Il sentiero degli dei. Una chiacchierata con Giuditta Dembech,
Premessa
Come molti di voi sapranno, la mitologia è spesso associata all’esoterismo; l’esempio più celebre di questo connubio è il mito di Atlantide. L’esoterismo, però, è una materia non da tutti accettata e, inoltre, non è l’argomento di trattazione di questo sito che, come dice il nome, si occupa di mitologia in senso stretto. Tuttavia miti3000, avendo come scopo la divulgazione culturale (nel vero senso del termine, essendo interamente gratuito), ha spesso trattato argomenti non mitologici quando si è ritenuto che tali argomenti avrebbero (ed in effetti hanno) interessato i nostri lettori e che facessero parte di quel “sapere” che, a nostro avviso, va divulgato a beneficio di tutti. Non sorprenda, quindi, la pubblicazione di questa “chiacchierata” con Giuditta Dembech, in quanto, al di là di ciò in cui ognuno di noi può scegliere o meno di credere, lei è indiscutibilmente un’autorità in materia di esoterismo, probabilmente la più grande esperta della materia in Italia. Scrittrice di successo, capostipite in Italia del genere definito “new age” fin dagli anni '70, è stata spesso invitata in trasmissioni quali Porta a Porta, Maurizio Costanzo Show e Voyager, in qualità di esperta della materia; unica autrice a poter vantare di aver scritto la biografia di Gustavo Rol da lui stesso raccontata e di cui conserva le registrazioni con la voce del celebre personaggio torinese. Queste poche righe sulla sua vita, su quanto ha fatto (e ancora fa), bastano a far capire quanto le sue parole possano essere interessanti per chiunque, appassionati cultori dell’esoterismo o scettici.
Il sentiero degli dei
È una tipica serata invernale torinese quella in cui mi porto a casa di Giuditta Dembech per incontrarla, finalmente, dopo averle più volte parlato al telefono. Sceso dall’auto il freddo secco mi gela il corpo, mentre tutt’intorno la neve che ricopre le case e le strade sembra volermi gelare anche l’anima, abituata a climi ben più miti e solari. Ma, appena busso alla porta, Giuditta Dembech mi accoglie in casa sua con un sorriso che, da solo, ha fatto sparire in un attimo tutto il gelo che fino a quel momento mi aveva avvolto. Il salotto è arredato da lei, o meglio, da ciò che lei è, e si nota. Nei parati disegni di antichi tempietti greci, ovunque segni di un passato remoto eppure ancora presente e che vuole essere raccontato; e poi lei, Giuditta Dembech, che con la massima naturalezza, come fosse sulla Terra per questo motivo, mi trasmette con un sorriso, una parola, uno sguardo, ciò che significa per lei tutto ciò che sto osservando. È la sua vita, il suo modo di trasmetterla agli altri e, devo dire, ci riesce benissimo. Mi chiede di quale parte della Grecia sono originario, le rispondo: l’Argolide, citando Nauplia e Micene quali località più note. Micene, appena sente questo nome sospira. Le chiedo come mai questa reazione nel sentire pronunciare Micene e lei mi spiega le sensazioni uniche vissute quando è stata lì… a Micene!
Miti3000: ci stava raccontando delle sensazioni provate a Micene.
G.Dembech: sì. Se si va in un sito archeologico di cui prima ti sei studiato la storia, poi ti sei studiato la mitologia e poi desideri vederlo, quando sei lì sul luogo è chiaro che ci vai col cuore, con l’anima, con i sensi eterici. Io sono un po’ lo strano anello di congiunzione tra la parte storica, reale, e quella esoterica, che è altrettanto reale di quella storica, solo che non l’accettano e pazienza, è un limite loro.
M3: è un limite umano.
GD: è un limite umano. Per cui, quando si arriva su un sito che tu conosci, che hai studiato col cuore, poi quando sei lì lo senti, lo percepisci, perché la terra ti racconta ancora le cose; la terra rimane impregnata di vibrazioni della storia, delle cose che lì accadono. È come, non so spiegare, è come entrare nella pista di un registratore; è come essere immersi nel nastro magnetico e sentire quello che c’è dentro.
M3: quando parla di Micene le brillano gli occhi!
GD: ah! Quando parlo di Micene non solo, mi prende la tachicardia! Ricordo quando sono arrivata lì per la prima volta: sotto la salita ci sono le mura arcaiche (che poi bisognerebbe capire cosa significa arcaico; dietro la parola arcaico ci nascondono… boh? Mistero!). Quando vedi la Porta dei Leoni dopo che l’hai studiata, l’hai sognata, l’hai vista mille volte, passare lì sopra, come dicevo, è stata una sensazione unica; io ho perso tre o quattro battiti del cuore in quell’attimo in cui varcavo la soglia della Porta dei Leoni, mi si è fermato il cuore per alcuni secondi, perché camminavo sui passi di Agamennone, sui passi di Clitennestra; poi di tutti quegli eroi sepolti là intorno, ammesso che ci abbiano sepolto veramente degli eroi là intorno, nel cerchio degli eroi, appena si entra a destra. Ma può darsi, perché loro avevano molto forte il culto degli antenati. E poi, un’altra impressione fortissima, quando siamo arrivati davanti a quella che loro chiamano “la tomba di Agamennone”. Davanti a quel corridoio, con quelle pietre ciclopiche, ho detto: ragazzi miei, guardate bene queste pietre, guardatele bene perché l’archeologia non è come ce l’hanno insegnata. Qui nessun essere umano, come noi lo conosciamo, può aver fatto questa prima parte di quel sentiero. Poi vai dentro, vedi quella costruzione a tholos, va bè, le tholos le hanno fatte anche nelle costruzioni nuragiche, ma quella prima pietra sagomata, che all’esterno ne vedi la prima parte, poi dentro tutta l’altra, ma quella è un mistero! Ma chi può aver fatto una cosa così! Ma nessuna civiltà megalitica.
M3: si ricollega un po’ al mistero delle piramidi, in questo senso?
GD: sì. E non solo delle piramidi egizie; in Perù le mura di Cuzco sono come le mura di Tirinto, come la parte arcaica di Micene, o come queste straordinarie costruzioni a tholos.
M3: che gli antichi greci dicevano fossero state costruite dai ciclopi: le mura ciclopiche di Tirinto, narra il mito.
GD: sì. Ed è lì che la voglio riportare; ma lei, indubbiamente, queste cose le conosce già. Come le dicevo all’inizio, secondo me in Grecia è accaduto qualche cosa di misterioso. In questo luogo, che è stato veramente benedetto da Dio, (è uno dei posti più belli del pianeta la Grecia, ci sono posti splendidi ovunque, ma non lo so, forse perché l’amo particolarmente e quando si ama le cose si vedono in un determinato modo, anche se io non ho legami fisici, di sangue, con la Grecia, i miei sono legami di cuore, di anima), lì, secondo me, deve essere approdata una razza pre-umana che aveva delle facoltà, delle conoscenze, delle possibilità, un modo di essere diverso dal nostro, che inizialmente non coabitava con gli umani e, probabilmente, non li vedeva neppure e ad un certo punto si accorsero che le figlie degli uomini erano belle così come si dice nell’Antico Testamento e si accoppiarono con loro. Esiste un primo tempo antichissimo in cui gli dei interagiscono solo fra loro.
M3: una sorta di primo contatto tra il divino e l’umano?
GD: no; prima sono solo loro. La mitologia più antica parla solo di storie di dei; dopo un bel pezzo, gli dei cominciano a vedere gli umani e Ganimede viene rapito dall’aquila, Ebe viene portata via, Giove si fa le scappatelle sotto tutte le forme con le donne mortali, etc. Se ne accorgono dopo molto tempo che ci sono gli umani e cominciano a rapirli e a generare una razza, la razza degli eroi, sfortunati poveracci, perché le prendono sempre, e questo tempo è ancora fuori dal tempo, non è ancora databile. Poi arriva un certo punto databile nella mitologia. Io ho seguito un po’ come potevo la storia di Asclepio; Asclepio, figlio di Apollo e di Coronide. Dunque, Apollo s’innamora di questa ragazza, Coronide, figlia del re dei Lapiti in Tessaglia, Flegia, il quale era impegnato in una battaglia, quindi siamo in epoca storica quando Apollo ingravida Coronide. La ragazza ha capito che il dio Apollo non si sarebbe mai più fatto rivedere, e cerca di accasarsi con qualcuno, e si è trovata, tra i mortali, un uomo che comunque si prenderebbe lei e il bambino, e rimane al servizio di suo padre il re. Solo che il corvo, che all’epoca era bianco secondo la mitologia, il corvo vede che la bella Coronide sta già cercando di sistemarsi con un mortale, corre da Apollo e gli dice: “guarda che la tua bella… come, tu sei il più bello, sei il figlio di Zeus, il dio della bellezza, della musica etc. etc. e quella già pensa di metterti le corna; ma che dio sei!” Apollo ascolta il pettegolezzo del corvo, intanto si arrabbia e lo fa nero, però va a controllare e si accorge che la sua bella sta cercando di accasarsi con un mortale; si arrabbia terribilmente, lo dice a sua sorella Artemide e (non si sporca le mani lui) Artemide la trafigge con un dardo; però poi ci ripensa e dice: “senti …ma guarda che quello lì comunque è tuo figlio”; e Apollo: “va bé, allora prendiamoci il bambino”. Dalla donna che sta per morire estraggono questo bambino, se lo portano sull’Olimpo e lo fanno crescere al centauro Chirone e da qui in poi tutta la storia di Asclepio (naturalmente, come sempre nel mito, di versioni ce ne sono diverse altre. N.d.r). Però io mi sono soffermata su questo dettaglio iniziale; dunque, io non sono riuscita a trovare le tracce del re Flegia, il padre della ragazza Coronide, ma qui siamo in epoca storica, quindi gli dei sono usciti da un’epoca fuori dal tempo, fuori dalla cronologia, cioè un’epoca non misurabile in anni. Però è qui, in questo passaggio, nelle avventure tra gli dei e gli umani, è qui che loro entrano nella storia. Capito cosa voglio dire?
M3: diciamo che i mitografi riportano di mitologie più antiche, quelle medio-orientali, asiatiche.
GD: sì, però il fatto che Apollo interagisca con una donna figlia di un re, cronologicamente databile, significa che da un certo punto in poi, diventano databili anche gli dei.
M3: la loro comparsa, almeno.
GD: la loro comparsa. Ecco, quello che io voglio dire è questo: la mitologia, quella più antica, più profonda, più lontana a noi, non è databile, è fuori dal tempo, poi loro entrano nel nostro tempo e nella nostra storia. Le incursioni nella nostra storia ad un certo punto diventano databili.
M3: ma secondo lei questo diventa anche una sorta di punto di contatto tra la mitologia come la conosciamo e l’esoterismo?
GD: sì, sì. Ed è qui che voglio arrivare, è proprio qui che voglio arrivare. Mi sembra che non c’è nessuno che stia indagando in questo senso. Quando io sono arrivata sul Partenone per la prima volta, va bè lei era di casa ci sarà andato mille volte.
M3: sì. Anche perché quando da ragazzo abitavo lì, non si pagava l’ingresso per i greci, bastava far vedere la carta d’identità e quindi ci andavo praticamente tutti i giorni.
GD: io l’ho desiderato tutta la vita!
M3: però andare tutti i giorni sul Partenone per me era comunque sempre un’emozione unica.
GD: per lei, per altri magari no.
M3: diciamo che ancora oggi ci vado, dopo esserci stato un centinaio di volte. Per me salire sul Partenone e affacciarmi dall’Acropoli è una sensazione unica; attraversare i propilei, vedere la facciata del Partenone, le Cariatidi sulla sinistra, è un’emozione indescrivibile. E poi non ci salgo mai dal lato, diciamo turistico; salgo sempre dal lato della Plaka.
GD: la Plaka. E sì perché se aveva le Cariatidi a sinistra, è salito dalla parte di la perché io salivo di là e avevo le Cariatidi a destra.
M3: salgo sempre dalla Plaka, perché attraverso l’Agorà greca, l’Agorà romana, poi salgo le stradine, perché in quelle stradine ci sono quegli ulivi.
GD: non l’ho mai fatta, io sono salita solo dall'altro lato. Anche perché per me salire il Partenone è stata una fatica assurda. Ero tenuta sotto il braccio da due amici e mio marito. È stata una fatica conquistarlo. E poi la gioia di arrivare lì.
M3: salire il Partenone, dall’altro lato, dal lato della Plaka, significa attraversare un nugolo di stradine fatte di antiche pietre scivolose, con ulivi a destra e sinistra, e c’è sempre una brezza che ti accompagna e, come la vivo io, è sempre come se la stessa Atena volesse spingermi a salire sul Partenone e mi fa accompagnare da questa brezza calda e a destra e sinistra trovo questi ulivi, che poi era l’albero a lei sacro; Fatichi di più certamente, ma ci entri veramente nel Partenone. Invece dal lato turistico tu arrivi col pullman direttamente lì sotto, fatichi comunque un poco a salire, però perdi tutta la parte dell’ingresso dalla Plaka.
GD: è l’uscita dal tempo reale. Intanto lasci Atene e già quando entri dalla Plaka ti lasci dietro 200-300 anni e poi immagino che più vai su, più vai indietro nel tempo fino ad arrivare all’epoca di Atene. La stessa emozione mi dà arrivare lassù sul Partenone e sedermi davanti al tempio di Atena, dove c’era l’ulivo di Atena e l’acqua di mare.
M3: dove c’erano i doni di Atena e Poseidone. La fontana che Poseidone aveva donato agli ateniesi. (Per la mitologia di Atene)
GD: e infatti, stando seduta lì mi sono chiesta: in questo esatto luogo, c’è stato un tempo in cui la dea Atena si manifestava e parlava ai governanti di Atene, dava le istruzioni sul governo. Quindi la fine della mitologia; quello che mi affascina e mi intriga più di tutto è la fine della mitologia astratta e l’inizio della storia. Ci fu un tempo in cui Atena si manifestava là dentro, nel suo tempio, si manifestava e dava istruzioni. E poi ha taciuto.
M3: perché?
GD: non lo so. Ma questo è importante ed è questo che sfugge agli archeologi e agli storici. Secondo me manca l’anello di congiunzione: questa è la mitologia, questa è la storia. Però c’è stato un momento in cui mitologia e storia si sono incontrati, gli dei comunicavano ancora con gli umani, interagivano con loro, e questa è la linea di confine, la linea d’ombra; è quella che va esplorata perché lì c’è la soluzione di un mistero. E allora capiranno che quegli dei probabilmente non erano dei, ma era una razza super-umana; una razza diversa che arrivava da altrove, che è stata lì per un sacco di tempo.
M3: è un’ipotesi che hanno formulato in tanti.
GD: io credo in questa cosa, non faccio fatica a crederci. Non posso dirle che è una razza di alieni o che cosa fossero stati o chi fossero stati, però erano creature di un’intelligenza enorme o, comunque, con delle possibilità non umane, super-umane. E per costruire quello che hanno costruito, non possono averlo fatto i nostri con la cultura e la tecnologia che avevano, e non solo in Grecia; in Grecia, però, c’è stato questo miracolo meraviglioso.
M3: che fu il V secolo a.C., il periodo ellenistico.
GD: dicono.
M3: perché diciamo che gli storici sono d’accordo nel dire che il periodo ellenistico è stata la base dell’intera cultura occidentale. Pericle fece ereggere il Partenone e c’erano menti eccelse quali Socrate, Aristofane, Euripide.
GD:però la base era già antica. Le mura arcaiche sono di un’epoca precedente.
M3: molto precedente. Intanto abbiamo l’Iliade e l’Odissea che ci dicono che queste mura micenee sono databili intorno al 1500 a.C. ed è già molto prima del V sec.a.C.
GD: Dicono che una delle grandi piramidi della piana di Giza era la tomba del faraone. Ma non ci hanno trovato nessuno dentro. È la storia di cui parla Bauval (Robert Bauval, “Il mistero di Orione” n.d.r.): tutte le grandi piramidi del mondo, sono orientate sulla stella Sirio. C’è poi questa ricorrenza di strutture megalitiche perfette, meravigliose, che non sono databili e gli storici ci dicono risalgano 4000/5000 anni fa.
M3: quelle sono sicuramente precedenti alla grande Micene. Questi sono problemi, tra l’altro, archeologici, noi ci limitiamo alla mitologia.
GD: io vado ancora più indietro, vado ancora prima della mitologia; cioè io cercherei di partire da quando sono arrivati e da dove.
M3: ma, tornando ai siti archeologici, secondo lei, il sito archeologico che più rappresenta la mitologia, qual è.
GD: oggi in Grecia?
M3: in generale.
GD: il Partenone di Atene. Perché il Partenone era già antico quando hanno costruito il Partenone.
M3: perché è un simbolo?
GD: è un simbolo. Ma poi della mitologia conosciamo solo i miti e secondo me dovremmo distinguere i siti dai miti; i siti sono ancora tutti da scoprire. Io penso che i siti, oggi, o almeno quello che noi abbiamo scoperto dei siti, non corrisponda in tutto a quello che erano i miti. Schliemann credeva ciecamente a quello che aveva scritto Omero, mentre gli altri gli ridevano dietro.
M3: fu la sua forza.
GD: fu la sua forza davvero. Alla faccia dei grandi studiosi fregati da un droghiere, da un McDonald’s dell’epoca.
M3: Schliemann era uno che si era formato da solo, una persona molto in gamba, parlava numerose lingue, tra cui il greco antico, il greco moderno e il latino.
GD: secondo me sta intorno a quei luoghi, come adesso Zahi Hawass sulla piana di Giza, quel tremendo archeologo e faraone. Lui è tornato a casa.
M3: non conosco la storia.
GD: Zahi Hawass è un uomo robusto, si vede tanto nei documentari di Voyager, Stargate, viene intervistato spesso; Zahi Hawass è sovrintendente agli scavi di tutta la piana di Giza in Egitto. Ma è il faraone; è tornato lì e custodisce quei posti.
M3: è un faraone moderno, insomma.
GD: sì. Parlando con me ogni tanto si rischia di sconfinare perché io credo anche nella reincarnazione. Io penso che la mia passione per l’archeologia in genere, ma per la Grecia in particolare, sia legata a qualcosa che non riesco a ricordare, perché mica tutti vanno matti per la Grecia.
M3: no, infatti. Parlavamo prima di ciò che simboleggia il Partenone e noi abbiamo pubblicato un articolo inerente la restituzione dei fregi del Partenone da parte del British Museum. (Per l’articolo citato, vedere – I marmi del Partenone”)
GD: non li ridaranno mai.
M3: infatti. Noi puntavamo l’accento proprio su ciò che simboleggiano, perché mentre la restituzione della Nike di Samotracia (per esempio) alla Grecia nemmeno interessa e neanche è stata richiesta perché le opere d’arte sono comunque una sorta di pubblicità per attirare i turisti, il Partenone è un simbolo per l’intera grecità, per tutti i greci. Perciò tengono molto ai fregi del Partenone.
GD: quando i tassisti greci ci sentono parlare italiano, si arrabbiano ancora adesso, perché siamo gli unici che hanno avuto il coraggio di sparare cannonate sul Partenone…
M3:…fu il generale Morosini, veneziano, purtroppo.
GD: mamma mia come sono arrabbiati!
M3: è stata una barbaria. Il Partenone era coperto ed usato come polveriera dai turchi e quindi pensò bene, il generale veneziano, di sparare sul Partenone. C’è da dire che Lord Elgin fece uno scempio, perché scalpellò i marmi del Partenone facendoli cadere da un’altezza notevole già danneggiandoli di suo.
GD: sono stati dei barbari.
M3: veramente dei barbari. Per lei, per esempio, cosa potrebbe significare rivedere quei marmi sul Partenone? Perché andrebbero rimessi lì.
GD: ah! Io parlo per immagini. Non so se vede che io ho tanti tempietti greci nella tappezzeria, vede?
M3: sì, sì; l’ho notato appena sono entrato.
GD: (ride) anche nella casa sotto avevo un tempio greco a picco sul mare, una parete intera, grande. È una luce che si accende, non so spiegarle. Non posso dirle come il ritorno di Atena, ma le dico la sensazione: come quando la fiaccola olimpica, dopo aver fatto il giro del mondo, accende il braciere di Olimpia. Ecco, vedere il frontone del Partenone, i bassorilievi, gli altorilievi del Partenone che tornano a casa, e come quando, finalmente, si accende il fuoco sacro a Olimpia. Una luce che si accende; non so, però io l’amo in un modo sfegatato, pur non avendo nessuna radice eh!
M3: siamo in due.
GD: va bè, ma lei ha il padre greco, però io ho il sangue di Pitagora, sono nata lì, molto alla larga, però la radice è quella.
M3: sono sensazioni a volte inspiegabili.
GD: ad esempio tutto l’amore, grandissimo, che ho sempre avuto per Pitagora.
M3: Pitagora, perché poi proprio Pitagora?
GD: Pitagora; era come se lui avesse ricevuto dagli dei, o da queste entità superiori, da questi maestri, l’incarico di evolvere, a livello di conoscenza, la gente. Perché Pitagora non ci ha solo insegnato la tabellina eh! Perché c’era la scuola esoterica ed essoterica. Quello che trovo affascinante è la scuola esoterica di Pitagora, quando parlava dell’aldilà, dei regni al di là della vita, della reincarnazione, del fatto che si torna, e poi di tutta la conoscenza. Pitagora non era uno di noi, era uno di loro, uno di mezzo. Capisce? Quando penso alla Grecia, penso a questo luogo in cui hanno vissuto questi maestri e questi dei; che poi non è che fossero dei maestri spirituali, perché avevano tutti i nostri difetti e tutti i nostri pregi: l’invidia, la cattiveria, la gelosia, la rabbia, la ferocia.
M3: infatti erano molto “umani” come dei.
GD: sì, sì. Umani che se la spassavano di santissima ragione, non avevano bisogno di faticare per niente.
M3: forse erano la proiezione di quello che avrebbero voluto essere gli esseri umani.
GD: mah. Chi lo sa. Io continuo ad immaginare una razza non umana, molto evoluta di cui poi ci sono stati sottoprodotti come i ciclopi, tante creature mostruose, l’Idra di Lerna, le Gorgoni, e le Arpie, le Lamie.
M3: la mitologia era piena di questi esseri, e alcuni di essi sono legati proprio alla città di Torino. Lei saprà, sempre nell'ambito del discorso esoterico, perché, per esempio, il culto di Iside è legato alla chiesa della Gran Madre.
GD: si dice che lì sia precipitato Fetonte, proprio in quel punto dove adesso, di fronte, c’è la chiesa della Gran Madre.
M3: che è uno dei punto esoterici/magici di Torino.
GD: sì. Sembra che la Gran Madre sia stata costruita su un luogo di culto della dea Iside, però questo viene fuori soltanto dai testi del 1600. Alcuni dicono che sia stato uno dei Savoia a chiedere ad uno di questi romanzieri storici di creare dei natali nobili per Torino.
M3: un po’ come fecero i romani con Virgilio perché volevano delle origini greche.
GD: sì. Poi dicono: perché Torino, che non ha storia, è una città magica, mentre Roma, la città eterna, non è una città magica. La storia (il mito n.d.r.) di Roma, dice che il primo sangue sul suolo di Roma non è stato il sangue di un sacrificio rituale agli dei, ma di due fratelli che hanno cominciato a menarsi. Appena hanno tracciato il solco, anziché sacrificare agli dei come avrebbero dovuto fare, anziché fare un rituale, hanno cominciato a litigare tra di loro, uno ha ucciso l’altro e il primo sangue di Roma è stato sangue fratricida, per cui la storia di Roma è stata inzuppata di sangue sempre, ancora oggi; ma su Montecitorio, le destre dicono che sono state le sinistre, le sinistre dicono che sono state le destre e non si finisce mai, mai. La storia di Roma è una storia di sangue ancora oggi.
M3: Roma, comunque, ha creato i suoi miti trasformando quelli dei popoli conquistati, soprattutto greci, invece Torino ha avuto un percorso diverso e breve.
GD: infatti non c’è molto. Torino era un crocevia; le radici sono più che altro celtiche. Venivano su dalla parte di Genova e risalivano per andare in su verso le alpi, mentre dalla parte delle alpi i Celti scendevano per andare giù verso il mare e Torino si trovava su un crocevia.
M3: ma qual è il mito che più l’affascina e a cui si sente più legata?
GD: Atena.
M3: perché proprio Atena.
GD: perché è intelligente.
M3: la saggezza?
GD: l’intelligenza, la saggezza, la forza, la capacità di dominare le situazioni, la verginità, il fatto di essere nata per partenogenesi; è nata armata, è nata adulta, dalla testa di suo padre Zeus, è nata senza coinvolgimenti erotici. È il mito a cui mi sento più vicino, infatti quel buco lassù (indica una parte della stanza) è stato disegnato apposta per metterci la statua di Atena. Io l’avevo vista bianca la statua di Atena, sopra il cimiero aveva un leone sdraiato ed io ho chiesto: per favore, quando mi fa la mia, mi tolga il leone altrimenti non ci sta nel buco, abbiamo preso la misura, però lei ha uno sguardo tale che è perso nel nulla e allora l’abbiamo messa lì (indica un altro punto della stanza).
M3: e adesso lì c’è un Eros.
GD: sì, quello arriva dalla Grecia. Ma il mito che amo è quello di Atena. L’idea di questa creatura bellissima, intelligente, che nasce per partenogenesi, non nasce da un atto sessuale, nasce intatta, pura e ha la forza, l’intelligenza, la saggezza; nasce armata ma mantiene la pace, nasce armata ma non ferisce.
M3: una dea pronta alla guerra.
GD: sì, è pronta alla guerra perché gli umani sono cretini, se non hai la lancia in mano, non si spaventano. L’altra figura femminile che amo moltissimo e in cui, in qualche modo, mi riconosco è Giovanna d’Arco. Poi c’è Galahad (o Galaad n.d.r.), l’unico cavaliere della tavola rotonda che riuscirà a vedere il Graal. Lui, figlio di Lancillotto, non ha conosciuto donne. Una sola donna lo ha baciato, perché voleva violare il tabù. E poi Merlino; chi era Merlino? E anche qui ci sono questi esseri misteriosi. Merlino, molti dicono, non è mai esistito; ma Merlino è esistito eccome e non era un mortale, riusciva ad apparire e a scomparire e anche Merlino era legato alle civiltà megalitiche. Si racconta addirittura che Stonehenge sia stata costruita da Merlino coi massi che lui aveva rubato da non si sa dove ed è una cultura megalitica affine alle nostre culture megalitiche che troviamo nelle tombe micenee. All’inizio dei corridoi della tomba di Agamennone, ci sono queste pietre enormi, ce n’è una lunga 14 metri e lì c’è lo stesso tipo di cultura megalitica di Stonehenge, lo stesso tipo di cultura megalitica che ha costruito l’ipogeo di Paola a Malta. Ecco, Malta ha lo stesso tipo di cultura megalitica di Micene, lo stesso tipo di pietra; è una cultura comune a tutto questo mondo occidentale e di un’epoca però non databile storicamente. La dromos di Cuma è dello stesso tipo di civiltà megalitica, che spostava queste pietre gigantesche, ma come? Fuori dal tempo, fuori dalla storia, non è databile, io non credo a ciò che dicono gli archeologi in merito.
M3: parliamo di Ulisse, il mito più universale, forse il più grande che esiste.
GD: sì, è affascinante Ulisse.
M3: diciamo che incarna un po’ l’essere umano con tutti i suoi difetti.
GD: era un bastardone, astuto, intelligente.
M3: con la sua determinazione di tornare a casa.
GD: sa chi mi ricorda? Il mito di Ulisse mi ricorda, anche se è diverso per molti versi, le battaglie di Kurukshetra dove ci sono queste due famiglie, zii e cugini, che si combattevano e da una parte c’è Krishna col suo cocchiere, e la mitologia è Indù e mi ricorda molto la battaglia di Troia, dove ci sono cugini contro e si ritrovano tutti sulla piana di Kurukshetra, scorrono fiumi di sangue…mi ricordano la stessa cosa. E da questa parte c’era il dio Krishna in persona che combatteva e che però aveva la sorella del suo cocchiere Arjuna, e siamo al discorso di Asclepio che nasce dalla figlia di re Flegio di Tessaglia. Qua non si capisce niente!!!
M3: il punto di contatto tra gli dei e gli umani.
GD: e quindi Krishna che è il cognato di Arjuna, ci sono delle analogie.
M3: ci sono delle analogie e dei punti di contatto tra le mitologie, come per esempio il diluvio universale, che si ritrova in molte mitologie del mondo, dalla mitologia degli indiani d’America a quella greca e babilonese e quindi sembra che effettivamente un diluvio ci sia stato.
GD: un uragano distrugge parte del territorio di una popolazione e loro pensano che tutto il mondo sia stato sommerso.
M3: forse qualcosa in più, perché quando tante mitologie diverse, che non potevano comunicare tra loro, narrano tutte di questo diluvio universale, probabilmente un innalzamento del mare almeno ci deve essere stato.
GD: come la storia di Atlantide e Santorini.
M3: Santorini è un altro luogo molto particolare.
GD: non sono mai stata a Santorini. Quando finalmente avrei potuto andare a Santorini, già non riuscivo più a camminare bene. Mi fa piacere parlarle, perché quello che sto dicendo a lei non posso dirlo a tutti, non lo capirebbero. Io, in tutti questi anni, ho sempre parlato alla radio e ad un certo punto non mi preoccupo più di dare delle spiegazioni per convincere chiunque, perché chiunque può andarsi a guardare il grande fratello. Quelli sono programmi, secondo me, studiati apposta; state lì davanti, dormite, non preoccupatevi che a governare ci penso io, voi guardatevi il grande fratello, la talpa, l’isola dei cretini e così via; voi state lì, al resto ci penso io.
M3: non conosco la materia. Io penso che, più subdolamente, ci sia un discorso del tipo: io ti faccio credere che tu osservi dal buco della serratura, ma in realtà siamo noi che stiamo osservando te dal buco della serratura.
GD: sì, sì.
M3: un discorso del genere. Perché io ti faccio credere che tu stia guardando dal buco della serratura quello che fanno tante persone che non valgono niente, nel senso che sono persone che, comunque, non sanno far nulla; un idraulico vale molto più di loro perché sa fare, almeno, l’idraulico. E non sono affatto scelti a caso, ma sono scelti per catturare l’attenzione.
GD: non so se lei ha letto qualcosa sul controllo mentale, ma qui si va oltre la psicanalisi, perché la psicanalisi esamina pochi individui con una patologia, qui invece è il controllo delle masse; è come il controllo dell’alveare, l’alveare è una struttura chiusa, chi controlla l’alveare ha il controllo totale della vita di tutti gli individui.
M3: concordo pienamente ed infatti non ho mai visto un minuto di trasmissioni del genere, mi rifiuto.
GD: mi sento offesa a sottostare a queste cose.
M3: condivido l’idea che di certi argomenti non si può parlare con chiunque.
GD: no. ‘Chiunque’ stia pure lì e continui a guardare.
M3: infatti mi ha fatto molto piacere avere la possibilità di fare questa chiacchierata con lei, dopo aver parlato del sito.
GD: a me interessava sentire le sue emozioni, che attraverso il sito sono blindate.
M3: io ci ho provato, in quello che ho scritto, a far trasparire le emozioni.
GD: ma ci sono pochi che vanno in Grecia alla ricerca di quello che io chiamo “il fuoco”.
M3: perché purtroppo chi va in Grecia attraverso vie turistiche sbaglia, chi cerca la guida turistica che gli spieghi la storia del Partenone e non il mito sbaglia. La Grecia, è l’unico posto al mondo dove bisogna andare dopo aver conosciuto prima il mito e poi la storia, perché quando tu vai a Micene e visiti la tomba di Agamennone, il tesoro degli Atrei e ti raccontano “questa è la tomba, risale al 1500 a.C. etc”, non hai capito niente di Micene; capisci Micene quando ti raccontano della mitologia, cioè chi era Atreo, chi era Agamennone, e poi devi sapere che quelle persone forse non sono neanche mai esistite, perché Agamennone è un mito, non ci sono prove storiche che sia esistito veramente e allora lì la storia si confonde col mito.
GD: però quelle pietre sono consumate dall’uso, non tanto dai turisti, sono pietre levigate dall’uso.
M3: però il turista che va lì, se non percepisce questa parte della Grecia, non capisce.
GD: purtroppo sono pochi.
M3: purtroppo sono pochi e invece, vedere anche la Nike di Samotracia al Louvre, la sua imponenza, la sua dinamicità, è una cosa che emoziona e quella poi è la vita. È l’emozione che uno prova.
GD: al museo dell’Acropoli c’è una serie di statue messe a semicerchio, sono statue a grandezza normale e sono messe in modo che chi arriva da sotto le guarda e, allungandosi sulla punta dei piedi, può toccarne il viso; sono arrivata lì e avevo uno spirito particolare, le ho guardate tutte quante, poi mi sono fermata davanti ad una per guardarla esattamente negli occhi e mi ha sorriso; mi sono spostata di dieci centimetri e aveva un aspetto normale, mi sono rimessa lì di nuovo, l’ho riguardata di nuovo e sorrideva. Non so se era un gioco di luci o cosa. Arrivi in una posizione esatta, di fronte a questa statua e sorride. Allora sono andata a chiamare mio marito e gli ho detto: “vieni, mettiti esattamente qui e guarda questa statua, dimmi se ti sorride.” “no, non mi sorride”. Poi sono andata a guardare nella guida, perché ho detto: “è talmente bella questa statua, ci deve essere qualcosa” e ho scoperto che si chiama “la Kore dagli occhi a mandorla” e rappresenta il momento in cui l’arte greca ha incarnato il massimo dell’ideale incluso nella materia.
M3: sono quasi tutte statue del V sec.a.C., la kore era una delle figlie di Zeus.
GD: erano 4 o 5 in questa sala; l’ho raccontato nel mio libro “Luoghi magnetici di potere”, che se la cerchi in un certo modo, ti sorride, se ti sposti di 10 centimetri non sorride più. Ma questa è una cosa che ha studiato proprio l’artista.
M3: all’epoca c’erano molti studi; lo stesso Fidia nel suo studio studiava bene le cose che faceva. Lei sarà stata sicuramente a Olimpia al laboratorio di Fidia.
GD: no.
M3: è un luogo un po’ particolare, sembrano solo quattro mura, ma in realtà entrandoci dentro…
GD: il mistero di quella meravigliosa statua di Fidia che non è mai stata ritrovata, una delle sette meraviglie del mondo…crisoelefantina…
M3: delle sette meraviglie del mondo non è rimasto quasi nulla.
GD: il Partenone? Il colosso di Rodi?
M3: no. Il colosso di Rodi non c’è più. Il Partenone non ne faceva parte.
GD: la statua crisoelefantina di Fidia.
M3: sì. Il faro di Alessandria non c’è più.
GD: le piramidi in Egitto.
M3: quelle ci sono. Il mausoleo di Alicarnasso non c’è più.
GD: la biblioteca di Alessandria nemmeno.
M3: peccato, sarebbe stata davvero una bella cosa.
GD: io comunque sono convinta, perché io credo che prima della nostra razza umana ce ne siano state delle altre che ci hanno preceduto, io sono certa che ci siano stati dei visitatori e le tracce di questi visitatori, di questa umanità diversa dalla nostra…ad esempio: è stato intorno a Viterbo, nelle zone degli Etruschi?
M3: poco.
GD: intorno a Viterbo, ci sono le strade degli Etruschi, sono larghe 2 metri e tagliate in rocce alte 15 metri, le chiamano “le strade dei giganti” e loro si nascondevano lì, camminavano in queste strade per non essere visti dagli altri e non essere uccisi; quindi una razza precedente, ormai si era imbastardita, c’erano gli umani “normali” che li cacciavano in qualche modo e qui intorno a Viterbo c’era questa storia dei giganti che si nascondevano e camminavano in queste famose “tagliate Etrusche” e anche lì torniamo a questo culto della pietra. Le ha viste le costruzioni Etrusche?
M3: le ho viste in Tv , non di persona.
GD: sono enormi, tagliate nella pietra. Va bè, dice: è tufo, è stato facile tagliare quella.
M3: così come a Cuma, anche lì è tufo.
GD: che sensazioni ha dato Cuma?
M3: a Cuma, dove sono quasi di casa peraltro, ci sono stato qualche anno fa, credo tre o quattro anni fa, non posso dire di aver provato le stesse sensazioni di quando sono in Grecia.
GD: a me ha messo paura, una sorta di angoscia, di ansia, di terrore. Che poi sono le Sibille. La stessa Sibilla di Delfi, ce n’era una a Cuma, che è la Sibilla Cumana.
M3: c’erano molti oracoli, anche se quello più famoso era quello di Delfi.
GD: la Sibilla di Delfi è collegata alla madre di Apollo. La madre di Apollo, Latona…Apollo, che era figlio di Zeus, era già figlio di una scappatella di Zeus.
M3: lui era figlio di Zeus e Latona, come la sorella gemella Artemide.
GD: Latona ha avuto questi due gemelli, li ha partoriti a Delo e poi è dovuta sfuggire a….
M3: Era, alla collera di Era.
GD: che poi ha mandato il serpente.
M3: ha cercato in tutti i modi di non farla partorire.
GD: ha mandato il serpente che doveva mangiarsi i due bambini e quando poi Apollo lo ha saputo, ha girato dappertutto per uccidere il serpente che tormentava sua madre e il serpente è andato a nascondersi a Delfi e Apollo lo ha ucciso a Delfi.
M3: Pitone (per questo mito vedere “i luoghi del mito/Delfi” o alla voce “Pitone” dei miti greci). Quella è una delle versioni del mito, perché c’è un ‘altra versione del mito.
GD: lui si era nascosto nelle insenature della terra, ma Apollo lo ha inseguito e lo ha ucciso lì, però, anche se lui era figlio di un dio, ha dovuto scontare una pena, perché lui ha ucciso in un luogo sacro.
M3: più che altro un essere sacro.
GD: un essere che ha chiesto ospitalità in un luogo sacro.
M3: quella, però, è una delle versioni del mito, perché, come lei sa, il mito ha diverse versioni. È la versione del mito di Apollo che uccide Pitone, da cui derivano i giochi pitici; si dice che Apollo fosse andato altrove a cercare un posto dove fare il suo oracolo, ma che dovette andar via di lì e andò a Delfi che trovò, però, occupata dal serpente Pitone (o Dracena) e quindi lo dovette uccidere.
GD: e invece c’è un altro mito che dice che lui rincorreva il serpente che tormentava sua madre, Pitone, il serpente si è nascosto ed ha chiesto ospitalità alla fonte Castalia, che custodiva la fonte di Delfi e si è nascosto nella spaccatura della montagna e lo ha inseguito Apollo e lo ha ucciso.
M3: quella è un’altra versione del mito infatti. Lei è stata a Delfi?
GD: sì.
M3: è molto bella la tholos del santuario di Atena Pronaia, quella parte rotonda, che è molto molto antica.
GD: dove c’era il culto del serpente.
M3: dove c’era il culto di Atena Pronaia, che si chiamava così proprio perché significa “prima del naos, prima dei tempi” ed è uno dei culti più antichi presenti lì.
GD: il mito di Atena Pronaia è come la storia delle costruzioni arcaiche: fuori dal tempo, prima di tutto, prima dei tempi, prima della cronologia.
M3: quella fu la prima parte del sito costruita, prima del tempio di Apollo, che venne dopo.
GD: lo stesso tipo di mura delle mura di Micene e di Tirinto, le mura ciclopiche. Quando accetteranno l’idea che c’è stata una razza non umana, umana come la conosciamo noi…ma nell’Antico testamento c’è. Nell’Antico Testamento ad un certo punto dicono: “ecco noi vedemmo i figli di Anak che discendevano dai giganti e noi ai loro occhi eravamo come dei grilli” questo c’è nell’Antico Testamento e poi ne riparla un’altra volta quando dice che sono entrati in una città e hanno visto il letto del gigante; il letto del gigante era immenso e poi è Golia che combatte, per cui queste creature diverse c’erano, c’erano creature diverse. Come, tornando alla mitologia “moderna”, ci sono queste creature mostruose nei boschi: il drago o l’unicorno...
M3: sono esseri mitologici.
GD: mitologici proprio? L’ippogrifo…
M3: diciamo che le loro esistenze non sono state provate. Il drago esiste anche nella mitologia cinese e anche in quella greca troviamo la dracena, che era la versione femminile del drago, che pure fu uccisa da Apollo, secondo un’altra versione del mito, a Delfi. Era stata mandata da Era per ammazzare i figli illegittimi di Zeus, ovvero Apollo e Artemide, e Era aveva mandato la dracena e Apollo dovette espiare la sua colpa di aver ammazzato la dracena; è la stessa versione della storia di Pitone, ma questa volta è un drago femmina. Insomma, il drago è un essere che ritroviamo in più mitologie.
M3: lei ha scritto tanti libri di successo, in che modo ha sfiorato la mitologia in tutti questi libri.
GD: io sono curiosa per mio modo di essere. Ma non curiosa nel senso di ficcanaso pettegola.
M3: curiosa come intendeva Socrate, che ricercava il sapere.
GD: curiosa della vita. Non c’è nulla che non valga la pena di essere indagato, che non vada conosciuto a fondo, tranne la matematica, quella non la capisco, pazienza. È tutto affascinante, bello; è tutto da capire. Il rimorso della mia vita è conoscere, capire, fare i collegamenti e poi divulgare. Perché io ho cominciato a fare la giornalista quando avevo 18 anni e non ho mai smesso.
M3: lei ha una bella carriera alle spalle.
GD: ho cominciato con i settimanali nella diocesi.
M3: poi come divulgatrice. Lei è stata un’eccellente divulgatrice.
GD: se guardo cosa hanno fatto gli altri, penso a Piero Angela, io non ho fatto niente.
M3: anche lei ha partecipato a trasmissioni televisive.
GD: io ho cominciato con la prima radio privata nel ’73, quando non era ancora privata ma pirata; ti cercavano col radiogoniometro, la Escopost, e non ho mai smesso da allora.
M3: di recente ha partecipato a trasmissioni come Voyager, il Maurizio Costanzo Show e Porta a Porta.
GD: ho avuto ottimi interlocutori. A Porta a Porta ho dovuto vedermela con Sgarbi. Non abbiamo litigato, perché io parlavo della sopravvivenza dell’anima e lui, probabilmente, ha un grande rispetto per queste cose e probabilmente non conosce a fondo l’argomento, perché ha parlato dell’anima nell’arte e io no, nel senso emotivo; io sono a caccia di emozioni, ma non come il pazzo squilibrato che va ad arrampicarsi sull’Himalaya, io vado sull’Himalaya per rifare il cammino degli dei, forse alla ricerca del sacro. Ora riesco a capire, perché mentre parlo con lei io mi chiarisco: la ricerca delle impronte degli dei, è possibile?
M3: se lo dice lei, se lei sente così dentro di se…perché lei è una persona molto emotiva, dal punto di vista…
GD: lei mi è molto affine e parlare con lei è come guardarmi allo specchio. Cioè, io con un altro non riuscirei a dire certe cose. Trovandomi di fronte ad un giornalista normale, mi passi il termine “normale”…
M3: certo! Io non sono un giornalista.
GD: …non ho voglia di raccontargli delle cose che non potrebbe capire. Lei ha una sensibilità particolare, su alcune cose in particolare che io amo molto e per cui sento l’affinità con quello che lei mi dice e per cui, cercando di rispondere a lei, io vado alla ricerca delle motivazioni profonde, domande che non mi sono mai posta; quando ho cercato in questi anni dei punti a cui sto ripensando adesso, sono le impronte degli dei, camminare sulle impronte degli dei, è vero. Ma in tutti i sensi, perché non si sono mai cancellate le impronte degli dei. Ma nemmeno qui, in questo momento. Guardi, peccato che c’è la nebbia ed è buio; ma da qui abbiamo la Sacra di San Michele e, di là, la Musinè (montagna nei pressi di Torino n.d.r.), proprio di fronte a quella finestra, c’è una specie di porta dimensionale; fa parte di quella linea di forza che attraversa il pianeta, sono almeno 18 in tutto il pianeta, da nord verso sud-est e attraversa il pianeta, attraversa i luoghi sacri su al Polo Nord, attraversa Stonehenge, passa da Mont Saint Michel, Chartres, scende giù e attraversa la valle di Susa, passa sotto la Sacra di San Michele, ci passa sotto i piedi, ci attraversa, scende, attraversa i luoghi etruschi, Monte Sant’Angelo, Delos, Delfi, attraversa il Mediterraneo riaffiora in un’isola di cui non mi viene il nome, poi il Sinai, tocca Gerusalemme, La Mecca, poi sprofonda e riaffiora nella roccia, in una grande roccia rossa che è in Australia; queste è una delle grandi linee di forza che attraversano il pianeta. Poi questa linea si apre in due, la linea che si dirama verso l’Himalaya e la linea che taglia di qua e da Mont Saint Michel, taglia attraverso il nord della Francia, Portogallo, il nord della Spagna, Santiago, scende giù verso l’oceano Atlantico e taglia in due le Canarie. Però in quella piana di Stonehenge ci sono dei tumuli esattamente come quelli che ha scavato il nostro amico Schliemann e ha scoperto quella che ha chiamato la tomba di Priamo, ma poi chissà cos’era.
M3: anche gli archeologi dicono che Schliemann si fosse sbagliato, perché quella non era la Troia di Priamo, perché hanno trovato altre sette città al di sotto e ce ne sono ancora. Io, ecco, quello è uno dei luoghi dove non sono stato e vorrei andare.
GD: ci sono quei dannati turchi (ride). Non mi hanno mai fatto niente, ma se diciamo “mamma li turchi” un motivo ci deve essere.
M3: in Grecia avevano i loro buoni motivi, dopo la dominazione turca.
GD: e ne hanno ancora, vista la situazione lì a Cipro.
M3: è una parte un po’ triste. Piuttosto, lei che è una divulgatrice ed è stata una delle prime in Italia a parlare di certi argomenti…
GD: sì, di esoterismo sì. Della connessione nell’esoterismo, tra il discorso spirituale/esoterico e i ritrovamenti reali. Che poi la gente non ci creda è un problema loro.
M3: lei iniziò a parlarne già a metà degli anni ’70, quando erano poco più che favole per la gente.
GD: sì.
M3: lei si è occupata di questi argomenti per tanti anni e io le chiedo perché chi cerca di divulgare la cultura, accettata o meno, trova tanti ostacoli?
GD: perché la gente vuole dormire, la gente dorme il sonno dell’ignavia. L’ignavia non è l’ignoranza, perché se uno è ignorante, poverino, ignora. Ma l’ignavia, l’ignavia di Dante, è l’ignoranza colpevole.
M3: perché, per esempio, noi che cerchiamo nel nostro piccolo di divulgare cultura gratis, perché come lei sa, miti3000 è interamente gratuito…
GD: io ho cominciato a trasmettere nel ’73 e, come dico nel mio sito, non c’è mai stata una radio che mi abbia dato una lira, ma nemmeno “Porta a Porta” o la RAI per le trasmissioni che ho fatto per loro; si limitavano a pagarmi le spese di viaggio, avevo il biglietto pronto all’aeroporto, la macchina pronta all’aeroporto, l’albergo pagato, tutto pagato, ma non ho mai avuto neanche mille lire per me. Non gliel’ho mai chieste e loro non me le hanno mai offerte.
M3: perché c’è quest’ostacolo per chi vuole solo divulgare cultura e per di più gratis? Anche solo un aiuto, come chiedere, per esempio, al Ministero dei Beni Culturali di avere un ingresso libero nei musei o di poter fare foto da pubblicare.
GD: io le risponderò in un modo un po’ presuntuoso, ma non sono presuntuosa, come lei vede. Parlo di persone come lei, come me, come tanti altri: noi siamo i veglianti in una massa di persone che dormono. Noi siamo i veglianti che, con una torcia in mano, cerchiamo di scrollare le persone: “svegliati, guarda che meraviglia questo posto, guarda che incanto queste pietre, hanno 3000 anni, guarda, qui sopra ha camminato Bernardo di Chiaravalle 1000 anni fa, guarda, qui sopra è passato Merlino ed ha istruito un popolo.” “Ma lasciamo perdere che ho sonno, sono andato a letto tardi ieri sera” è la risposta che riceviamo. Però qualcosa è arrivato.
M3: comunque sia, lo si fa con passione, perché senza passione non si fa nulla.
GD: senza passione non puoi farlo. Ma neanche per denaro puoi farlo; non posso farlo, non posso dire una cosa in cui non credo, per nessuna cifra. Comincerei forse a dirla, forse attratta da una cifra a molti zeri e poi, quando sono arrivata alla terza parola: “niente, mi dispiace ma non posso farlo”.
M3: e poi, comunque, una cosa fatta esclusivamente per denaro e dove non c’è passione, manca sempre di qualcosa, pure se è fatta bene.
GD: poi ti devi mettere in ginocchio davanti a chi ti ha dato il denaro, devi fare quello che vuole lui. Sono capace di genuflettermi davanti al Partenone, davanti alla cella dove si manifestava Atena, forse lì lo farei, ma non davanti al Papa. Ma non per questo Papa o per l’altro. Quando sono stata in India, ho avuto la fortuna di trovarmi faccia a faccia con Sai Baba, perché lì quando vai dal Sai Baba è come lo vedi allo stadio, in mezzo a 20.000 persone vedi un puntino che passa da lontano. Per tutta una serie di cose che non sto a raccontarle, mi sono trovata faccia a faccia con lui e lui ci ha dato dei dolci e ad un certo punto gli ho preso la mano e l’ho baciata, ho sentito l’istinto di farlo; è un grande personaggio. Gli altri che erano con me gridavano: “Giuditta, Giuditta, non toccarlo, non toccarlo! Non puoi toccare l’Avatar!” ed erano in coda per baciargli i piedi. Non mi sfiorava quell’idea, gli ho preso la mano e gli ho baciato la mano tenendola ferma tra le mie; lui ha capito il discorso, ha sentito quelli che mi dicevano che non dovevo toccarlo ma baciargli i piedi e di lasciarlo andare; ci siamo guardati fissi negli occhi, io non gli ho mollato la mano e lui mi ha fatto un cenno con la testa, però non l’ho fatto, non mi sentivo di farlo, neanche se per alcuni Sai Baba è dio, io non ci penso minimamente, però non saprei farlo.
M3: ha solo fatto quello che sente. Ma poi si vede, lei è una persona molto di pathos.
GD: faccio quello che sento. Io non sono boriosa, non sono presuntuosa, però non passo inosservata in questo senso; o mi si ama subito o mi si detesta subito, non ho vie di mezzo.
M3: non vedo perché detestarla.
GD: vada a guardare alcuni siti internet, soprattutto quelli che parlano di Rol e che parlano male di me.
M3: lei è l’unica ad aver scritto la biografia di Rol, da lui stesso autorizzata.
GD: non solo, ma con la sua voce che parla. Se va sul mio sito, trova la voce di Rol che dice: “perché vedi Giuditta, tra migliaia e migliaia di persone che ho conosciuto, sono solo poche che porterò nel mio cuore al momento della mia morte, le conto sulle dita della mano e una di queste sei tu.” Io questo l’ho messo sul mio sito perché fosse ben chiaro.
M3: è evidente che ci fosse un’amicizia profonda con Rol.
GD: il mio rapporto con Rol è il rapporto che avrebbe potuto avere Giovanna d’Arco con Atena, privo di qualsiasi coinvolgimento erotico, non c’è mai stato assolutamente niente, solo un profondissimo rispetto; io non ero la sua amante, ci siamo dati del lei fino all’ultimo momento e lui ha rispettato questo di me. Ma sa quante donne ha avuto Rol nella sua vita? Lui ci andava pazzo per una settimana e la settimana dopo non si ricordava neanche più chi erano.
M3: era un personaggio particolare, discusso da tanti.
GD: le donne andavano pazze per lui, lo rincorrevano e lui si lasciava prendere tranquillamente.
M3: di questo aspetto non si è mai parlato tanto.
GD: ne ho parlato un pochino nel libro che ho pubblicato per Alba, le lettere che lui ha scritto per una donna. Lo sanno tutti che Rol amava molto le donne.
M3: in quello che ho sempre sentito e letto di Rol, si parlava sempre della sua particolare sensibilità.
GD: straordinaria.
M3: si parlava di lui dal punto di vista spirituale/esoterico, ma che fosse un grande amatore non lo avevo mai saputo.
GD: non è che fosse un amatore alla Casanova, lui amava l’archetipo femminile, l’idea della donna, l’idea della femminilità, della saggezza, della bellezza, della sensibilità, della maternità; però lui si innamorava dell’idea dell’archetipo femminile e delle donne che lo rincorrevano. La donna che ha amato sempre, sempre nella sua vita, è sua moglie. Nonostante 100.000 scappatelle che faceva, era innamoratissimo di sua moglie, quella era la donna della sua vita. Io non capisco la mentalità maschile, abbia pazienza; posso capire la mentalità aliena, ma non quella maschile (ride).
M3: si dice che a Freud, sul letto di morte, un suo discepolo gli chiese: ”maestro ma c’è qualcosa che lei ancora non ha capito della mente umana” e lui rispose: “le donne”; quindi, evidentemente, per le donne è un mistero l’universo maschile, quanto per gli uomini lo è quello femminile.
GD: probabilmente siamo stati abituati, proprio dalla mentalità con cui siamo cresciuti, ad essere aizzati l’uno contro l’altra; non si è mai pensato che l’uomo e la donna siano lo stesso essere che cerca di lavorare, di crescere…
M3: come raccontava Aristofane, erano due esseri uniti che furono separati per vendetta dagli dei e quindi da allora l’uno cerca l’altro.
GD: il mito di Ermafodito.
M3: non solo, quello era la nascita…un’altra questione. Aristofane, nel “Simposio” di Platone, dove si parla solo del dio Eros, racconta che all’inizio gli uomini e le donne erano uniti schiena a schiena ed avevano quattro gambe, quattro braccia ed erano felici. Poi, per punizione, perché si erano rivoltati contro gli dei, furono separati dagli dei e, da allora, ognuno cerca la sua metà.
GD: bello, non lo conoscevo questo mito.
M3: Personalmente credo che la differenza tra i maschi e le femmine è che le donne sono molto meno superficiali degli uomini; gli uomini sono molto più superficiali su tante cose, sono molto più “faciloni”.
GD: sono complementari, devono mettere insieme ognuno la dote che possiede per andare a completare l’altro. Le donne sono fatte per partorire e l’uomo è fatto per proteggere la donna che partorisce e che alleva il piccolo. L’uomo probabilmente ha la sua forza fisica, la capacità di combattere per difendere ciò che la donna crea e invece abbiamo snaturato questa cosa. Sa, visto dal di fuori, quando si ha sessant’anni e le cose appaiono libere da barriere, si riesce a vedere veramente la solitudine degli umani, la solitudine degli uomini che cercano chissà che cosa e la solitudine delle donne che cercano chissà cosa. Se si rendessero conto che l’essere che hanno davanti, anche lui sta cercando qualcosa, sta cercando quello che cerchi tu, un po’ di serenità, la pace del cuore, se l’uno vedesse l’altro che cerca la stessa cosa…invece no, ci hanno insegnato che uno deve prevalere, tu devi dare…
M3: ma allora adesso, nell’era di internet, nell’era contemporanea, qual è il messaggio della mitologia? Cosa ci resta di ciò che avevamo della mitologia, che è comunque la base.
GD: la base resta. Sa cosa penso? Lei non li ha mai visti probabilmente i telefoni neri appesi alla parete, con il selettore a disco, ma io non solo ho visto i telefoni neri col selettore a disco, ma ho visto case in cui il telefono non esisteva, se va bene ne esisteva uno dal portiere ed era una cosa meravigliosa accedere al telefono, ma non te ne facevi niente perché non avevi nessuno a cui telefonare.
M3: come la televisione che si andava a vedere al bar.
GD: sì. Andavo al bar a vedere la televisione con i miei e con tutto il quartiere; andavamo a vedere “Lascia o raddoppia”. C’è stato un tempo in cui c’era un solo telefono per condominio, dal portiere, poi siamo passati a qualche telefono nelle case, quel misterioso telefono nero attaccato alla parete, e sempre più persone arrivavano al telefono; poi è arrivato il duplex e due persone in un condominio potevano essere agganciati e telefonare a questo e non a quello e poi liti a non finire; poi è finito il duplex ed è arrivato il simplex, e poi non c’era più il telefono nero e c’era il telefono sul tavolo e poi, via via, abbiamo vissuto tutta l’evoluzione dei telefoni e poi, meraviglioso, due telefoni in casa: “Oh!!! Due telefoni! Una spina di qua una spina di là”; poi il telefono senza spina, il cordless, il cellulare; adesso c’è di tutto di più. Noi abbiamo fatto questo excursus, questi extracomunitari che arrivano dalle giungle, dalle caverne, lo dico senza cattiveria, è così, non hanno fatto questo excursus, loro si trovano in mano il cellulare e non hanno fatto l’excursus, l’iniziazione che abbiamo avuto noi alla meraviglia del telefono, loro hanno il cellulare normale così! Capito il discorso della mitologia?
M3: lei mi sta facendo un parallelo, praticamente.
GD: sì. La mitologia del telefono, come mezzo meraviglioso e irraggiungibile che aveva uno solo nel quartiere e che tanto non gli serviva a niente… hanno dimenticato tutto e basta, invece col Partenone: “Oh!” è già tanto se dicono “oh!”e non lo dicono neanche, “un mucchio di sassi”. Questi che arrivano, non voglio dare la colpa agli extracomunitari, ma loro del “Cenacolo” e della “Madonna delle Grazie”, dove c’è “L’Ultima Cena” di Leonardo, non gliene può fregare di meno; loro fanno la pipì tranquillamente sulle nostre meravigliose statue e non gliene frega niente; non le conoscono, non le capiscono, non gliene importa niente. Per potergli parlare di mitologia, devono amare l’arte intanto. In Europa hanno le loro mitologie celtiche, il crepuscolo degli dei, Ragnarok, Thor…tutte le loro storie legate a quel territorio perché loro vivevano lì, al freddo, al buio, lo credo che credevano in Ragnarok, il buio, il freddo, stavano lì!
M3: all’epoca, tra l’altro, la mitologia identificava anche un popolo; adesso la mitologia identifica ancora quel popolo?
GD: no perché stanno arrivando ad una fusione cosmica, con facebook (ride). Piano piano ci arriveremo, non so se sarà bene, se sarà male, chi lo sa. La globalizzazione e anche una globalizzazione genetica eh! La razza bianca è destinata a scomparire, non lo dico in termini di razzismo; la razza bianca è destinata a scomparire sopraffatta dai nuovi incroci cromosomici. Guardi che miscugli meravigliosi che ci sono; non so se meravigliosi o terribili perché molti finiscono a coltellate. Arabi e cinesi, arabi e spagnoli, australiani e arabi, senegalesi e svedesi.
M3: pare che sia il futuro questo.
GD: ho conosciuto una coppia straordinaria, lei è una principessa Maori, una sciamana, l’ho conosciuta ad un convegno, e lui è uno svedese pallido come una patata; lei è alta un metro e mezzo, robusta come un tronco d’albero, una forza della natura, con tutti i tatuaggi del suo lignaggio sulla faccia, perché essendo principessa, ha la barba finta tatuata. Una coppia così strana, eppure si amano follemente.
M3: l’amore non ha confini, no?
GD: l’amore non ha confini. Io penso che non sarà la bellezza a salvarci, sarà l’amore a salvarci. Sa che il tema del salone del libro quest’anno è stato “la bellezza ci salverà”?
M3: sì, una fiera del libro piuttosto movimentata, tra l’altro.
GD: non so perché non l’ho visitata molto. Non è la bellezza a salvarci, è l’amore a salvarci. Sarà l’amore a salvarci, se si riusciranno a stabilire dei legami d’amore tra unioni d’amore di varie razze, soltanto così; non c’è nessuna pianificazione, nessun ordine impartito a tavolino, niente di tutto questo che metterà in santa pace i popoli; come hanno fatto i crociati quando hanno sposato le donne della Terra Santa prima delle guerre, vivevano insieme, stavano bene insieme; arabi e spagnoli vivevano insieme, avevano messo insieme le loro culture; poi c’è stata questa “botta” del cattolicesimo che ha buttato a mare questa cultura e hanno dovuto ricominciare daccapo. L’amore si è salvato. Per non parlare di altri interventi da altrove, perché io credo che da “altrove”, quell’”altrove” da cui forse sono arrivati gli dei dell’Olimpo, ma anche gli dei dell’Himalaya, anche gli dei della valle del Nilo, del Messico, quell’”altrove” che è così vicino e non così lontano, io penso che siano in atto sperimentazioni genetiche, da un bel pezzo.
M3: questo è un altro bel tema che…
GD: ma non l’aveva capito che cercavo di trascinarla lì fino ad adesso, quando le parlavo di intelligenze (ride).
M3: sì, certo. Tra l’altro ho sentito quel convegno dove l’ho vista la prima volta, che era in quell’albergo in collina; era un convegno di ufologia.
GD: ah sì.
M3: lì ascoltai il convegno e capii questo tema che adesso sta riproponendo e che mi incuriosì.
GD: questo non è che un aspetto. Guardi che la mitologia è una parte della mia curiosità. Guardi quante cianfrusaglie ci sono, eppure le amo una per una perché tutte sono interessanti, tutte sono storie; c’è Giulietta e Romeo, ci sono gli unicorni, ci sono gli angeli, ci sono cose di Paestum, cristalli, conchiglie, c’è di tutto. Ognuno di questi è una porta che se la apri e l’approfondisci, ti perdi. Se seguiamo la storia dei cristalli scopriremo che è una storia meravigliosa, bellissima. La formazione delle conchiglie e quell’abat-jour di unicorni e quell’oggetto che arriva dal Tibet e poi c’è un cristallo laggiù che era già antico quando Dio ha parlato sul monte Sinai a Mosè. Sono tutte curiosità, tantissime curiosità. Sono curiosa di professione. La mitologia non è che una piccola parte, però se apre quella porta, ti risucchia perché è un oceano.
M3: e poi, come dicevamo prima, è la base, in quale modo; quindi… prima abbiamo parlato del punto di contatto che ci poteva essere tra mitologia ed esoterismo e del punto di contatto tra gli dei e gli uomini.
GD: le tracce degli dei. Però queste tracce degli dei, le impronte degli dei sulla Terra, se si cerca di seguirle, ad un certo punto ci si accorge di camminare sulle orme di astronavi. Fuori dal tempo, fuori dal pianeta, fuori da questa storia.
M3: qui andiamo su un campo molto vasto che alcuni definiscono fantascienza, tra l’altro.
GD: come poteva esserlo la mitologia per esempio, no?
M3: poteva essere la fantascienza di epoche passate, chiaramente. È anche vero che sappiamo che il futuro ci riserva sorprese che mai potresti immaginare.
GD: il futuro è già qui. Parlano addirittura di un finto attacco di astronavi aliene, che potrebbe verificarsi neanche tanto lontano nel tempo, a livello di anni che si possono contare sulle dita di una mano. Finto attacco di astronavi aliene, con mezzi di volo con tecnologia aliena. Finto, per spaventarci abbastanza e chiedere a gran voce ai nostri governi di armare lo spazio profondo.
M3: lì andiamo su temi anche politici.
GD: a un convegno a cui ero stata invitata era “Exopolitica”, c’era Paola Harris, persona molto affascinante, ma lei ha intervistato grandissimi personaggi in giro per il mondo e il suo lavoro è quello di cercare di attrarre l’attenzione delle persone, della massa, sul fatto che quasi tutti i governi terrestri hanno fatto un immenso insabbiamento sulla presenza di intelligenze non terrestri sulla terra.
M3: se esistesse la prova di intelligenze aliene, probabilmente questo unirebbe i vari governi del mondo, spaventati dalla possibilità di dover fronteggiare un possibile “nemico” comune.
GD: l’aveva già detto Bush padre che, in caso di attacco di forze aliene alla Terra, loro avrebbero coperto anche l’Unione Sovietica.
M3: stiamo andando su “mitologie moderne”, diciamo così.
GD: “mitologie moderne”, però se noi andiamo a fondo anche su questa “mitologia moderna”, lei non ha idea di quante prove ci sono. Ma quante!
M3: come le prove dell’esistenza degli dei?
GD: sì, sì. Forse quegli stessi dei che ci sono venuti in un altro modo.
M3: le “prove” dell’esistenza degli dei sono tutte negli scritti però. E poi le stesse mura di Micene, come le Piramidi, e quello che lei diceva prima circa possibili costruttori alieni che hanno fatto queste cose o comunque super-uomini o…
GD: i disegni di Nazca, che sono visibili soltanto dall’aereo; ma chi ha pilotato la gente.
M3: è un campo che ha sempre affascinato la parte esoterica dell’uomo.
GD: esoterica un corno, perché le sculture sono lì.
M3: quelle sono lì sicuramente, però non tutti sono d’accordo sul fatto che rappresentino…
GD: non tutti sono d’accordo sul fatto che Zeus abbia avuto tutti quei figli camuffandosi in tutti quei modi strani in cui era possibile, compresa la pioggia d’oro.
M3: ad una scappatella di Zeus dobbiamo anche il nome di Europa. Almeno noi europei, gli dobbiamo anche quello e non a caso è anche sull’euro greco: c’è il toro, Zeus sotto forma di toro, e Europa sul dorso.
GD: è il simbolo della costellazione del toro eh.
M3: costellazioni ne abbiamo tante nella mitologia. Orfeo, per esempio, Perseo…quella è un’altra parte affascinante della mitologia come, per esempio, la parte minoica, quella forse più antica.
GD: sono stata anche lì, a Creta, però c’è qualcosa che mi fa paura. Trovo terrificante questa storia del Minotauro, della sua natura mostruosa, delle giovani che gli venivano date in pasto; lo trovo terribile. È una mitologia crudele, così come trovo crudele la mitologia della Sardegna, della parte sud della Sardegna; tutti questi bambini che venivano picchiati, neonati primogeniti che venivano sacrificati e poi…è crudele; tutta la mitologia dove ci sono sacrifici umani è crudele.
M3: tuttavia si pensa che fosse la mitologia più antica. A parte che si dice che le prime società fossero matriarcali, tra l’altro, poi successivamente diventarono patriarcali e tracce di questa società ci sono anche nella mitologia greca, quando si parla di Ifigenia in Aulide, per esempio; il sacrificio di Ifigenia da parte di Agamennone per partire; che lì poi c’è anche un punto di trasformazione della società dell’epoca.
GD: un momento: mi sto perdendo in questa storia. Il sacrificio di Ifigenia e di Oreste; quindi li ha uccisi tutti e due?
M3: no. Il sacrificio riguardava solo Ifigenia, che però…
GD: ah sì! Ha dovuto scegliere tra il maschio e la ragazza ed ha scelto Ifigenia.
M3: no, il sacrificio era solo di Ifigenia, cioè se non fosse stata sacrificata Ifigenia, non ci sarebbe mai stato il vento a favore, però (Oreste era piccolino e guardò la scena) poi Ifigenia in realtà non fu sacrificata perché sull’altare, Artemide, impietosita perché a lei doveva essere sacrificata, trasformò Ifigenia in un cervo, animale a lei sacro.
GD: io ricordo di un bambino che veniva tagliato a pezzi e buttato un pezzo dopo l’altro in mare, per rallentare la corsa di quelli dietro che raccoglievano il bambino un pezzo dopo l’altro.
M3: erano gli Argonauti ed era Medea, che per rallentare la corsa del padre che rincorreva lei e gli Argonauti, tagliò a pezzi il fratello e…
GD: non si chiamava Oreste il fratello?
M3: no, non era Oreste.
GD: non ho la sua preparazione su questo, per me la mitologia è un momento della ricerca, per cui ogni tanto faccio confusione.
M3: in quel mito lì erano Giasone e Medea.
GD: ah! Giasone e Medea, sì.
M3: che poi si vendica atrocemente. Ce ne sono diverse di queste storie, però il punto di contatto del sacrificio umano…
GD: che poi è un poco la storia di Isacco. Adesso non mi viene in mente. Il sacrificio di Ifigenia, che poi comunque non viene uccisa…
M3: perché Artemide la salva e mette un cervo al posto suo.
GD: …e il sacrificio di Abramo, che sta per uccidere suo figlio Isacco e che, al momento di ucciderlo, l’angelo gli tiene la mano e gli dice: “non ucciderlo perché hai trovato clemenza davanti a Dio”. E da lì parte tutta la tradizione ebraica.
M3: bene. Penso che sia ora di farla riposare.
GD: no, volevo bere qualcosa.
M3: è stata già molto gentile a ricevermi e a fare questa chiacchierata con me.
GD: mentre noi siamo qui, io sono in onda alla radio; io ho appena cominciato a parlare alla radio, ho fatto una registrazione.
M3: noto una bellissima statua di Eros e Psiche; è del Canova ed è al Louvre quella lì. Ce ne sono due, quella è la più bella sicuramente. È sempre interessante parlare con una persona come lei.
GD: io sono eclettica, mi interesso di tutto.
M3: infatti. E non sono tante le persone così.
GD: vede lì un altro personaggio della mitologia moderna: quello è Galahad, il figlio di Lancillotto.
M3: non l’avevo mai visto rappresentato.
GD: è molto bello. Lui era armato, però non ha mai ferito nessuno; è un puro folle Galahad.
M3: una sorta di Pegaso.
GD: è un unicorno, non dovrebbe avere le ali.
M3: Pegaso non aveva il corno, insomma una sorta di incrocio tra Pegaso e l’unicorno.
GD: mi piacevano tutti e due e allora ho detto: “senti mettici le ali”. E quello dietro dovrebbe essere l’Himalaya. Mentre quel quadro là indietro…vede, sotto in basso c’è il fango, poi la scintilla divina tocca il fango e dal fango nasce la prima forma umana, la vede? Già sdraiato sulla roccia, quello è già toccato dalla scintilla divina e poi c’è una scala lunghissima che man mano ti porta via, ti porta verso l’alto. Quindi dal fango, una volta toccato dalla scintilla divina, fai quel primo gradino che è faticosissimo, è altissimo; durissimo fare quel primo gradino, però c’è sempre un maestro che ti aspetta per aiutarti a fare quei passi.
M3: e adesso a quale gradino siamo?
GD: e chi lo sa. Però chi è arrampicato su quella scala, chi è in cammino su quella scala, ha l’obbligo morale di girarsi e aiutare gli altri a salire.
M3: cosa che non tutti fanno, mi verrebbe da dire.
GD: la strada è quella.
M3: anche a me, come a lei, piace molto Atena come dea.
GD: va bé, ma lei ha fatto tutto l’excursus della mitologia, è immenso. Io ho seguito un pochino quella parte, ma solo un pochino, una scintilla, quella parte che abbiamo fatto nelle origini sacre della medicina; da Asclepio che è stato allevato dal centauro Chirone e poi dei suoi figli, le sue due figlie Igea e Panacea, che poi sono state dee della medicina: Igea era la dea della salute, la dea che insegnava agli umani le norme per mantenere la salute. Panacea, invece, era quella che cercava un rimedio vegetale che guarisse gli umani dalla malattia; avevano due compiti diversi le due ragazze, Igea e Panacea. Panacea aveva trovato un rimedio di questo tipo, glielo aveva insegnato il centauro Chirone; le aveva insegnato un certo tipo di farmaco estratto dalla corteccia del salice, che è rimasto tutt’ora il più straordinario, il più grande, il più meraviglioso e misterioso dei farmaci.
M3: l’aspirina.
GD: Quindi l’aspirina è una medicina, un dono che ci arriva dagli dei, dal centauro Chirone che l’ha insegnato a Panacea in un tempo fuori dal tempo…
…fuori dal tempo, come sembra essere anche lei, Giuditta Dembech, con la sua calma, una calma sì dolce, ma molto intensa, come la sua voce, come le idee che trasmette da anni con ogni mezzo e che, condivise o meno, viaggiano nel tempo tra esoterismo e mito. Scegliete voi.