troiano che sposò Ippodamia (figlia di Priamo), fu ucciso durante l'assedio di Troia da Idomenèo.
ALCEO
Ἀλϰαιος o Ἀλϰεύς, uno dei figli di Perseo, Alceo che regnò su Tirinto ebbe il figlio Anfitrione e la figlia Anasso da Astidamia, figlia di Pelope, ma altre tradizioni sostengono che la sua sposa fu Laonome, figlia di Guneo, o Ipponome, figlia di Meneceo. Elettrione sposò Anasso, la figlia di Alceo, e da lei ebbe la figlia Alcmena, da questa nacque Eracle. (Apollod., II, IV, 4 ).
ALCESTI
Ἅλϰηστις Moglie di Admeto re di Tessaglia, figlia di Pelia e di Anassabia. I pretendenti erano tanti, ma Pelia rifiutò le loro offerte e stabilì il patto che avrebbe concesso la figlia a chi avesse aggiogato allo stesso carro delle bestie selvagge e su quello avesse condotto Alcesti alla cerimonia nuziale. Così Admeto pregò Apollo di aiutarlo. Apollo, che era stato trattato benignamente da lui durante il suo periodo di schiavitù, gli consegnò già aggiogati un cinghiale e un leone, con i quali egli si portò via Alcesti. Ottenne anche da Apollo questo dono: che qualcuno avesse la possibilità di morire al suo posto. Dunque, quando né suo padre né sua madre vollero morire per lui, si offrì sua moglie Alcesti e si sostituì a lui nella morte; Eracle traendola dall'Ade la fece rivivere. (Igino, Miti, 51)
ALCHIMACHIA
Una cabiride al seguito di Dioniso. Osò frustare con un tirso ricoperto di vite e edera la statua di Era argiva, la dea la punì facendola morire e seppellire in terra straniera.
ALCIDA
Ἀλκίδας, mostro che vomitava fuoco, generato da Gea e ucciso dalla dea Atena.
ALCìDE
Άλϰείδης, epiteto di Eracle, da Alceo, padre di Anfitrione marito di Alcmena. Alcmena generò Ercole dopo essersi congiunta a Zeus.
ALCIMEDE
Άλϰιμήδη, Madre di Giasone e moglie di Esone. Igino nella XVª favola le dà per padre Climene, altri Autolico.
altro Alcimede era un capo greco, davanti le mura di Troia.
ALCIMEDONTE
Ἀλϰιμέδων, Uno dei marinai che tentarono di rapire Bacco per ottenere un grosso riscatto e fu dal dio trasformato in delfino.Un eroe greco ebbe lo stesso nome e fu ricordato per avere dato in sposa ad Eracle la propria figlia Fialò.
ALCIMEDA
Madre di Giasone e moglie di Esone.
ALCIMENE
Ἀλϰιμένης, figlio di Giasone e di Medèa e fratello di Téssalo. Quando Giasone ripudiò Medèa, essa per vendetta fece morire atrocemente i due giovani. Ebbe lo stesso nome un figlio di Glauco che fu ucciso dal fratello Bellerofonte.
ALCINOE
Ἀλϰινόη, moglie di Anfiloco e figlia di Polibio, fu indotta da Atena ad abbandonare il marito per scappare con Xanto, ma presa dal rimorso si uccise. Tutto ciò per punirla di aver privato del salario una delle sue operaie. Ebbero lo stesso nome una nutrice di Zeus e una sorella di Aristeo.
ALCINOO
Ἀλϰίνοος,iglio di Poseidone, regnava sul popolo dei Feaci con la moglie Arete. Alla sua corte giunse il naufrago Ulisse e si svolsero le nozze tra Giasone e Medea. (Non confondere col Gigante Alcinoo).
ALCIONE
ALCIONEO
Ἀλϰυονεύς, uno dei giganti che mossero guerra a Zeus. Sconfitto cercò scampo nascondendosi nel globo lunare, ma Atena lo fece precipitare. Gli si dava il potere di resuscitare, Eracle mutilandolo glielo tolse.
ALCIPPE
Ἀλϰίππη, una delle figlie del gigante Alcioneo, disperata per la morte di suo padre ucciso nella guerra dei Giganti contro gli dèi, si lanciò dal capo di Canastro nel mare e fu mutata da Anfitrite in alcione. Altra fu figlia di Aglauro e di Ares, Allirozio figlio di Poseidone la violentò. Ares vendicò l'oltraggio fatto a sua figlia uccidendo Allirozio, allora Poseidone lo citò dinanzi al concilio degli dèi che radunatisi sopra un colle ad Atene svolsero il primo processo da allora il luogo si chiamò Areopago (Ἀρεόπαγος)
ALCITOE
Vedi Alcatoe.
ALCMENA
ALCMEONE
ALCONE
Ἄλϰων, figlio di Eritteo venerato ad Atene. Era un arciere abilissimo difatti una leggenda narra che un giorno un serpente avrebbe avvolto il figlio che stava dormendo e Alcone con una freccia lo uccise senza svegliare il bimbo. La venerazione degli Ateniesi gli era dovuta per l'arte medica.
ALEA
Ἀλέα, aggettivo di Atena quale dea del grano e protettrice dei molini.
ALEMONE
Ἀλημονη, uno dei Giganti che fecero guerra a Zeus.
ALEONE
Figlio di Atrèo, chiamato Diòscuro, al pari dei fratelli Melàmpo ed Eumòlo.
ALESO
Ἄλεσος, figlio che Agamennone ebbe da Briseide quando la fece rapire ad Achille. Pare avesse attentato alla vita di Clitennestra rea assieme ad Egisto di aver ucciso Agamennone, ma fallitogli il tentativo fu da Zeus mutato nel monte vicino al quale Persefone raccogliendo fiori fu rapita da Plutone.
ALESSANDRO
Ἀλέξανδρος, secondo nome di Paride, il più famoso figlio di Priamo.
ALESSIDAMO
Vedi Anteo.
ALESSIROE
Ἀλξιῤῥόη, figlia di Eracle (dea della giovinezza eterna). Altra Alessiroe era una ninfa del monte Ida in Grecia si pensava fosse figlia del monte Cedreno, fu spesso confusa con Alessitoe.
ALETE
Ἁλήτης, era un compagno di Enea. Un'altro era figlio d'lppota, discendente da Eracle, è uno di quelli ai quali.si attribuisce la fondazione di Corinto.
ALETRIONE
Ἀλεχτρυών, giovane favorito da Ares e suo ruffiano nelle avventure erotiche, fu un giorno incaricato di vigilare mentre il dio era appartato con Afrodite. Però nella lunga attesa il giovane si addormentò ed Elio che stava spiando nascosto da una nube avvisò subito Efesto il quale sorprese in flagrante i due amanti. Ares infuriato per la negligenza del giovane lo mutò in gallo.
ALETTO
Ἀληϰτώ, ura una delle tre Erinni, figlia di Acheronte e della Notte era la più spaventosa perché non dava tregua alle sue vittime (il suo nome significa l'irrefrenabile), era raffigurata in agitazione continua con in mano una fiaccola che scuoteva sopra le sue vittime.
ALFEO
Ἀλφείος, figlio dell'Oceano e di Teti (non si tratta della Teti madre di Achille). Alfeo avrebbe fatto una corte accanita alla dea Artemide, la quale per sottrarsi al suo inseguimento si rese irriconoscibile sfregandosi del fango sul viso (per questo venne chiamata anche Alfèa). Comunque da bravo dongiovanni si innamora anche della ninfa Aretusa e per congiungersi a lei la insegue fino in Sicilia, isola in cui si era rifugiata e trasformata in fonte nei pressi di Siracusa, divenne fiume e la raggiunse attraversando il mare (Ovidio, Metamorfosi V). In questo mito si cela la spiegazione delle acque dolci di Aretusa pur a breve distanza dal mare. Pare che le acque dell'Alfeo avessero la proprietà di guarire dalla lebbra (in greco alphòi).
ALFESIBEA
Ἀλφεσίβοια, fu la prima moglie di Alcmeone e da lui abbandonata per Calliroe.
ALIA
Ἁλία, una delle cinquanta Nereidi.
ALICE
Ninfa del mare figlia di Nereo e dell'Oceanina Doride.
ALICO
Ἄλυϰος, eroe di Megàra, che accompagnò i Dioscuri quando andarono ad Attica per riprendere la sorella Elena.
ALIMEDE
Ἀλιμήδη, una delle cinquanta Nereidi.
ALISSOTOE
Ἀλεξιρόη, ninfa ritenuta madre di Esaco, uno dei tanti figli di Priamo.
ALITERSE
Ἁλιϑίρσης, figlio del noto indovino Mastore ricordato per i saggi consigli dati a Telemaco.
ALLIROE
Ἁλιῤῥόη, una delle concubine di Poseidone.
ALLIROZIO
Ἁλιῤῥόϑιος, o Allirotio, figlio di Poseidone e della ninfa Eurite. Morto per mano di Ares.
ALLOPROSALLO
Epiteto di Ares, gli fu dato per la sua volubilità.
ALOADI o ALOIDI
ALOIDE
Vedi Muse.
ALOO o ALOEO
Gigante figlio di Urano e di Gea e padre degliAloidi.
ALOPE
Ἁλόπη, una delle Arpie. Altra Alope era figlia di Cercione, uccisa dal padre per essere stata amante di Poseidone. Il dio la trasformò in fonte.
ALPO
Uno dei figli di Gea. Aveva cento teste di serpente ed era nemico degli dèi. Fu ucciso da Dioniso che per l'impresa fece uso dell'edera (Nonno di Panopoli Dionisiache III- 25-238 e ss.).
ALTEA
ALTEMENE
ALTENO
AMADRIADI
Ἁμαδρύαδες, (dal greco hama = con, e drys = querce), ninfe dei boschi e degli alberi dei quali ne dividevano la vita e la morte, racchiuse indivisibilmente nella loro corteccia erano simbolo della vita vegetativa.
AMALTEA
AMARINZIA
Ἀμαρυνϑία, epiteto di Artemide, datole in un villaggio dell'isola Eubea, dove la dea era particolarmente venerata.
AMATUNTe
Ἀμαϑούς, figlio d' Eracle, fabbricò, nell'isola di Cipro, la città che dal suo nome, fu chiama Amatunta e consacrata a Afrodite. Nel tempio di Afrodite gli abitanti sacrificavano gli stranieri, la dea indignata da questo rito (considerando che era dea dell'amore), mutò in tori gli abitanti della città e fece prostituire le donne.
AMAZIA
Ἀμάϑεια, una delle Nereidi.Vedrò di mettere l'elenco che ci tramanda Igino nei suoi "Miti": Glauce, Talia, Cimodoce, Nesea, Speio, Toe, Cimotoe, Attea, Limnoreia, Melite, lera, Anfitoe, Agave, Doto, Proto, Ferusa, Dinamene, Dessamene, Anfinome, Callianassa, Doride, Panope, Galatea, Nemerte, Apseude, Climene, lanira, Panopea, lanassa, Mera, Orizia, Drimo, Xanto, Ligea, Fillodoce, Cidippe, Licoriade, Cleio, Beroe, Efire, Opis, Asia, Deiopea, Aretusa, Climene, Creneide, Euridice, Leucotoe.
AMÀZZONI
AMAZZONIO
Ἀμαζόνιος, questo nome venne dato ad Apollo per avere aiutato le Amazzoni durante l'assedio di Troia.
AMBROSIA
Ἀμβροσίη, era il cibo degli dèi, così come il nettare era la loro bevanda. Chi lo assaggiava diveniva immortale, e d'ambrosia di nutrivano anche i cavalli degli dèi. Si dice che provenisse dall'orto delle Esperidi. Anche una figlia di Atlante si chiamava Ambrosia e anche una festa che si celebrava nel periodo della vendemmia in onore di Dioniso aveva lo stesso nome.
AMICLA
Ἀμύϰλας, la sola, una delle sette figlie di Niobe, con Melibea, risparmiata dalla vendetta d'Apollo e di Artemide (Apollodoro, III, 5).
AMICLE
AMICLEO
Ἀμυϰλαίος, epiteto di Apollo, venutogli dalla città Amiclea la dove aveva un tempio a lui dedicato.
AMICO
Ἄμυϰος, figlio di Poseidone, grande pugile e re dei Bebrici. Col suo popolo abbandonò la Tracia per stabilirsi in Bitinia, Era un uomo forte e violento, e sfidava tutti gli stranieri che passavano di là a una gara di pugilato: in questo modo li uccideva tutti. Così anche quel giorno Amico si avvicinò alla nave Argo, e sfidò il più bravo del gruppo a battersi con lui. La sfida fu raccolta da Polluce che subito con il suo pugno colpì il re a un gomito e lo uccise. I Bebrici allora lo assalirono, ma i suoi nobili compagni strapparono le armi ai nemici, li misero in fuga e ne uccisero parecchi (Apollodoro, Biblioteca, I, 9).
AMIMONE
AMINIA
Ἄμυνια, amava non corrisposta Narciso. Aminia, minacciò di togliersi la vita, in risposta Narciso le mandò un pugnale. Aminia maledicendolo si trafisse il cuore presso alla porta del giovane. (Conone, Racconti, XIV)
AMITAONE
Ἀμυϑάων, figlio di Creteo, visse a Pilo, sposò Idomene, figlia di Ferete, ed ebbe i figli Biante e Melampo (famoso indovino) e re d'Argo.
Capostipite degli Amitaonidi.
AMORE
AMPELO
Ἄμπελος, figlio di un Satiro e di una Ninfa, che viveva sui colli di Ismaro, si diceva che Bacco si fosse innamorato del rustico giovinetto infatti, fu a lui che il dio consegnò il primo grappolo d'uva che pendeva dai rami di un olmo; poi il giovanetto mentre cercava di raccogliere altri grappoli d'uva cadde dall'albero e morì, Bacco intristito lo portò fra le stelle.
AMPICO
Ἄμπυζ, fondatore dell'oracolo di Mallo nella Cilicia e padre di Mopso.
ANACALIPTERIO
Con questa parola i Greci designavano l'atto della sposa di togliersi il velo quando lo sposo presentava i doni nuziali. Dall'atto la parola passò ai doni stessi. Cosi Zeus consacrò la Sicilia come anacalipterio a Core.
ANACETI DèI
Ἄναϰες, con questo nome erano venerati ad Atene i Diòscuri per la clemenza che usarono nei confronti dei cittadini di Afidna, quando ritrovarono in questa città la sorella Elena rapita da Teseo prima che da Paride.
ANADIOMENE
Ἀναδυομένη, aggettivo di Afrodite in riferimento alla sua nascita. La parola vuol dire sorta dal mare.
ANAGOGIA
indicava la partenza di una divinità dal suo santuario e il suo successivo ritorno.
ANAIDEIA
Personificazione dell'impudenza di Atene.
ANAITIDE
Aggettivo di Artemide o di Afrodite, presso gli abitanti della Armenia, della Lidia e della Persia.
ANAPI o anapo
Ἄναπις/Ἄναπος amante della ninfa Ciane, tentò d'opporsi al ratto di Persefone. Ade irritato della sua resistenza, lo mutò in fiume; Ciane mutata in fontana, restò unita al suo amato mescolando le proprie acque con quelle di Anapi.
ANASCI
Ἀναξίδηε, nato dall'unione di Castore con Ilaria figlia di Leucippo, veniva invocato con Mnasinoo, figlio di Polluce e di Febe.
ANASITEA
Nome di una delle Danaidi, madre di Oleno, fu amata da Zeus.
ANASSABIA
Ninfa che per sottrarsi alla corte di Apollo si rifugiò nel tempio di Artemide.
ANASSARETTA
Ἀναζαρέτη, o Anassarete, ninfa dell'isola di Cipro o di Salamina, che per non avere compiaciuto Ifi, anzi lo schernì, gli dèi la mutarono in rupe, mentre Ifi si uccideva per la disperazione di essere stato respinto. …Dopo tanto penare Ifi non resse più al dolore e davanti alla porta pronunciò queste estreme parole: "Hai vinto, Anassàrete: smetterò d'infastidirti coi miei lamenti. Prepara in letizia il tuo trionfo, inneggia alla vittoria e incoronati di splendido alloro. Hai vinto e io muoio senza rimpianti. Gioisci, donna di ferro! Una volta almeno sarai costretta a lodare una mia azione: ti faccio cosa gradita e dovrai riconoscermi qualche merito. Sappi però che la mia passione per te si spegnerà solo con la morte e sarà per me come se morissi due volte…, …Ma non appena scorse Ifi disteso sul feretro,.le s'irrigidirono gli occhi, dal corpo velato di pallore dileguò il tepore del sangue e, quando tentò di ritrarsi, rimase inchiodata dov'era, quando tentò di girare il viso, neppure questo poté; e a poco a poco quella pietra che da tempo aveva nel suo duro cuore, le invase tutte le membra. Non mento, credimi: a Salamina esiste ancora la statua che serba la sua immagine e un tempio dedicato a Venere lungimirante. Memore di ciò, ninfa mia cara, tronca, ti prego, la tua cruda ritrosia e unisciti a chi t'ama… (Ovidio, Metamorfosi, XIV). Una storia simile è raccontata da A. Liberale nelle sue “Metamorfosi XXXIX, solo che i protagonisti sono: Arceofonte e Arsinoe.
ANASSIBIA
Ἀναξιβία, diversi i personaggi con questo nome:
1) sorella d'Agamennone e di Menelao e madre di Pilade.
2) ninfa che per sottrarsi alla corte di Apollo si rifugiò nel tempio di Artemide, dove la dea la rese invisibile.
3) figlia di Biante, che fu moglie di Pelia.
4) una Danaide, moglie d'Archelao.
ANASSO
Ἀναξώ, nipote di Perseo e moglie di Elettrione che la rese madre di Alcmena.
ANCEO
Αγϰαῖος, figlio di Poseidone e di Aristipalea, fu uno degli Argonauti e partecipò alla caccia del cinghiale Calidonio. Uno schiavo gli predisse che non avrebbe più bevuto vino della sua vigna, allora Anceo per farsi gioco di lui ordinò che gli venisse portata una coppa di vino, ma prima ancora egli bevesse lo schiavo gli ricordò che fra le labbra e la coppa c'era una certa distanza, e nello stesso istante lo avvisarono che il cinghiale era entrato nella sua vigna e la stava distruggendo, Anceo gettata la coppa si precipitò all'assalto della bestia che lo sbranò. Figlio suo fu Agatenore.
ANCHESMIO
Epiteto di Zeus, quale abitante dell'Anchesmo (catena collinare a nord di Atene).
ANCHIALE
Ἀγχιάλε, madre di Tizia e di Cileno, Dattili Idèi che nella Troade formavano il corteo alla dea Cibele.
ANCHIROE
Ἀγχίροη, o Ancinoe o Anchinoe, figlia di Nilo e madre d'Egitto e di Danao.
ANCHISE
ANCURO
Ἀγχουρος, figlio di re Mida, precipitò armato di tutto punto e col suo cavallo in una voragine a Celene, antica capitale della Frigia.
ANDIRINA
Nella città di Andera dove la dea aveva un tempio a lei consacrato così era chiamata Cibele.
ANDREOCLE
Ἄνδροϰλῆς, uno dei tanti figli di Eolo (dio dei Venti), regnò fra lo stretto di Messina e capo Lilibeo.
ANDRO
Ἄνδρος, in questa isola, nel tempio di Libero, da una fonte miracolosa per sette giorni a partire dal 5 gennaio scorreva un liquido col sapore di vino. Se questo liquido veniva portato fuori dalla vista del tempio riacquistava il sapore dell'acqua.
ANDROCLEA
Ἄνδρόϰλεια, una delle figlie di Antipeno e di Antipene re di Tebe, le quali obbedendo al comando dell'oracolo secondo il quale la città non si sarebbe liberata dal dominio di Eracle se una delle famiglie più illustri non si fosse sacrificata, così affrontarono la morte per la salvezza di Tebe.
ANDROFONA
Aggettivo di Afrodite dal significato di assassina di uomini.
ANDROGENO
ANDROMACA
ANDROMEDA
ANDROPOMPO
Padre della ninfa Melanto.
ANEMOTE
Aggettivo di Atena.
ANFIALO
Ἀμφίαλος, figlio di Neottolemo e Andromaca.
ANFIARAO
ANFIDAMANTE
Ἀμφιδάμας, Busiride sacrificava tutti gli stranieri sull'altare di Zeus, in ossequio a una profezia. Da nove anni, infatti, l'Egitto era devastato dalla carestia, e Frasio, un sapiente indovino giunto da Cipro, aveva profetizzato che la carestia avrebbe avuto fine se ogni anno avessero sacrificato a Zeus uno straniero. Il primo a essere sgozzato da Busiride fu proprio l'indovino; e poi continuò con tutti gli stranieri che capitavano. Anche Eracle fu catturato e portato all'altare: ma l'eroe spezzò le corde che lo legavano, e uccise Busiride insieme a suo figlio Anfidamante offrendoli come sacrificio agli dèi (ripagati con la stessa moneta).
ANFIDEMONTE
Ἀμφιμίδων figlio di Melantio, offerse ospitalità agli Atridi quando questi andarono a Itaca per tentare senza successo di convincere Ulisse a partecipare alla guerra contro Troia. Fu tra i proci e il giorno della resa dei conti morì per mano di Telemaco.
ANFIDROMIA
Così si chiamava la cerimonia che i Greci usavano fare il quinto giorno dopo la nascita di un bambino, ponendolo davanti all'altare degli dèi della casa dopo averlo fatto correre in braccio al padre intorno al fuoco dell'altare. Durante questo rito veniva imposto il nome all'infante.
ANFILOCO
Ἀμφίλοχος, fratello di Alcmeone, aiutò il fratello ad uccidere la propria madre Erifile che aveva tradito il marito. Partecipò vittoriosamente alla guerra degli Epigoni. Fu ucciso senza gloria in una rissa tra lui e Mopso.
ANFINOMEA
Ἀμφινόμη, madre di Giasone, il supremo condottiero degli Argonauti. Si uccise conficcandosi un pugnale nel petto per la desolazione della lontananza dell'amatissimo figlio.
ANFIONE e ZETO
Ἀμφίων e Ζῆϑος, Antiope era figlia di Nitteo, Zeus si unì in amore con lei. Quando rimase incinta, il padre la scacciò, e la fanciulla si rifugiò a Sicione presso il re Epopeo e lo sposò. In una crisi di disperazione, Nitteo si uccise, e lasciò a Lico l'incarico di punire Epopeo e Antiope. Pertanto Lico fece guerra a Sicione e la occupò, uccise Epopeo e portò via prigioniera Antiope. Lungo la strada, presso Eleutere in Beozia, Antiope partorì due gemelli. Subito furono esposti, ma un mandriano li trovò e li allevò, e li chiamò Zeto e Anfione. Zeto si occupava del bestiame, e Anfione invece si esercitava nella citarodia, con la cetra che gli aveva donato Ermes. Intanto Lico e sua moglie Dirce che avevano imprigionato Antiope, le facevano subire continui maltrattamenti; ma un giorno le corde che legavano Antiope si sciolsero da sole, e la donna fuggì di nascosto e arrivò alla capanna dei due ragazzi, chiedendo ospitalità. Quando Zeto e Anfione seppero che si trattava della loro madre, uccisero Lico, legarono Dirce a un toro e gettarono il suo cadavere nel crepaccio di una sorgente che da lei prese il nome di Dirce. Preso il potere, i due fratelli fortificarono la città. Anfione, istruito da Ermes nel suono della lira, possedeva un'alta conoscenza della musica e dal suo strumento sapeva tirare fuori suoni così belli e dolci che quando incominciò a costruire le mura di Tebe le pietre si collocavano da sole al loro posto. Anfione fu sposo infelice di Niobe. Impazzito per la morte di tutti i suoi figli profanò il tempio di Apollo e fu ucciso dalle frecce del dio. Anfione simboleggia il potere dell'intelligenza umana, contrapposto a Zeto che simboleggia la forza fisica.
ANFIRO
Ἀμφιρώ, una delle ninfe Oceanine.
ANFISBÈNA o Anfesibena
...Come un'anfisbena
a due bocche si avvolge in mezzo alle sue spire,
sputando veleno da entrambe le teste
e ondeggiando con un duplice impulso delle membra;
quando striscia, una testa tocca l'altra
ed il corpo, guizzando sulle spire, avanza di traverso
Secondo il mito greco, Anfisbena fu generata dal sangue gocciolato dalla testa della gorgone Medusa quando Perseo volò, stringendola in pugno, sopra il deserto libico (Lucan. Pharsal. 9, 696 ss.; 719).
L'Anfisbena come creatura mitologica è stata citata da Marco Anneo Lucano e Plinio il Vecchio (come se non bastasse l'uscita del veleno da una bocca sola), da Dante nel canto XXIV dell'Inferno e da Borges nel suo Manuale di zoologia fantastica.
In Nonno di Panopoli (Dionisiache 5, 146 sgg.) si legge descrizione molto dettagliata della collana di Afrodite, fatta da Efesto in forma di Anfisbena.
Ha una valenza negativa in Eschilo (Agamennone 1233, prima occorrenza nota; era nominata anche nelle Cicogne di Aristofane, Photh. Lex. s. v.), che equipara l'Anfisbena a Clitemnestra, futura assassina di Agamennone, associandola a Scilla, altro mostro femminile omicida.
In araldica l'anfisbena, ha forma di un serpente disposto a forma di 5 o di S, inanellato e con una seconda testa al termine della coda. Le due teste gli permettono di procedere sia in avanti che all'indietro senza differenza. Quando una testa dorme, l'altra resta sveglia in guardia.
ANFITOE
Ἀμφιϑόη, una delle Nereidi.
ANFITRITE
ANFITRIONE
Ἀμφιτρύων, figlio di Alceo re di Tirinto e nipote di Perseo, sposò Alcmena figlia di Elettrione e di conseguenza cugina sua. Quando a Micene era re Elettrione, i figli di Pterelao, con l'aiuto di Tafo, vennero a reclamare il regno di Mestore, loro nonno da parte di madre; Elettrione rifiutò le loro ragioni, e i figli di Pterelao allora gli portarono via le mandrie di buoi: i figli di Elettrione corsero a difenderle, e nella sfida che ne seguì si uccisero tutti l'un l'altro. I Tafii che riuscirono a scappare si imbarcarono portando con sé il bestiame rubato, e lo affidarono a Polisseno, re degli Elei; Anfitrione poi lo riscattò e lo riportò a Micene. Elettrione intanto meditava vendetta per l'assassinio dei figli; così, affidò ad Anfitrione la reggenza del trono e anche la figlia Alcmena (dopo avergli fatto giurare di conservarla vergine fino al suo ritorno), e si dispose a far guerra contro i Teleboi. Ma nel momento di ricevere indietro il bestiame rubato, improvvisamente una vacca lo caricò, e Anfitrione le scagliò contro il bastone che aveva in mano: il bastone batté contro le corna dell' animale, rimbalzò, colpì Elettrione alla testa e lo uccise. Forte di tale pretesto, Stenelo bandi Anfitrione dall'intero territorio di Argo. Anfitrione, insieme ad Alcmena e a Licimnio, riparò a Tebe, dove fu purificato dal re Creonte; e diede in sposa a Licimnio sua sorella Perimede. Alcmena pose una condizione alle sue nozze con Anfitrione: egli avrebbe dovuto vendicare la morte dei suoi fratelli. Anfitrione lo giurò, e andò a combattere contro i Teleboi, chiedendo aiuto a Creonte. Il re acconsentì, a patto che prima Anfitrione liberasse la Cadmea dalla tremenda volpe che la devastava. Anfitrione diede la sua parola; e tuttavia era fissato dal destino che nessuno potesse prendere quella bestia, che razziava per tutta la regione, e alla quale ogni mese i Tebani stessi offrivano come preda un bambino, uno dei loro figli, perché non ne divorasse molti di più. Anfitrione allora andò ad Atene, per chiedere aiuto a Cefalo, figlio di Deioneo; e lo convinse, in cambio di una parte del bottino sottratto ai Teleboi, a lanciare contro la volpe il suo cane, quello che Procri aveva portato da Creta come dono di Minosse: era un cane fatato, e qualunque cosa inseguisse, la prendeva. Così, il cane si mise a inseguire la volpe, e Zeus li trasformò entrambi in pietre. Anfitrione dunque partì con i suoi alleati e mise a ferro e fuoco le isole dei Tafii. Finché fu in vita Pterelao, Anfitrione non riuscì a prendere Tafo; ma la figlia di Pterelao, Cometo, si innamorò di lui, e per amor suo strappò il capello d' oro che il padre aveva in testa; in questo modo Pterelao morì, e Anfitrione s'impadronì di tutte le isole. Poi uccise Cometo e ritornò a Tebe con il bottino, dopo aver donato le isole a Eleo e Cefalo. Essi fondarono le città che portano il loro nome, e vi abitarono. Prima che Anfitrione rientrasse in Tebe, quel gran volubile di Zeus arrivò, di notte, e fece in modo che quella notte durasse per tre; poi assunse le sembianze di Anfitrione, si sdraiò nel letto con Alcmena, e le raccontò delle sue vittorie nella guerra contro i Teleboi. Quando poi Anfitrione arrivò e vide che la sposa non festeggiava il suo ritorno, gliene chiese il motivo: e Alcmena rispose che aveva già festeggiato il suo ritorno la sera prima, dormendo insieme a lui. Allora Anfitrione andò dall'indovino Tiresia, e questi gli rivelò che Zeus stesso si era unito a sua moglie. Alcmena partorì due bambini: Eracle, maggiore di una notte, da Zeus e da Anfitrione Ificle. Quando il bambino aveva otto mesi, Era inviò alla sua culla due serpenti spaventosi, perché voleva farlo morire. Alcmena gridò, chiamò Anfitrione in soccorso, ma Eracle si era già alzato, aveva già ucciso i serpenti, strangolati, uno per mano. Ferecide sostiene invece che Anfitrione, per sapere quale dei due bambini fosse figlio suo, gettò dei serpenti nel letto: Ificle scappò, Eracle invece li affrontò e Anfitrione capì che suo figlio era Ificle. Anfitrione morì ucciso in una spedizione dei Tebani contro i Mini. (Apollodoro, Biblioteca II, 4)
ANFIZIONE
Ἀμφιχτίων, figlio di Deucalione e di Pirra. Secondo il mito, fu re di Atene, l'iniziatore del culto di Dioniso e colui che istituì le anfizionìe.
ANFOTERO
Ἀμφότερος, uno dei due Alcmeonidi che uccisero i figli di Fegeo (vedi Acarnana). Altro Anfotero era il Troiano che uccise Patroclo (Iliade, XVI, 415).
ANFRISIO
O Anfriso, fiume della Tessaglia, sulle cui rive Apollo quando fu temporaneamente esiliato dall'Olimpo, pascolava le greggi di Admeto. Là scorticò vivo il satiro Marsia che l'aveva sfidato nel canto, e sempre in quelle rive amò Evadne ed uccise inavvertitamente mentre giocava il suo amato Giacinto.
ANICETO
Ἀνίϰητος, l'invincibile, uno dei due figli che Eracle ebbe nell'Olimpo dalla dea Ebe dopo che fu assurto sull'Olimpo. L'altro figlio era Alexiàre.
ANIGRO
ANIO
ANITO
Ἄνυτος, uno dei titani, si occupò dell'educazione della dea Era. Veniva raffigurato vestito di tutto punto da guerriero.
ANOSIA
Ἀνοσία spietata spesso attribuito ad Afrodite.
ANTAGORA
Ἀνταγόρας, pastore dell'isola di Còo che riuscì a mettere in fuga Eracle giovanetto.
ANTEA
Ἄνϑεια, moglie di Proculo re di Argo, presso cui si rifugiò Bellerofonte dopo aver ucciso per disgrazia in un incidente di caccia il proprio fratello Pirrene. Antea (anche detta Stenobea) innamoratasi del giovane che la respinse lo accusò davanti al marito di avere cercato di sedurla.
ANTEDONE
Ἀνϑήδων, madre del dio Glauco.
ANTENORE
ANTEO
ANTERO o ANTEROS
Figlio di Ares e di Afrodite la quale vedendo che Eros non cresceva chiese consiglio a Temi e questa gli disse che ciò avveniva perché l'infante non aveva neanche un compagno, allora Afrodite gli diede Antero, i due fratelli così crebbero insieme in forma di fanciulli alati.
Essi differivano di molto nei loro poteri divini ad Antero era attribuito il ricambio del sentimento d'amore suscitato dal fratello ma più che altro era un ricambio fuggitivo e sensuale.
ANTESIONE
Figlio di Tisamene indovino di Sparta.
ANTIANIRA
Ἀντιάνειρα, fadre di Echione e di Erito.
ANTICLEA
Ἀντύϰλεια, figlia d'Autolico e sposa di Laerte, re d'Itaca, era la madre di Ulisse che incontratolo nell'Averno lo informa sulle condizioni di Penelope e di Telemaco.
ANTICLO
Ἀντιϰλος, uno dei guerrieri greci nascostosi nel cavallo di Troia. Per poco non tradiva la loro presenza quando Elena uscita con le donne Troiane a guardare il misterioso cavallo si mise ad imitare le voci dei vari guerrieri greci, Ulisse riuscì giusto in tempo a tappargli la bocca.
ANTIFANTE e TIMBREO
Ἀντίφάτης e Θυμβραιος figli di Laocoonte, furono soffocati assieme al padre dai due giganteschi serpenti che li avvinghiarono.
ANTIFATE
Ἀντίφας, re del favoloso popolo di nomadi e selvaggi dei Lestrigoni che distrussero la flotta di Ulisse. …Di grida la cittade intanto empiea Antifate. I Lestrìgoni l'udiro, E accorrean chi da un lato e chi dall'altro, Forti di braccio, in numero infiniti, E giganti alla vista. Immense pietre Così dai monti a fulminar si diêro, Che d'uomini spiranti e infranti legni Sorse nel porto un suon tetro e confuso. Ed alcuni infilzati eran con l'aste, Quali pesci guizzanti, e alle ferali Mense future riserbati… (Omero, Odissea X).
ANTIGONE
Ἀντιγώνη, figlia di Edipo e di Giocasta, sorella di Ismene, Eteocle e di Polinice. Quando Edipo accecatosi per la consapevolezza di avere ucciso il padre e avere sposato la madre, fu scacciato da Tebe essa non volle abbandonarlo e lo seguì nel lungo pellegrinaggio attraverso l'Attica ed entrò con lui nel bosco sacro alle Eumenidi nel quale era vietato l'ingresso ai profani, e perciò le Eumenidi fecero strazio del corpo di Edipo. Perduto che ebbe così il padre, Antigone fece ritorno a Tebe, dove era in corso la guerra dei Sette re, Creonte proclamò un editto che vietava di dare sepoltura a Polinice e a quelli che erano giunti con lui, poiché erano venuti per attaccare la patria; ma sua sorella Antigone contravvenendo agli ordini umani e rispettando quelli divini, raccolse i miseri resti e diede loro sepoltura. Condannata ad essere murata viva, si suicidò. In seguito alla sua morte, Emone figlio di Creonte innamorato di Antigone per il dolore si uccise sulla tomba di lei. Igino nelle “Metamorfosi, 72”, racconta la storia con un finale diverso: Antigone venne condotta innanzi al re, che la consegnò a suo figlio Emone, con cui era fidanzata, perché la uccidesse. Emone disobbedì per amore agli ordini del padre e affidò Antigone ai pastori; poi, mentendo, disse di averla uccisa. Antigone in seguito partorì un figlio; quando questi raggiunse la pubertà, andò a Tebe per partecipare ai giochi e qui il re Creonte lo riconobbe, poiché tutti coloro che appartenevano alla stirpe del drago avevano un segno sul corpo. Ercole intercedette a favore di Emone e pregò Creonte che lo perdonasse, ma non ottenne nulla; Emone allora uccise se stesso e la moglie Antigone. Creonte diede però in moglie a Eracle sua figlia Megara, da cui nacquero Terimaco e Ofite.
ANTILOCO
Ἀντίλοχος, figlio di Nestore re di Pilo, partecipò alla guerra di Troia con 20 navi. A lui spettò il triste compito di annunciare ad Achille la morte dell'amico Patroclo. Quando Antiloco grande amico d'Achille fu ucciso da Mènnone (o Memnone fratello di Priamo) mentre tentava di difendere il padre, fu subito vendicato da Achille che ne disperse l'esercito fino alle porte Scee dopo averlo ucciso. Il Fato volle che quella fosse l'ultima azione di guerra per Achille in quanto lì fu colpito al tallone da una freccia di Alessandro, guidata da Apollo.
.
ANTINOO
Ἀντίνοος, figlio di Eupite, era il più bello ed arrogante dei Proci aspiranti alla mano di Penelope. Dopo aver attentato vanamente alla vita di Telemaco, fu il primo a cadere sotto le frecce di Ulisse. Una curiosità: Anche un bellissimo giovane della Bitinia amato dall'imperatore Adriano si chiamava Antinoo. Quando il giovane morì annegato nel Nilo, nello stesso luogo l'imperatore fece erigere un tempio ed istituì e diffuse il culto del giovane deificato in tutto l'impero.
Altra foto.
ANTIO
Epiteto dal significato Fiorito dato a Dioniso nella città di Atene.
ANTIOPE
Ἀντιόπη Diverse eroine con questo nome:
1) Figlia di Ares e regina delle Amazzoni fu sconfitta e fatta prigioniera da Eracle che la diede a Teseo.
2) Figlia del fiume Asopo o di Nitteo, re di Tebe, venne sedotta da Zeus che le si presentò sotto forma di satiro, e da lui ebbe due gemelli, Anfione e Zeto. Il padre, quando si accorse che la figlia era gravida la scacciò e la giovane ebbe asilo presso re Epopeo, dove partorì i due gemelli Anfione e Zeto.
3) Madre di Clizio e Ifito (due degli Argonauti), e figlia di Pilone, re di Ecalia oppure, secondo altri, dell'Eubea.
4) Figlia di Tespio con Eracle ebbe il figlio Alopio.
AONIE o aonidi
Ἄονίδες, aggettivo dato alle Muse nella Beozia, dal fonte Aonio a loro consacrato.
APATE
ἀπάτη inganno una delle figlie della Notte.
Una curiosità: un coleottero parassita dell'ulivo e della vite, ha questo nome. Causa ingenti danni scavando nei tronchi.
APEMO o APEMIO
Con questo epiteto che vuol dire: apportatore di ogni bene Zeus aveva un tempio a lui dedicato a Roma.
API
Ἄπις, era figlio di Foroneo e fratello di Niobe, dopo la morte del padre, governò in modo talmente tirannico che perdette nello stesso tempo trono e vita.
APOLLO
Ἀπόλλων, senza alcun dubbio dopo Zeus è Apollo il dio più importante della mitologia greca. E qui per cantare questo dio mi faccio aiutare dal III Inno omerico “A Apollo” …Come cantarti, se cantato tu sei in tutti gl'inni? Di tua gloria, Febo, dovunque il suono si spande: su la terra nutrice di armenti e su l'isole… Il mito di Apollo è legato a quello di Artemide (sorella gemella di lui) che con le naturali differenze sessuali ha un carattere parallelo. Leto sedotta da Zeus pellegrinò a lungo sulla terra per sfuggire all'ira di Era, nessuno volle ospitarla per timore della vendetta di Era (Era, era molto vendicativa), finalmente giunse a uno scoglio errante sul mare che la ospitò e in prossimità del parto lo scoglio si fissò al fondo marino con delle colonne diventando così l'isola di Delo (…e lieta fu Delo, e rispose: "Leto, di Ceo possente inclita figlia; felice sarei di ospitare del nume arciere la nascita: oscuro è infatti, ignoto quasi il mio nome fra gli uomini; famosa, onorata invece così diverrei… III° Inno omerico a Apollo). Assistita dalla dea Iride Leto partorì i due gemelli, Apollo e Artemide dopo un lungo e laborioso travaglio. Le due divinità hanno un che di misterioso e inavvicinabile che incute rispetto, entrambi munite di arco colpiscono da lontano e chi è colpito dai loro dardi muore senza soffrire. Apollo rappresenta l'autocontrollo, l'autoconoscenza e il senso della misura; nel suo tempio a Delfi stava scritto “Conosci te stesso”. Apollo si occupava anche delle espiazioni, delle purificazioni, mandava malattie come punizione alle colpe ma nello stesso tempo era in grado di guarire e questo potere gli rimase anche dopo avere dato le sue proprietà mediche al figlio Asclepio. Nume profetico, aveva santuari e oracoli in Asia e in Grecia, il più importante era quello di Delfi dove Apollo parlava per mezzo della Pizia. Dio della poesia e della musica è infatti rappresentato con la lira fra le mani e a capo delle Muse, in questa veste era chiamato Musagete. Col nome di Sminteo era protettore delle messi, come Lukoktonos proteggeva i pastori dai lupi, dio del giusto e della purezza, venne identificato o meglio spodestò Elios e veniva immaginato alla guida d'un carro tirato da quattro cavalli e col quale conduceva il Sole per il cielo. Figurato nudo come un giovane bellissimo e dall'aspetto atletico. Il centro del suo culto era Delfi dove c'era anche il suo famoso oracolo e dove ogni quattro anni si celebravano in suo onore i giochi pitici. I romani lo venerarono come protettore della salute e come dio della divinazione: in suo onore si celebravano i giochi detti Ludi Apollinares. Gli erano sacri l'alloro (in modo particolare), la palma e l'ulivo. Una curiosità: Quando Apollo uccise i Ciclopi colpevoli di avere fornito a Zeus la folgore con la quale gli uccise il figlio Asclepio, Zeus stava per gettarlo nel Tartaro ma, impietosito dalla madre che intercedette per lui, lo punì facendogli servire un mortale come lavoratore alla giornata e così Apollo servì Admeto per un anno come pastore delle sue greggi.
Presenze letterarie:
- Inno omerico a Apollo;
- Apollodoro, Biblioteca, 1,41 ss.; 9,15; 3,4; 7,6 ss.; passim;
- Apollonio Rodio, Argonautiche, 2,707 ss.; 4,616 ss;
- Callimaco, Inno a Delo;
- Dante, Paradiso, 1,13 ss.;
- Eschilo, Supplici, 60 ss;
- Euripide, Ifigenia in Tauride, 1250. - Alcesti 1 ss.;
- Omero, Odissea, 3,279 ss.; 4,341 ss.; 6,162 ss.; 7,64 ss.; 8,79 ss.; 9, 198 ss.; 15,245 ss.; 17,132; 21, 259 ss. - Iliade 1,1 ss.; 7,452 ss.; 21,442 ss.; passim;
- Ovidio, Metamorfosi, 1,416 ss.; 425 ss.; 3,534 ss.; 6,382 ss.; 10, 106 ss. - Fasti, 6,703 ss.;
- F. W. Nietzsche, La nascita della tragedia;
- Pindaro, Odi Pitiche, 3,14 ss.;
- C. F. G. Spitteler, Primavera olimpica;
- G. Vicente, Tempio di Apollo;
- Virgilio, Georgiche, 1,14;
APONIO
Gli abitanti di Elida così chiamarono Zeus come riconoscenza per averli liberati da un'invasione di fastidiose mosche.
APOTEOSI o divinizzazione
ἀποθέωσις o ἐκθέωσις, con questa cerimonia gli eroi, re, imperatore, i poeti e quanti altri si distinguevano venivano deificati e posti dopo morte fra i Numi. L'origine dell'apoteosi è molto antica, e la usarono per lo più la stragrande maggioranza dei popoli. In principio gli uomini adorarono le cose create da Dio, come il sole, la luna, i venti e tutti quei fenomeni naturali. In seguito per gratitudine deificarono coloro che li seppero governare bene, che fecero leggi buone, che assicurarono la pace ed aumentarono il benessere del genere umano.
APULO
Ἄπουλον, nome di un pastore mutato in olivastro (l'ulivo selvatico) per avere insultato delle ninfe nella grotta del dio Pan.
Qui aveva visto, tra l'ondeggiare di canne leggere,
le grotte immerse nell'ombra fitta di un bosco, dove vive Pan,
un dio mezzo caprone, ma dove un tempo vivevano le ninfe.
Un pastore d'Apulia le atterrì facendole fuggire:
prima le aveva sconvolte spaventandole all'improvviso,
ma poi loro si riebbero, sprezzando l'inseguitore,
e muovendo a ritmo i piedi, intrecciarono le loro danze.
Allora il pastore le derise e, mimando il loro movimento
con goffi salti, le coprì di sarcasmo e di insulti osceni,
né tacque, prima che una corteccia gli serrasse la gola.
Ora infatti è un albero, l'oleastro, che dal succo delle bacche
rivela quale fosse il suo carattere: nel loro gusto amaro
è il marchio di quella lingua, l'asprezza impressa dal linguaggio. (Ovidio, Metamorfosi, XIV)
AQUILONE
Vento freddo di nord-est figlio di Eolo e dell'Aurora, era raffigurato come un vecchio coi capelli bianchi e con la coda di serpente e recava in mano un piatto di olive a simboleggiare le frequenti bufere che scatenava ad Atene città di Atena alla quale era consacrato l'olivo.
ARA
Luogo dove si compivano i sacrifici agli dei per mezzo del fuoco. Presso i romani si intendevano gli altari dedicati agli dèi e in senso estensivo ad ogni monumento commemorativo di una certa dimensione. Famosa è l'Ara di Pergamo consacrata a Zeus e ad Atena. Posta sull'Acropoli di Pergamo, risale al II sec. a.C., si tratta di un recinto a duplice colonnato, ornato da un grande fregio scultorio.
Le are furono ricovero o asilo di disperati, di schiavi, di supplichevoli e di malfattori; ai loro piedi furono fatte alleanze di popoli, riconciliazioni, matrimoni, e celebrate feste pubbliche
ARACNE
Ἀράχνη, figlia di Idmone di Colofone in Lidia, famoso tintore di porpora. Abilissima nell'arte della tessitura, si vantava di essere più brava di Atena, filatrice ufficiale dell'Olimpo, e per questo la sfidò in una gara. Aracne era una comune fanciulla mortale che si era fatta un gran nome per il talento che dimostrava nel lavorare la lana, un'arte che doveva aver appreso direttamente da Atena. Ma Aracne sosteneva di no, che anzi era lei a poter insegnare qualcosa alla dea. Così Atena apparve accanto al suo telaio nelle fattezze di una vecchia e, sorridendo, le consigliò maggiore prudenza, se non voleva adirare la dea («Non tutto è male da evitare in tarda età: più s'invecchia e più cresce l'esperienza. Ascolta il mio consiglio: aspira pure ad essere la migliore fra i mortali nel tessere la lana, ma inchinati a una dea, e di ciò che con arroganza hai detto chiedi in ginocchio venia: se l'invochi, non ti negherà il perdono»). La fanciulla rispose con parole cattive e sfidò Atena, dovunque fosse, a gareggiare con lei nell'ordito e nel ricamo («Una demente, ecco quello che sei, rimbambita dalla vecchiaia: vivere troppo a lungo nuoce, eccome! Queste chiacchiere propinale a tua nuora o a tua figlia, se per caso ne hai una! Io so cavarmela benissimo da sola e perché tu non creda d'aver frutto coi tuoi moniti, sappi che la penso come prima. Perché non viene qui? Perché non accetta la sfida?»); (e allora la dea: «è venuta!», dice; lascia l'aspetto di vecchia e si mostra come Pallade). Atena rappresentò sulla tappezzeria gli Olimpi in tutta la loro gloria, poi, per ammonire la fanciulla, aggiunse ai quattro angoli della tela altrettanti esempi di superbia umana punita. Aracne, lavorando di lena, disegnò sul suo lavoro gli amori degli dei, quelle unioni che non facevano loro onore: Europa ingannata da Zeus in falsa forma di toro, Leda sdraiata sotto le ali del cigno (Zeus), Poseidone che copre la sorella Demetra in sembianza di stallone. Il lavoro era talmente perfetto che Atena, per la collera, lo fece a pezzi e colpì la rivale con la spola. Umiliata e disperata Aracne si impiccò, (…vedendola pendere n'ebbe pietà Pallade e la sorresse dicendo: «Vivi, vivi, ma appesa come sei, sfrontata, e perché tu non abbia miglior futuro, la stessa pena sarà comminata alla tua stirpe e a tutti i tuoi discendenti». Poi, prima d'andarsene, l'asperge col succo d'erbe infernali, e al contatto di quel malefico filtro in un lampo le cadono i capelli e con questi il naso e le orecchie; la testa si fa minuta e così tutto il corpo s'impicciolisce; zampe sottili in luogo delle gambe spuntano dai fianchi; il resto è ventre: ma da questo Aracne emette un filo e ora, come ragno, torna a tessere la sua tela. Ovidio, Metamorfosi VI)
ARCADE
Ἄρϰας, figlio di Zeus e della ninfa Callisto. Insegnò agli uomini a seminare i cereali, a filare la lana e a fare il pane. Diede il nome all'Arcadia. Tramutato in orso fu assunto in cielo insieme alla madre, a sua volta trasformata in orsa, per formare le costellazioni dell'Orsa Maggiore e Minore. …pur essendo un'orsa, si spaventa se scorge un orso sui monti, ha terrore dei lupi, sebbene un lupo fosse suo padre. Ed ecco apparire, sul punto di compiere quindici anni, Arcade, nipote di Licàone, che nulla sapeva della madre. Mentre insegue la selvaggina, sceglie gli anfratti più adatti e circonda con maglie di rete i boschi dell'Erimanto, s'imbatte in sua madre. Quando lo vede, lei s'arresta come se lo riconoscesse; ma Arcade, all'oscuro di tutto, di fronte a quegli occhi che immobili lo fissavano senza sosta, s'impaurisce e arretra; quando poi lei accenna ad avvicinarsi, è lì per trafiggerle il petto con un dardo micidiale. Ma l'Onnipotente l'impedì: rimovendoli entrambi, rimosse il delitto, e sollevatili in aria con un turbine di vento, li pose nel cielo facendone due costellazioni contigue.(Ovidio, Metamorfosi II)
ARCAGETE
Ἀρχαγέτας, epiteto di Asclepio il quale con questo nome aveva un tempio nella Focide. Lo stesso epiteto era riferito ad Apollo a Megara e nell'isola di Malta ad Eracle. La parola significa duce, condottiero.
ARCE
Ἄρϰη, figlia di Taumante e sorella di Iride, incappò nell'ira di Zeus.
ARCHEMORO
Il vero nome era Ofelte (Ὀφέλτας) ed era figlio di Euridice e di Licurgo, re di Nemea. Quando i Sette duci contro Tebe giunsero a Nemea cercavano acqua. Ipsipile, sua nutrice, lo aveva lasciato sopra una pianta di appio, mentr'ella li guidava per la strada che portava a una fonte. Mentre Ipsipile mostrava la fonte il bambino fu morso da un serpente, e morì. Adrasto e i suoi, ritornati sul posto, uccisero il serpente e diedero sepoltura al bambino. E Anfiarao disse loro che quello era un segno preannunciante il futuro. Chiamarono Archemoro (= inizio del destino) il bambino e istituirono in suo onore i giochi Nemei che si celebravano ogni tre anni. I vincitori vestivano a lutto e si coronano di appio (una varietà di sedano).
Notizia... Il muro di pietre, che cingeva la tomba di Ofelte, è stato identificato. Pausania Libro II, XV, 2
ARCHIA
Ἀρχία, Diversi i miti e i personaggi:
1) Era uno degli Eraclidi, nativo di Corinto e si crede sia il fondatore di Siracusa. Come consueto in quei vecchi tempi prima di iniziare l'impresa consultò l'oracolo che gli propose la scelta tra la ricchezza e la salubrità della città da costruire. Archia scelse la ricchezza e Siracusa non tardò a divenire tra le più magnifiche delle città della Magna Grecia, la quale comprendeva anche l'Italia meridionale.
2) una delle figlie di Oceano ebbe lo stesso nome.
3) Aulo Licinio, poeta greco (II-I sec. a.C.). Celebre l'orazione di Cicerone in difesa del suo diritto alla cittadinanza romana contestato da Grazio.
ARCHIEREUS
Ἀρχιερεύς, nei templi Greci era il titolo che spettava al sommo sacerdote.
ARES
Ἄρης, figlio di Zeus e di Era. Dio della guerra, turbolento e litigioso rappresentava più la violenza che l'eroismo ed il coraggio, perché in guerra Ares non distingue gli amici dai nemici "e volano ciechi i colpi dalle mani". Gli dèi, compreso il padre, non lo tolleravano per i motivi già detti e fra gli uomini pochissimi erano i templi a lui dedicati. Nella guerra tra Greci e Troiani egli partecipò a fianco di quest'ultimi senza un motivo ben preciso. Ares è l'unico dio che in una lotta con altri dèi (e anche con mortali), viene atterrato e giusto ad Atena spetta questo compito; Atena è anch'essa dea della guerra ma ne incarna l'eroismo intelligente. Tanto era valente in battaglia, che fu catturato e tenuto prigioniero per tredici mesi dentro un vaso di bronzo, dai due Aloadi (gemelli figli di Poseidone che all'età di nove anni mossero verso l'Olimpo). Per sua fortuna fu liberato da Ermes. Anche i compagni di Ares sono piuttosto antipatici e sono: Eris la discordia, Deimos il terrore e Fobos la Paura, gli ultimi due sono addirittura figli suoi e di Afrodite. Ebbe da Afrodite altri figli più simpatici: Eros, Anteros ed Armonia. In linea di massima quasi tutti i suoi figli avuti con donne mortali erano violenti. Il culto di Ares era originario della Tracia; si diffuse pure in Grecia senza però diventare molto popolare tranne che a Sparta e a Tebe; i greci erano abbastanza raffinati per gradire un dio così irrazionale e demoniaco. Ad Atene aveva consacrato soltanto l'Areopago (Euripide, Ifigenia in Tauride 945 ss) che era il tribunale supremo. Gli animali a lui sacri erano il cane e l'avvoltoio e i suoi attributi la fiaccola e la lancia. I Romani lo identificarono parzialmente col loro dio Marte.
presenze letterarie:
- Inno omerico a Ares;
- Apollodoro, Biblioteca, 1,4,4; 7,4; 8,2; 2,5,8; 3,4,1 ss.; 14,8;
- Apollonio Rodio, Argonautiche, 2,990;
- F. Bracciolini, Lo scherno degli dei;
- L. V. Camões, Lusiadi;
- Erodoto, Strorie, 5,5;
- Esiodo, Teogonia, 922 ss.;
- Euripide, Ione 1258 ss.; - Ifigenia in Tauride, 945 ss;
- Igino, Fabulae, 159;
- G. Marino, L'Adone;
- Omero, Iliade, 2,512-515; 5,311-364; 385 ss.; 13,298-301; 20,32 ss.; 21,391-433; - Odisssea, 8,266 ss.;
- Ovidio, Metamorfosi, 4,171-189; - Fasti, 3, 525 ss.; 5,229 ss.;
- Pausania, Periegesi della Grecia, 1,21,4 ss.; 28,5;
- Virgilio, Eneide, 9,516;
ARETE
Ἀρήτη
1) Dea della temperanza e della virtù;
2) figlia di Resenore, moglie d'Alcinoo e madre di Nausicaa, persuase Giasone e Medea arrivati presso i Feaci a consumare le loro nozze per non essere consegnati ad Absirto.
3) Da Arete Ulisse gettandosi ai suoi piedi ottenne una nave per fare ritorno a Itaca.
ARETUSA
2) Con lo stesso nome era chiamata una delle Esperidi figlie della Notte.
3) Due antiche città della Siria e della Calcedonia ebbero il nome d Aretusa.
curiosità di Aretusa oltre che di quella siracusana, che era la più celebre: ne esistevano una nell’Elide, un’altra ad Itaca, e una presso Calcide in Eubea.
ARGA
Ἄργη, ninfa mutata in cerbiatta da Apollo rea di non averlo compiaciuto.
ARGIRA
ARGO
Ἄργος, sei personaggi, i quali erano
protendendo la poppa lucente
non come le altre navi che in mare avanzano di prua
solcando con i loro rostri i campi di Nettuno
ma come quando attraccando in porti sicuri
i naviganti fanno virare la nave con una grande ancora
e traggono sulla spiaggia molto desiderata la poppa,
così l'antica Argo naviga nel cielo all'indietro
e protendendo il timone dall'aerea poppa
sfiora le zampe del luminoso Cane.
Questa nave ha quattro stelle sulla poppa, cinque sul remo-timone di destra e quattro su quello sinistro, tutte simili tra loro. In totale, tredici.
ARGONAUTI
ARIANNA
ARIDELA
Aggettivo di Arianna, significa visibile da lontano. Sicuramente questo aggettivo le venne dato dopo la sua elevazione fra le stelle ad opera di Bacco (Libero per i Romani). ...dove senza pietà abbandonò la sua compagna lungo la spiaggia. In quella desolazione a lei che piangeva venne in aiuto Libero col suo abbraccio e, per immortalarla in una costellazione, le tolse dalla fronte il suo diadema e lo scagliò nel cielo. Vola quello leggero nell'aria e mentre vola, le gemme si mutano in fulgidi fuochi, che mantenendo l'aspetto di un diadema, vanno a fermarsi a mezza strada tra l'Uomo in ginocchio e il Portatore di serpente. (Ovidio, Metamorfosi VIII)
ARIMASPI
Ἀρίμασποι, leggendario popolo con un occhio soltanto come i Ciclopi, furono i primi ricercatori d'oro. Abitavano, al di là del Caucaso e del Ponto Eusino.
ARIO
Ἀρεύς, Ἀρεῖος, Ἄρεος
1) epiteto di Zeus a Pisa, Enomao invocava Ario, quando si apprestava a disputare la corsa dei carri coi pretendenti di sua figlia;
2) Un Centauro ucciso dal Lapita Driante.Uno dei centauri.
ARIONE
Ἀρίων, cavallo con il dono della favella che Poseidone con un colpo del suo tridente aveva fatto scaturire dalla terra. Poseidone lo regalò a Capreo che a sua volta lo donò a Eracle e quindi passò ad Adrasto che grazie alla velocità di Arione fu l'unico dei sette re che assediarono Tebe a salvarsi con la fuga. Secondo Apollodoro (Biblioteca III, 6), il cavallo era nato da Poseidone e Demetra quando la dea si era unita a lui sotto forma di Erinne. Invece, secondo Omero (Iliade XXIII, 346), quando Demetra era in cerca della figlia Persefone, Poseidone aveva inseguito la dea, bramoso d'amore, finché Demetra decise di nascondersi fra i cavalli del dio Onco, mutandosi a sua volta in cavalla. Ma Poseidone si trasformò in cavallo e la violentò. Dalla loro unione nacque una figlia, di cui non era lecito pronunciare il nome, e un cavallo, Arione.
ARISBE
Ἀρίσβη, fu la prima sposa di Priamo, figlia di Meropo, con essa ebbe il figlio Esaco; questi sposò Asterope, figlia di Cebreno, e quando la sposa morì tanto fu il suo dolore che venne tramutato in uccello (Apollodoro, Biblioteca III, 12).
ARISTEO
ARMONIA
Ἀρμονία, figlia di Ares e di Afrodite, fu moglie di Cadmo dal quale ebbe quattro figlie, Autonoe, Ino, Semele e Agave, e un figlio, Polidoro. Alle sue nozze Cadmo le regalò un peplo e una collana (che avrebbe portato sfortuna ai suoi discendenti) lavorata da Efesto, ebbe parecchi doni anche dagli dèi tranne che da Era. Scacciati dai sudditi da Tebe andarono nell'Illiria dove furono mutati in draghi. Armonia è la protettrice della concordia e dell'ordine morale e sociale. Una curiosità: secondo Igino, Armonia ebbe in dono da Atena e Efesto una veste ricamata con scene di delitto. Ecco perché i suoi discendenti furono predisposti al delitto.
ARPIE
Ἅρπυιαι, Igino le descrive così: Queste Arpie si dice che avessero testa di uccello, penne, ali e braccia umane, grandi artigli, zampe di volatile, petto, ventre e apparato femminile umano (Miti, 14 ). Secondo Apollodoro (Biblioteca, I, 2) le Arpie erano solamente due: Aello e Ocipete. Sui nomi di queste creature, anche Apollodoro è contraddittorio e in questo passo della “Biblioteca” leggiamo il motivo: Nella loro fuga, una delle Arpie (quella di nome Nicotoe o Aellopoda) cadde nel fiume Tigri, che adesso dal suo nome viene chiamato Arpide; l'altra (di nome Ocipete, oppure Ocitoe - ma Esiodo la chiama Ocipode) fuggì oltre la Propontide e raggiunse le isole Echinadi, quelle che adesso chiamiamo Strofadi, proprio perché l'Arpia, quando vi arrivò, cambiò direzione (estràphe) e volò verso la terra ferma, dove cadde per lo sfinimento, insieme al suo inseguitore. Diversi sono i nomi che ci tramanda Esiodo nella sua “Teogonia”: E Taümante, sposò d'Ocèano dai gorghi profondi la figlia, Elettra. Ed Iri veloce die' questa alla luce, ed Occhipète e Procella, le Arpie dalle fulgide chiome, che a pari errano a volo coi soffi dei venti e g li uccelli, sopra veloci penne, ché in alto si lanciano a corsa. Adesso leggiamo come Virgilio ci descrive le Arpie (cita il solo nome di Celeno, ma scrive parlando al plurale): Sembran vergini a' volti; uccelli e cagne a l'altre membra: hanno di ventre un fedo profluvio, ond'è la piuma intrisa ed irta, le man d'artigli armate: il collo smunto, la faccia per la fame e per la rabbia pallida sempre e raggrinzata e magra. l'empie Arpie, che son vergini insieme, augelli e cagne. (Eneide, III). Una curiosità: Virgilio le dichiara innocenti: E le innocenti Arpie scacciar del patrio regno osate?
ARPINA
Ares la rese madre di Enomao signore della Pisatide.
ARPOCRATE
Dal greco «Har-pe-chrod» cioè del dio egizio Horus che era raffigurato come un fanciullo e in tale modo con un dito in bocca.
I greci scambiarono il gesto per un chiaro ordine al silenzio e dato che nel loro Olimpo non avevano un tale dio, accettarono ben volentieri Arpocrate a questa mansione.
ARSINOE
Ἀρσίνοη, diversi i miti con questo nome:
1) Figlia di Nicocreonte, re di Cipro. Di lei si innamorò perdutamente Arceofone. Il giovane non riuscendo in nessuna maniera a piacerle, per la disperazione si lasciò morire di fame. Arsinoe assisté al funerale del giovane che era morto per lei con insensibilità e tranquillità, sconvolgendo tutti i presenti che invece ne erano addolorati; per questo Afrodite sdegnata la mutò in ciottolo. (A. Liberale, Metamorfosi, XXXIX). Una strana combinazione: Anche Ovidio (Metamorfosi, XIV) ci racconta una storia simile, solo che i protagonisti sono Ifi e Anassarete.
2) Figlia di Leucippo, che si contende la maternità di Asclepio.
3)Figlia di Fegeo fu una delle spose di Alcmeone, per avere disprezzato gli assassini del marito, fu accusata di essere lei l'assassina e dopo averla chiusa in una cassa fu mandata in schiava a Agapenore.
4) Una delle Iadi, figlia di Oceano.
ARTEMIDE
- Inno omerico ad Artemide;
- Apollodoro, Biblioteca, 1,4,1; 6,2 e 5; 4,3; 3,4,3; passim.;
- G. Boccaccio, Caccia di Diana;Ninfale fiesolano; Teseida della nozze di Emilia;
- Callimaco, Inno ad Artemide;
- K. Celtis, Ludus Dianae;
- Cicerone, De Natura deorum;
- Esiodo, Teogonia, 918;
- Euripide, Ifigenia in Aulide e Ifigenia in Tauride;
- Omero, Iliade, 21,470-507 - Odissea, 5,123 ss.;
- Ovidio, Metamorfosi, 15,497 ss., Fasti, 3,265 ss.; 6,735 ss.;
- Pausania, Periegesi della Grecia, 8,27,17; passim;
- Strabone, Geografia, 5,3,12;
ARTEMISIO
Ἀρτεμίσιος, mese del calendario dorico e ionico, sacro ad Artemide. In questo mese cadeva l'equinozio di primavera.
ARUNTICEO
Ἀρουντίϰος, dispregiatore di Dioniso per averne deriso le feste fu atrocemente punito dal dio che ubriacatolo lo indusse a violentare la propria figlia Medulina la quale piena di furore lo uccise mentre dormiva.
ASBOLO
Ἀσβολος, centauro che alle nozze di Piritòo combattè i Làpiti. Fu crocefisso da Eracle.
ASCALAFO
ASCLEPIO
ASCO
Ἃσκος, gigante che buttò in un fiume Bacco, salvato da Ermes il dio tolta la pelle ad Asco ne fece un otre.
ASEBIA
ASIA
Ἀσία, ninfa figlia di Oceano e di Teti, diede il suo nome a una delle tre parti del mondo allora conosciuto.
ASILO
ASOPO
ASPALIDE
Ἀσπαλίς, nella città di Melitea, viveva un tiranno violento e arrogante il cui nome le genti ritenevano empio pronunciare e che gli stranieri chiamavano Tartaro. Questo tutte le volte che sentiva vantare la bellezza di una giovane, la faceva rapire e la violentava prima del matrimonio. Un giorno ordinò ai suoi soldati di prelevare Aspalide, figlia di Argeo, uno dei notabili della regione. La ragazza non appena ebbe il sentore di cosa stesse per capitargli, prima ancora che i soldati giungessero, si impiccò. La notizia ancora non si era diffusa, perciò Astigite, fratello della povera Aspalide, giurò di vendicarsi del tiranno prima ancora che il corpo della sorella fosse staccato dalla corda e così indossò rapidamente gli abiti della sorella nascondendone, lungo il fianco sinistro, una spada. Essendo ancora molto giovane, i tratti dolci della gioventù lo aiutarono nel suo travestimento e quindi riuscì a farsi condurre alla presenza del tiranno. Non appena solo col tiranno, lo sorprese senza armi e senza guardie e lo uccise. Gli abitanti di Melitea cinsero Astigite di corone e lo portarono in corteo intonando il peana; quanto al cadavere di Tartaro lo gettarono in un fiume che da allora, prese il nome del tiranno (si tratta dell'attuale Skourisorevma). Poi cercarono il cadavere di Aspalide per renderle gli onori funebri solenni ma invano: era scomparsa per volontà divina e al suo posto, vicino a quella di Artemide, era apparsa una statua. Diedero alla statua il nome di Aspalide Ameilete Ecaerge e tutti gli anni le vergini vi appendono una giovane capra che non si è mai congiunta a un maschio, a ricordo di Aspalide che, quando s'impiccò, era vergine (A. Liberale, Metamorfosi XIII)
ASSAONE
Padre di Niobe, della quale si era innamorato ma respinto, decise di vendicarsi bruciando i suoi figli; Niobe, in preda al dolore si gettò da una rupe e Assaone, assalito dal rimorso, si uccise.
ASSINOMANZIA
Tipo di divinazione praticata in Grecia e a Roma, era basata sulle vibrazioni di un'arpa messa su un palo.
ASTERIA
Ἀστερία, ninfa sedotta da Zeus che per perseguire lo scopo si trasformò in aquila, fu madre di Ercole Tirio. Zeus stanco di lei, la trasformò in quaglia. Asteria, nella sua nuova forma riparò nell'isola di Ortigia.
ASTERIO
Ἀστερίος, o dio degli astri. Fu re di Creta, sposò Europa ed allevò come suoi i figli che ella aveva avuto da Zeus quando la rapì sotto forma di toro. Quando furono diventati grandi, vennero a lite fra di loro per l'amore di un fanciullo di nome Mileto, nato da Apollo e da Aria, figlia di Cleoco. Una curiosità: Il Minotauro, figlio di Pasifae e del toro, si chiamava Asterio.
ASTIANATTE
Ἀστυάναξ, detto anche Scamandrio, figlio di Ettore e di Andromaca. Il suo nome significa difensore della cittadella. Secondo il mito fu precipitato dalle mura dal feroce Pirro o Neottòlemo, figlio di Achille, perché l'indovino Calcante aveva predetto che sarebbe stato ai Greci più nocivo del padre.
ASTIDAMIA
Ἀστυδάμια, sposa di Acasto, si innamorò di Peleo, e gli mandò degli inviti per un incontro. Non riuscendo a sedurlo, riferì a sua moglie che Peleo stava per sposare anche Sterope, figlia di Acasto; a questa notizia, la donna si impiccò. Poi Astidamia calunniò Peleo anche presso Acasto, dicendo che aveva cercato di corromperla. Peleo per evitare di essere ucciso per adulterio, ammazzò la triste coppia.
ASTILO
Ἀστυλος, uno dei Centauri, famoso indovino, predisse ai suoi fratelli la triste fine che avrebbero fatto combattendo contro i Lapiti. Non riuscendo a convincerli, li abbandonò con Nesso.
ASTIONE
Bella figlia di Crise, sacerdote di Apollo, schiava di Agamennone e motivo dell'alterco scoppiato fra lui ed Achille, il quale voleva che ella fosse restituita senza riscatto al padre.
ASTREA
Ἀστραία, anche detta Dike o Dice, Figlia di Zeus e di Tèmi. Dea della giustizia, considerata il principio fondamentale per lo sviluppo di ogni società civile. Secondo il mito la dea viveva in mezzo agli uomini, durante l'età dell'oro dopo indignata per le loro colpe, salì in cielo dove fu mutata nella costellazione della vergine. Secondo Igino, sue sorelle erano: Auxo, Eunomia, Ferusa, Carpo, Dice, Euporie, Irene, Ortosie, Tallo. Altri autori ne citano dieci con i seguenti nomi: Auge, Anatole, Musica, Ginnastica, Ninfe, Mesembria, Sponde, †elete atte e †Esperide e Diside.
ASTREI
Ἀστἐρες,rano i figli di Astrèo (erano ben 20) uno dei Titani che mosse guerra contro Zeus e fu fulminato dal Dio assieme ai figli. Astrèo fu marito di Eos.
ASTREO
Ἀστρεῖος, figlio del titano Crio e di Euribia, sposo di Eos, con la quale generò Zefiro, Borea e Noto.
ATALANTA o ATALANTE
ATAMANTE
ATE
Ἀτη, figlia di Zeus e di Eris, dea della discordia. Dea della sciagura e della vendetta, personificava la Fatalità e l'Errore, dea delle imprese avventate e delle loro conseguenze, Ate fu bandita dall'Olimpo perché aveva ingannato Zeus, che si era impegnato con un giuramento sconsiderato. Si compiaceva di procurare male agli uomini avvolgendoli nel cerchio della perdizione. Era ritenuta responsabile della lotta accanita tra i due eroi greci Agamennone e Achille durante la guerra di Troia.
ATENA
Ἀθήνη, Zeus si unì anche a Metis, che aveva tentato di sfuggirgli continuando ad assumere forme diverse, ma invano. Quando restò incinta, Zeus con l'inganno la inghiottì, prima che potesse partorire. Infatti aveva predetto che avrebbe avuto una bambina: ma se dopo avesse partorito una seconda volta, sarebbe stato un maschio, destinato a diventare il padrone del cielo. Per questo timore Zeus aveva inghiottito Metis; e quando arrivò il momento del parto, ordinò a Prometeo di colpirgli la testa con la scure (altri invece dicono che fu Efesto a farlo): e dal capo di Zeus balzò fuori Atena, là sulle rive del fiume Tritone (Apollodoro, Biblioteca I, 3). ...Pallade Atena, gloriosa dea, cui fulge verde lo sguardo, piena di senno, indomito cuore, comincio a cantare. Vergine è vereconda, le rocche difende audace la Tritogenia, che il cervello saggio di Zeus generò come propria sua figlia, di lucide auree armi di guerra vestita... (XXVIII Inno omerico a Atena). Atena era una dea dalle molteplici attività; ella rappresenta l'invito alla ponderazione e alla misura. Da lei impararono l'arte i fabbri, i carpentieri navali, gli orafi, i fonditori e da lei le donne impararono l'arte di filare e tessere. Atena è pure patrona di alcune arti e scienze fra le quali la medicina, l'agricoltura, la pedagogia e tante altre. Era raffigurata vestita di peplo con l'elmo in testa e armata di lancia e scudo. Veniva invocata con vari appellativi: Pallade, Parthenos (Vergine), ecc. Protettrice della città di Atene, il suo culto era svolto sull'Acropoli, dove le erano dedicati il Partenone e l'Eretteo i due simulacri fidiaci: quello del tempio e la statua dell'Atena promachos (che si avvia alla battaglia) statua colossale crisoelefantina. Per la storia della contesa fra Poseidone e Atena per il possesso dell'Attica, (Ovidio, Metamorfosi VI, 70 ss.). Dai Romani venne identificata con la dea Minerva.
Presenze letterarie di maggiore rilevanza:
- Apollodoro, Biblioteca, 1,3,6 ss.; 6,1 ss.;2,4,3; 4,11; 3,14,1; 6; 12,3.;
- E. Dahlberg, Olivo di Minerva;
- Dionigi di Alicarnasso, Antichità Romane, 1,68 ss.; 2,66,6.;
- Eschilo, Eumenidi;
- Esiodo,Teogonia, 886 ss.;
- Euripide, Ione, 454 ss;
- U. Foscolo, Le Grazie;
- Giovenale, Satire, 10,115 ss;
- Igino, Fabulae, 164; 166.;
- Omero,Odissea, 1,96 ss.; 360 ss.; 3,356 ss.; 7,14 ss.; 13,287; ss.; 16,155 ss.; 22,203 ss.- Iliade, 2,547;
- Ovidio, Metamorfosi, 2,552 ss; 6,70 ss. - Fasti, 3,835 ss;
- Pausania, Periegesi della Grecia, 1,18,2;
- Pindaro, Odi olimpiche, 7,65 ss. - Odi pitiche,;
- Sofocle, Aiace;
- Varrone, De Lingua Latina, 5,74;
- Virgilio, Eneide, 3,578 ss;
Iconografia:
- Frontone occidentale del tempio di Apollo, Delfi, Museo;
- Metope da Selinunte, Museo Archeologico di Palermo;
- Metope del tempio di Zeus, Olimpia, Museo;
- D. Beccafumi, Nascita di Minerva, Siena, Palazzo Bindi-Sergardi;
- S. Botticelli, Pallade Atena doma il centauro, Firenze, Uffizi;
- E. Burne-Jones, Atena dona lo specchio a Perseo, Southampton, City Art Gallery;
- H. Rembrant, Pallade Atena, Berlino, Dahlem;
- G. B. Tiepolo, Minerva, Vicenza, Villa Valmarana;
- Tintoretto, Disputa di Atena con Poseidone, Parigi, Museo Jacquemart-André;
- Veronese, Atena, Mosca, Museo Puskin.
ATI
Ἄτυς, pastore frigio amato da Cibele e da questa tramutato in pino. La storia di Ati è stata cantata da Catullo in un celebre poemetto, e anche da altri poeti dell'antichità.
ATLANTE
Ἄτλας gigante figlio di Giapèto e di Asia (secondo altri di Climene) per aver aiutato gli altri giganti nella rivolta contro Zeus, fu condannato a reggere il peso del mondo sulle spalle. Egli possedeva il giardino delle Esperidi, dove maturavano i famosi pomi d'oro. Prima che Zeus lo condannasse a quella triste pena, ebbe il tempo di avere una numerosa discendenza. figlie sue furono le Pleiadi avute da Pleione, da Etna ebbe le Iadi, da Esperide le Esperidi. Fu pietrificato da Perseo con la testa della Medusa, venne identificato con le montagne che portano il suo nome.
ATLANTIDE
Ἄτλαντίδης, isola dell'Atlantico, gli antichi immaginavano si trovasse ad occidente delle colonne d'Ercole e che sarebbe improvvisamente scomparsa.
Anche le sette figlie d'Atlante e d'Esperia (secondo altri, di Pleione) più conosciute col nome d'Esperidi.
ATREO
Ἀτρεύς, re di Micene, figlio di Pelope e di Ippodamia. Padre di Agamennone e di Menelao. Avendogli il fratello Tieste sedotta la moglie, egli uccise i nipoti Tantalo e Plistene e servì le loro carni al padre. Fu ucciso da Egisto, altro figlio di Tieste. Con questa serie di atrocità ha inizio la triste storia degli Atridi.
ATRIDI
Ἀτρίδα, erano i discendenti di Atreo, il termine indica in modo particolare i due figli Agamennone e Menelao, oltre che tutti gli altri discendenti. Noti nell'antichità per le loro funeste vicende, furono argomento di numerose tragedie di autori quali Eschilo, di Sofocle, e di Euripide.
ATROPO
Ἄτροπος, una delle Moire, tagliava implacabilmente il filo della vita umana. Era raffigurata con delle cesoie, una bilancia e vestita di nero con l'espressione del viso duro, arcigna e impassibile; suoi attributi sono gomitoli e forbici oppure una sfera o un rotolo su cui legge il destino.
ATTEONE
Ἀκταίων, giovane figlio di Aristeo, allevato da Chirone, valente cacciatore,uscito un giorno per una battuta di caccia sorprese la dea Artemide e le sue ninfe al bagno. Per incanto della dea seccata, Atteòne venne mutato in cervo, e i suoi cani non riconoscendolo lo sbranarono.
AUGE
Αὔγη, figlia di Aleo e di Neera. Fu sacerdotessa di Atena. Violentata da Eracle, ne restò innamorata dell'eroe per tutta la vita. Dall'unione nacque Telefo.
AUGIA
Αὐγείας, re dell'Elide, aveva promesso ad Eracle la decima parte della sua immensa mandria se gli avesse ripulito le stalle dal letame, che da trenta anni infettava l'aria.
Eracle per riuscire nell'impresa, deviò il fiume Alfèo che portò via tutto il letame che insudiciava le stalle. Ad opera compiuta Augia non volle rispettare la parola data e per questo Eracle lo uccise.
AURA
Αὖρα, Nella mitologia greca figlia di Lelante e di Peribea e ninfa al seguito di Artemide, veloce come la brezza. La giovane in un momento di superbia oltraggiò la dea dicendole di avere un corpo più tonico, allora Artemide, si rivolge a Nemesi, la quale, per punire la Ninfa, la farà violentare da Dioniso, rendendola madre di due gemelli. Intanto Afrodite le mandava sogni voluttuosi, e Dioniso la fece ubriacare mentre Aura beveva a una fonte mutando l'acqua in vino. La ninfa cade in un sonno pesante e così Dioniso nel sonno riesce a farla sua. Compiuto il tempo partorì due gemelli, che appena nati disperata uccide, uno lo divorò e l'altro gli viene portato via da Artemide. Alla fine si tolse la vita gettandosi nel fiume Sangario, Zeus impietosito la trasformò in sorgente.
leggiamo come lo racconta Nonno di Panopoli nelle Dionisiache nel canto 48
…S'avvicina alla superba Aura; colpisce
con la frusta di serpenti il collo della sventurata tracotante,
e la percuote col disco circolare della Giustizia 460
e doma l'insensato spirito dell'indomita fanciulla: intorno alla cintura
della vergine fa vibrare la frusta di vipere
l'argiva Adrastea.…
…Lanciando un dolce dardo, 471
Eros infonde a Dioniso l'assillo della fanciulla…
…Stesa sulla polvere 630
la vergine che dormiva pesantemente, tutta disposta all'amore,
ruba il frutto nuziale di Aura sprofondata nel sonno.
Ed è uno sposo che non offre doni; al suolo, l'infelice,
appesantita dal vino, immobile, diviene la sposa di Dioniso…
…E, con piede smaniante, balza la figlia di Lelanto,
selvaggia avendo l'indole di una leonessa dall'irsuto petto,
ghermisce un bambino dalle mascelle delle fiere
e, in un attimo, lo scaglia in aria, alla furia dei venti; 920
e il neonato, in un vortice di polvere,
scivola dall'aria a capofitto a terra;
e, afferratolo, lo seppellisce nella sua gola,
cibandosi del caro pasto. E, atterrita,
la vergine Saettatrice porta via l'altra creatura della puerpera Aura, 925
madre crudele, e, attraversando il bosco,
solleva il bambino, coccolandolo nelle braccia disavvezze.
E dopo il letto di Bromio, dopo il turbinoso parto,
la cacciatrice Aura, per sottrarsi al biasimo delle nozze,
serbando l'antico venerando pudore verginale, 930
raggiunge il Sangario. Assieme all'arco teso all'indietro,
getta nelle acque la sua negletta faretra
e a capofitto si tuffa nella corrente profonda,
rifiutando col pudore sugli occhi la luce dell'Aurora;
e scompare tra i flutti del fiume.
Il figlio di Crono, però, 935
la trasforma in una sorgente: della fonte che scorre dai monti
i seni sono la polla, il corpo l'acqua, i capelli i fiori,
e l'arco diviene il corno taurino d'un fiume dalle belle corna,
e la corda, cangiando, diventa giunco,
e le frecce, fattesi canne, fischiano… 940
AUSONIO
Αὖσων, figlio che Ulisse ebbe da Calipso. Capostipite degli Ausoni, tribù meridionali degli Umbri. Di qua la voce Ausonia per Italia.
AUTOLEONTE
Αὐτολέων, combattente crotonese, ferito dall'ombra di Aiace durante un combattimento contro i Locresi. Ottenne la guarigione placando lo spirito dell'eroe con un sacrificio offertogli nell'isola di Leuce.
AUXESIA
Αὐξάνω, fanciulla cretese, recatasi con Damia a Trezene venne lapidata nel corso di una rivolta. A Egina e a Epidauro le due fanciulle erano venerate come dee della fertilità.
AZAN
Ἀζάν, figlio di Arcade, sovrano dell'Arcadia. Alla morte del padre, gli toccò in eredità la parte dell'Arcadia che da lui prese il nome di Azania.